Appena la notizia del ritrovamento di Mikhail Lesin senza vita si era diffusa, lo scorso novembre, tutti avevano pensato alla lunga mano dei servizi segreti russi. Poi l’ipotesi dell’attacco di cuore aveva fatto pensare che veramente le cause potessero essere naturali. Ora i risultati dell’autopsia parlano di ferite su tutto il corpo.
Quando erano trascorse solo poche ore dal ritrovamento del suo cadavere, avevo scritto che la morte di Lesin non sarebbe finita in una stanza d’albergo a Washington. E così è stato. Giovedì scorso il direttore dell’ufficio di medicina legale di Washington ha diffuso il rapporto dell’autopsia sul suo corpo: ferite al collo, alle gambe, alle braccia, al torso e alla testa. Quest’ultima è probabilmente quella che lo ha ucciso.
Svanisce così di colpo l’ipotesi dell’infarto, diffusa immediatamente dalla sua famiglia e dai media russi.
Intanto le autorità russe si sono lamentate di non aver saputo nulla dell’autopsia prima della sua diffusione pubblica e chiedono spiegazioni.
Il portavoce della polizia ha detto che le indagini sono in corso. Attendiamoci quindi novità. Ma un’occhiata a chi era Mikhail Lesin, apre la strada a molte ipotesi.
Il re dei media
Lesin non era una figura di secondo piano. È stato ministro della Stampa prima con Eltsin e poi con Putin e, fino a pochi mesi prima di morire, capo di Gazprom-Media, la holding di stato che controlla di fatto tutta l’informazione russa.
Dicono che ci sia stato lui dietro la resistibile ascesa di Vladimiro alla presidenza della Federazione, dopo Eltsin. Non si sa se è vero, certo Lesin ha svolto un ruolo molto importante nella creazione della macchina da guerra della propaganda russa. Il gigante orwelliano che ha raccontato per mesi una realtà parallela sulla guerra in Ucraina, sull’annessione della Crimea, sull’abbattimento del volo Malaysia MH17 e sui bombardamenti in Siria, è in gran parte opera sua.
C’era lui dietro la nascita di RT, la corazzata della disinformatsija russa in lingua inglese. E c’era sempre lui dietro la stretta di vite su alcuni media non allineati al Cremlino, come il canale tv Ntv e la storica radio Echo Moskvy, facendone incarcerare il proprietario quando era ministro. A dicembre del 2014 si era però improvvisamente dimesso dal vertice di Gazprom-Media. Ragioni di famiglia quelle ufficiali, secondo Forbes Russia sarebbe stato invece dimissionato direttamente da Putin.
A Hollywood
Nonostante avesse fama in Usa di antiliberale, aveva scampato la lista Magnitsky di persone non grate, né era stato sfiorato dalle sanzioni individuali per la guerra in Ucraina, che pure avevano colpito molte persone intorno a lui.
Anzi, si era recentemente trasferito con tutta la sua famiglia in California, dove amava fare shopping di residenze da 28 milioni di dollari. La passione per i media non gli era passata. Dalla sua casa di Beverly Hills, attraverso la casa di produzioni Qed International, finanziava film di Hollywood come Fury, con Brad Pitt, Sabotage, con Arnold Schwarzenegger e Dirty Grandpa, con Robert De Niro.
La sua attività aveva attirato l’attenzione del senatore del Mississipi, Robert Winker, che lo scorso anno aveva scritto al dipartimento della Giustizia per chiedere di indagarlo per corruzione internazionale e riciclaggio di danaro sporco.
Insomma, Lesin era un uomo potente, con amici potenti e qualche nemico, forse poco per avere il ragionevole dubbio che si sia trattato di assassinio. Forse no.
Le ipotesi sulla sua morte
Il giorno dopo la diffusione dell’autopsia, il suo ex amico e socio Sergey Vasilev ha detto al quotidiano russo Kommersant che Lesin era in disgrazia a Washington, che quella sera si era ubriacato e probabilmente è caduto ferendosi collo, gambe, braccia, torso e battendo mortalmente alla testa.
Ma indietro all’epoca della sua morte, un altro suo ex socio, Alfred Koch, ex vice primo ministro russo negli anni 90, aveva lanciato l’ipotesi che Lesin fosse diventato un informatore dell’Fbi e che per questo sia stato fatto fuori. «Come faceva l’ambasciata russa a conoscere la causa della morte prima dell’autopsia?», aveva scritto su Facebook riferendosi all’ipotesi di infarto subito circolata. «Forse avevano paura che parlasse con l’Fbi in cambio della chiusura delle indagini su di lui?»
Ecco perché la morte di Lesin è un mistero a prescindere, né poteva essere diversamente.
@daniloeliatweet
Appena la notizia del ritrovamento di Mikhail Lesin senza vita si era diffusa, lo scorso novembre, tutti avevano pensato alla lunga mano dei servizi segreti russi. Poi l’ipotesi dell’attacco di cuore aveva fatto pensare che veramente le cause potessero essere naturali. Ora i risultati dell’autopsia parlano di ferite su tutto il corpo.