La politica è riuscita a saltare addosso a una tragedia nazionale, cercando di fare leva sugli istinti vendicativi più biechi dell’opinione pubblica
La morte del carabiniere Mario Cerciello Rega avrebbe dovuto unire l’Italia intorno alla figura luminosa di un servitore dello Stato. Il vicebrigadiere dell’Arma infatti era un cittadino esemplare. Un uomo buono, di rara bontà. Era anche barelliere per l’Ordine di Malta che accompagnava i malati a Lourdes, avrebbe ricevuto la medaglia d’oro fra qualche mese. Il martedì sera distribuiva pasti ai senza dimora della Stazione Termini. Proprio a Lourdes, devoto della Madonna come sua moglie, aveva chiesto a Rosa Maria, nella grotta delle apparizioni, di sposarlo. Una notte di cinque anni fa una mamma, vedova, chiamò la stazione dei carabinieri di Piazza Farnese, dove prestava servizio, perché non sapeva come portare in ospedale la sua bambina che stava male. Mario la accompagnò al Bambino Gesù e restò con lei fino alla mattina. Gesto che la donna raccontò ai carabinieri e che valse, per Rega Cerciello, un encomio.
Eppure la politica è riuscita a saltare addosso a questa tragedia cercando di vellicare gli istinti vendicativi dell’opinione pubblica. Il più lesto, al solito, è stato il Ministro degli Interni Matteo Salvini, l’uomo preposto alla salvaguardia della sicurezza democratica nel Paese. Ha parlato di galera a vita per i due colpevoli formalmente ancora indagati, poi ha evocato la pena di morte. Per non parlare dei politici che hanno dato la caccia agli immigrati prima che si scoprisse che a menare i fendenti erano stati due cittadini americani di razza bianca. La fotografia di uno dei due indagati bendato e ammanettato nella caserma dei carabinieri di via Selci non ha migliorato la situazione. Persino il comandante dell’Arma, con grande senso dello Stato, è corso ad annunciare provvedimenti per chi aveva usato quei metodi.
Ma anche in questo caso c’è chi ha immediatamente sottolineato che la vittima è il carabiniere e non gli indagati, ricorrendo a quel benaltrismo becero che spesso e volentieri sostiene le argomentazioni dei sovranisti. Come se il delitto atroce ai danni di un servitore dello Stato e un reato di violazione dei diritti di un indagato (lo ha detto anche il premier Conte) dovessero essere posti di fronte a un aut aut e non rimanere distinti nella loro diversa fattispecie. Come se protestare per la violazione dei diritti di un indagato significasse dare addosso a un carabiniere vilmente assassinato. E così si è cercato di dividere l’Italia fatalmente in due, spingendo le due fazioni nel campo dei forcaioli vendicatori e dei garantisti eversivi.
Eppure qualcuno ha finto di dimenticare, anche mentre piangiamo ed esigiamo giustizia (non vendetta) verso un Salvo D’Acquisto dei nostri tempi, che la nostra è la patria di Cesare Beccaria, uno Stato di diritto, uno dei Paesi più liberali del mondo per la forza tranquilla delle sue leggi e dei suoi rappresentanti istituzionali. Probabilmente ce lo ricorderà l’Europa con il suo Tribunale di Giustizia e con la Corte Europea dei diritti dell’uomo.
@f_anfossi
La politica è riuscita a saltare addosso a una tragedia nazionale, cercando di fare leva sugli istinti vendicativi più biechi dell’opinione pubblica