
All’alba di questo week end torinese, una nuova proposta espositiva richiamerà l’attenzione del grande pubblico e farà la felicità degli appassionati di arte e storia moderna.
Continuano infatti le prestigiose collaborazioni tra la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino e i più importanti centri culturali francesi, un’unione di intenti da cui sono nati veri e propri “scambi culturali”, ai quali il pubblico deve l’opportunità di ammirare opere di celebri artisti, protagoniste della nostra storia dell’arte.
L’ultima e tanto attesa esposizione è stata elaborata dalla GAM a fianco del Centre Pompidou di Parigi, ed è incentrata su un maestro del Novecento italiano, anche se la sua verve artistica è da attribuirsi in buona parte all’influenza delle avanguardie nate a Parigi, centro nevralgico dell’arte internazionale di inizio secolo.
Si tratta di Amedeo Modigliani, livornese di nascita e parigino d’adozione, la cui storia viene in questa sede raccontata in circa cento opere – molte frutto delle sue sperimentazioni, altre a lui collegate e recanti la firma di grandi amici e colleghi dell’epoca, quali Brancusi, Utrillo, Chagall, Picasso.
Il curatore Jean-Michel Bouhours, responsabile del dipartimento delle collezioni moderne del Centre Pompidou e noto estimatore del “nostro” Modì, ha selezionato per la GAM sessanta opere del suo museo e ha completato il percorso espositivo con una selezione di dipinti provenienti da grandi collezioni pubbliche e private.
Il vissuto di Modì è condizionato da una passione bruciante che lo porta al limite in ogni esperienza – tanto da consumarne il fisico a soli 35 anni – ed è famoso per i suoi connotati non convenzionali, a cominciare dalle circostanze in cui egli espresse il desiderio di studiare pittura. Avvenne in occasione di un violento attacco di febbre tifoidea – uno dei tanti problemi di salute che lo afflissero nel corso della sua vita – durante la quale la madre gli promise di trovargli un maestro di disegno se fosse guarito. Una volta rimessosi in piedi la scuola del maestro Micheli fu il primo passo di un vero e proprio viaggio che egli intraprese attraverso le città d’arte italiane, spinto dal desiderio di vedere, apprendere e confrontarsi con i modelli classici della pittura e scultura antiche. Giunse fino a Venezia, culla del futurismo e di nuovi movimenti artistici italiani, vetrina attraverso cui l’artista osservò per la prima volta le sperimentazioni moderne nazionali e non solo, una su tutte il lavoro grafico di Toulouse Lautrec. Venezia fu il vero punto di partenza da cui, nel 1906, Modì partì per raggiungere e lasciarsi conquistare da Parigi, alla ricerca di quella sfumatura anticonformista francese a cui, accostando la potenza dell’antica pittura italiana, avrebbe affidato la sua maturazione artistica.
Fu così che Modigliani divenne a tutti gli effetti un bohémien, noto per il coinvolgimento fisico che lo dominava nell’atto del disegnare e che si traduceva in smorfie diventate una parte della sua leggenda di pittore, tanto quanto per i suoi dessin à boire, i ritratti così firmati che egli usava fare in cambio di qualche soldo da spendere in assenzio.
Il percorso espositivo messo a punto in questa occasione si suddivide in cinque diverse sezioni, ognuna pensata per apprezzare l’atmosfera e il magnetismo che la Parigi bohèmienne esercitò non solo sul nostro protagonista, ma su tutta una cerchia di artisti la cui produzione risale allo stesso periodo storico di Modì.
Nella prima sala ad esempio, i suoi dipinti – tra cui Ritratto di Soutine e La ragazza rossa – sono messi a confronto con un ritratto che gli fece André Derain e con Gotine rosse di Giovanni Fattori, in un interessante accostamento tra spigoli e linearità moderne e rotondità più morbide, classiche.
La seconda sala è dedicata invece al rapporto tra Modigliani e Brancusi, amico e collega con cui condivise atelier e sperimentazioni sulla grafica e sulla sintesi del colore e della forma. Quel che avvenne in parallelo alla crescita artistica di Modì viene preso in esame nella terza sezione della mostra, che offre una panoramica sui percorsi individuali di suoi contemporanei quali Chagall, Soutine, Utrillo, fino ad arrivare a colui che all’epoca catalizzò e capitalizzò l’attenzione della critica, grande protagonista della quarta sala: Picasso e il suo cubismo. Il percorso termina con uno sguardo rivolto al nuovo umanesimo della scuola di Parigi, caratterizzato da fermento e libertà culturali che contagiarono le produzioni dei giovani artisti successori di Modigliani, quali Max Jacob, Sonia Delaunay e Susanne Valadon.
Una mostra dedicata ed al tempo stesso completata dallo sguardo di chi ha vissuto il tempo di Modì, un artista da ricordare come, parafrasando Jean Cocteau “ Uno che andava di tavolo in tavolo, simile agli indovini, e la buona ventura ce la diceva misteriosamente, silenziosamente, attraverso le linee dei nostri volti.”
Modigliani e la Bohème di Parigi
a cura di Jean‐Michel Bouhours
GAM – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino
14 marzo – 19 luglio 2015
www.modiglianitorino.it
All’alba di questo week end torinese, una nuova proposta espositiva richiamerà l’attenzione del grande pubblico e farà la felicità degli appassionati di arte e storia moderna.