In Italia la preoccupazione cresce e il caso Nava avvilisce le competenze.
Ancora migrazioni: la politica strabica del “nuovo Matteo”
«Basta con l’accoglienza indiscriminata”, dichiara il presidente del Consiglio: l’Italia non intende più supplire a una responsabilità che spetta all’Europa, secondo i vincoli di solidarietà che gravano su ogni Stato membro e secondo quanto previsto dal Trattato per il Funzionamento dell’Unione europea.
Conte assicura che ci sono segnali di avvicinamento da parte Europea ma, tra le righe dei vertici, ci sono in effetti segnali di avvicinamento da parte italiana (anche se non si può dire…). In attesa dell’avvio della definizione di un meccanismo Europeo per la gestione degli sbarchi, della redistribuzione e dei rimpatri, continua la gestione pasticciata degli sbarchi. Al di là delle scorciatoie favoleggiate dai comunicatori, la questione è seria e complessa. Va definito il flusso ed eventuale rimpatrio dei migranti al primo sbarco ma anche dei migranti secondari (per esempio, sono circa 60mila le persone che la Germania vorrebbe ri-dirottare in Italia, da dove sono arrivate dopo il primo sbarco, non registrato). Dietro la parola a effetto rimpatri, ci sono laboriosi accordi che vanno elaborati tra gli Stati che si trovano alle due estremità dell’azione di rimpatrio, non si rimpatria nessuno senza accordi siglati tra governi.
Il ministro Salvini, a Vienna per discutere la questione con l’Europa, incontra anche il suo omologo tunisino, con il quale esiste già un accordo che va rafforzato, e poi con il suo omologo tedesco, che punta al rimpatrio dei ‘migranti secondari’ in Italia, primo approdo, secondo quanto prevede il regolamento di Dublino. Un possibile accordo con la Germania potrebbe quindi essere: l’Italia accoglie i ‘migranti secondari’ (che non avrebbero nessuna voglia di tornarci) e la Germania accoglie una quota corrispondente di nuovi sbarcati. Operazione ‘a saldo zero’ (salvo la delusione dei migranti secondari – non facile da gestire – costretti a tornare in un Paese dove non desiderano stare).
Matteo Salvini sembra adottare una doppia strategia per questi incontri internazionali: prima di partire manda (e pubblicizza) forti dichiarazioni di rottura che, effettivamente, rischiano l’isolamento internazionale suo e dell’Italia; durante gli incontri, però, sembra ammorbidire le posizioni e tenere in conto, per esempio, il forte interesse italiano ad avere la Germania alleata sul dossier migranti. Solo il peso politico tedesco, infatti, può far concretizzare il principio europeo della solidarietà condivisa, nonché mediare con il blocco dell’Est sul tema delle quote, e finalmente mettere mano a una riforma del trattato di Dublino.
Gli slogan massimalisti raccolgono voti ma poi la politica respinge le soluzioni finali. Che fare?
Attacco alle Autorità indipendenti: segnali di fascismo
Era luglio e il nuovo governo era da poco insediato ma aveva individuato da subito il nuovo Presidente della Consob, Mario Nava, come un bersaglio. L’estate non ha portato consiglio e pochi giorni fa si è scatenato un violento pressing istituzionale incrociato che ha sollevato una questione legale contro la nomina di Mario Nava, fino ad arrivare alla richiesta di dimissioni per sensibilità istituzionale da parte dei 4 capigruppo di Camera e Senato del M5S e della Lega.
La nomina di Mario Nava, del 16 aprile scorso, era stata decisa e validata da 4 istituzioni, la Commissione Europea, dalla quale Nava era distaccato, la Presidenza del Consiglio italiano, la Presidenza della Repubblica e la Corte dei Conti.
Mario Nava, 52 anni, rinomato economista alla direzione generale per le finanze presso la Commissione Europea dal 2004, non se l’è fatto ripetere due volte, ha capito l’attacco politico dei ‘piccoli Mussolini’, si è dimesso e torna al suo lavoro a Bruxelles. Proprio il legame di Nava con la Commissione Europea è stato giudicato incompatibile con la presidenza dell’Autorità di vigilanza sui mercati finanziari dalla Lega e dal M5S, e proprio per questo legame era stato chiamato a Roma Mario Nava, con ‘l’obiettivo di integrare la Consob meglio nei vari consessi europei e internazionali.’ Disorientati, i dirigenti di Consob precisano a loro volta che ‘la Consob è indipendente ma non può essere isolata, deve lavorare con le altre autorità indipendenti e con le istituzioni politiche’.
Dal suo megafono su Facebook, Luigi Di Maio rassicura gli Italiani (!) e promette che sarà nominato un ‘Servitore dello Stato e non della finanza internazionale’.
Commenta l’ex premier Gentiloni: «un tecnico troppo bravo e troppo autonomo per l’attuale Governo».
Al di là della polemica tra maggioranza ed opposizione, vanno sottolineati alcuni fatti incontrovertibili: Nava, prima di essere nominato in Consob, era Direttore in Commissione Europea, dunque un dirigente di alto grado, che svolgeva compiti di regolatore del sistema bancario europeo. In termini più semplici, era l’uomo che scriveva le regole per tenere sotto controllo il settore bancario, dunque un nemico delle banche, piuttosto che un amico, e così era vissuto spesso dalle banche, cosa che da la misura della sua competenza e imparzialità professionale, riconosciutagli internazionalmente.
Chi lo definisce dunque come un servitore della finanza internazionale dice innanzitutto una stupidaggine e, in secondo luogo, mostra una preoccupante ignoranza dei meccanismi istituzionali. Abbiamo il serio timore – e lo dico nell’esercizio di quel diritto-dovere di cronaca che oggi sembra anch’esso messo in pericolo – che il tempo necessario per educare questi signori che oggi occupano le istituzioni sia troppo lungo per non vedere ridotto il paese in macerie.
Quali altre persone con la competenza specchiata di Mario Nava oseranno candidarsi per ruoli di delicata responsabilità?
@GiuScognamiglio
In Italia la preoccupazione cresce e il caso Nava avvilisce le competenze.