Muore a 91 anni l’eroe nazionale della guerra dello Yom Kippur. Indetti tre giorni di lutto nazionale
Le immagini di Piazza Tahrir al Cairo inondata da migliaia di persone che invocavano la cacciata di Hosni Mubarak rimarranno impresse nella memoria collettiva egiziana e internazionale per anni a venire. E a 9 anni da una delle tante fallite — e sfortunatamente ribattezzate — primavere arabe, muore il Presidente che dal 1981 ha governato un Paese di fondamentale importanza per il Vicino Oriente, centro culturale per l’Islam sunnita, vicino al mondo occidentale ma capace, ad esempio, di mediare a lungo tra israeliani e palestinesi.
Mubarak, da Comandante delle forze aeree egiziane, è diventato eroe nazionale nel 1973, quando nella ribattezzata guerra dello Yom Kippur diede l’ordine di colpire l’esercito israeliano, sopraffatto in un attacco congiunto con la Siria. Dopo la pace con Israele e l’uccisione di Anwar Sadat, Mubarak viene nominato Presidente nel 1981, senza mai revocare, finché è rimasto in carica, le leggi d’emergenza che gli hanno permesso di reprimere il dissenso per 30 anni.
I Fratelli Musulmani, il cui ideologo Hasan al-Banna è nato in Egitto nei primi anni del 1900, sono stati il target della repressione di Mubarak. Non a caso, nel 2011 la principale spinta per la defenestrazione del leader arabo arrivò dagli ambienti dei Fratelli Musulmani, che di lì a poco — e per solo un anno, dal 2012 al 2013 — riuscirono a eleggere Mohamed Morsi, deceduto in carcere lo scorso anno.
Le loro vite si sono inesorabilmente incrociate, prendendo direzioni estremamente diverse. Da una parte, il leader dei Fratelli Musulmani ha subito trattamenti violenti e illiberali, culminati con la morte in circostanze ambigue, che hanno portato le Nazioni Unite ad aprire un’investigazione sul decesso e sui 6 anni di carcere trascorsi senza la possibilità di incontrare i suoi legali, né di avere accesso ai medicinali. Dall’altra, Mubarak che, condannato all’ergastolo sia per omicidio che per corruzione, ha scontato pochi anni di detenzione ai domiciliari, nella sua villa di Sharm el-Sheikh.
La fine terrena di Mubarak chiude un pezzo di storia mondiale che ha cambiato le sorti del Vicino Oriente, le relazioni tra i Paesi dell’area del Mediterraneo e quelle tra mondo occidentale e panorama arabo. Nella giornata odierna si celebreranno i suoi funerali, che avranno gli onori militari. La funzione avverrà nella moschea di El-Mosheer Tantawy. Dalla presidenza egiziana è stata rilasciata una dichiarazione che ricorda Mubarak come uno dei “leader ed eroi” della guerra dell’ottobre del ’73, capace di aver restituito all’Egitto “dignità ed orgoglio”.
Le immagini di Piazza Tahrir al Cairo inondata da migliaia di persone che invocavano la cacciata di Hosni Mubarak rimarranno impresse nella memoria collettiva egiziana e internazionale per anni a venire. E a 9 anni da una delle tante fallite — e sfortunatamente ribattezzate — primavere arabe, muore il Presidente che dal 1981 ha governato un Paese di fondamentale importanza per il Vicino Oriente, centro culturale per l’Islam sunnita, vicino al mondo occidentale ma capace, ad esempio, di mediare a lungo tra israeliani e palestinesi.
Mubarak, da Comandante delle forze aeree egiziane, è diventato eroe nazionale nel 1973, quando nella ribattezzata guerra dello Yom Kippur diede l’ordine di colpire l’esercito israeliano, sopraffatto in un attacco congiunto con la Siria. Dopo la pace con Israele e l’uccisione di Anwar Sadat, Mubarak viene nominato Presidente nel 1981, senza mai revocare, finché è rimasto in carica, le leggi d’emergenza che gli hanno permesso di reprimere il dissenso per 30 anni.
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