La scorsa settimana Putin è stato qui in India e ha firmato diversi contratti e accordi sul lungo termine con Narendra Modi. Due uomini del fare che, in 24 ore, non hanno dato molto peso alle chiacchiere. In compenso, tutti gli altri si sono prodigati nell’esercizio del gossip politico.
La visita lampo di Putin aveva un solo obiettivo, comune: far girare un po’ di soldi. Per motivi diversi: Delhi, come già evidenziato in una prima analisi sommaria della politica estera di Modi, ha bisogno di investitori stranieri che aiutino a far ripartire l’economia. E uso ripartire non per pigrizia, ma proprio perché qui siamo ancora fermi a percentuali di crescita intorno al 5 per cento, risultato molto al di sotto delle aspettative.
Modi è al potere da sei mesi, un po’ di cose le ha fatte – in particolare la campagna Make in India – e ora si attendono i risultati concreti, da mostrare ad un elettorato sempre galvanizzato dall’uomo forte del Bharatiya Janata Party ma, diciamo, sempre meno entusiasta.
La Russia, vessata dalle sanzioni economiche per l’intervento in Ucraina guidate da Usa ed Eu, ha trovato nel piglio multipolare di Modi una sponda perfetta per continuare a fare affari al di fuori del “blocco occidentale”. Russia Today riassume il successo della visita con un titolo evocativo: 20 contratti in 24 ore.
Energia nucleare, approvvigionamento di petrolio e gas naturale, joint venture per esplorare le risorse nell’Artico, contratti di Difesa e realizzazione di elicotteri russi in territorio indiano, agevolazioni sul commercio di diamanti. Fanno 100 milioni di dollari per ora solo su carta, dei “pagherò” che, se tutto andrà come auspicano Modi e Putin, l’India potrà vedere materializzarsi nel giro di una decina d’anni.
Modi, come solito, non ha lesinato in frasi ad effetto, e l’opportunità di magnificare i rapporti con la Madre Russia era ghiottissima. Sempre da Russia Today, un estratto significativo:
L’instancabile supporto garantito all’India dal popolo russo non è mai mancato, nemmeno nei momenti più difficili del nostro paese. È stato un solido pilastro per la sicurezza, lo sviluppo e le relazioni internazionali indiane. Anche l’India è sempre stata dalla parte della Russia attraverso le sue difficoltà. Il carattere della politica globale e delle relazioni internazionali sta cambiando, ma l’importanza di questa relazione e dell’esclusiva posizione che detiene nella politica estera indiana non cambierà.
Qui Modi si rifà allo storico assetto socialista dell’India indipendente, plasmata – specie per quanto riguarda l’economia – da Jawaharlal Nehru tenendo ad esempio il modello dell’Urss. I tempi cambieranno, dice Modi – che sta smantellando la rigidità burocratica retaggio di quel modello facendo virare il paese verso una svolta ultracapitalista – ma i rapporti non cambieranno.
La liaison tra Modi e Putin è stata evidenziata in contrapposizione all’annuncio dello stesso premier indiano, che qualche settimana fa aveva anticipato la presenza di un ospite d’eccezione alla Festa della Repubblica del 26 gennaio: Barack Obama.
Ma come, l’India non era un alleato degli Usa? E adesso si mette a fare i giochetti col nemico Putin? Questo il prisma attraverso il quale si è dipanata una narrazione monocorde, stanca e ricca di clichet desueti dei rapporti di forza internazionali. Ovvero: l’India avrebbe fatto un’imprudenza, rischiando di indispettire gli Usa che, nell’immaginario collettivo occidentale, ancora detengono una sorta di potere egemonico risalente al secondo dopoguerra.
Ndtv, ad esempio, calca molto la mano su questo aspetto, riportando i contenuti di una conferenza stampa del portavoce Usa Jen Psaki. Il tenore è: ma davvero non vi siete arrabbiati per questa cosa di Putin? Davvero davvero? Amici come prima?
Interpretare le mosse di Modi in chiave dualistica – o con gli Usa o contro gli Usa – è un metodo inefficace, superficiale. Modi, in questi sei mesi, se c’è un risultato che ha ottenuto è stato quello di inserire l’India all’interno di rapporti internazionali multipolari, non più regolati da presunti “valori condivisi” o da indicazioni di scuderia stile Guerra Fredda.
Oggi l’India si muove da battitore libero, vuole fare affari con amici e nemici indistintamente, si va in Giappone a parlar male della Cina e la settimana dopo si incontra Xi Jinping tra sorrisi e abbracci; si fa la voce grossa col Pakistan e poi, al meeting dei paesi Saarc, si stringe la mano sorridenti a Nawaz Sharif.
Si dà l’immagine di un leader sempre a proprio agio, con tutti, affabile e costruito a pennello per il sistema mediatico nazionale. E nel frattempo, questa la speranza, si portano soldi in India.
Ai Buoni contro i Cattivi giocateci voi.
La scorsa settimana Putin è stato qui in India e ha firmato diversi contratti e accordi sul lungo termine con Narendra Modi. Due uomini del fare che, in 24 ore, non hanno dato molto peso alle chiacchiere. In compenso, tutti gli altri si sono prodigati nell’esercizio del gossip politico.