Del tenente Nadezhda Savchenko non si avevano più notizie da quando era stata catturata dai miliziani separatisti nell’est dell’Ucraina e imprigionata a Lugansk, finché non è riemersa sul banco degli imputati del tribunale di Voronezh, in Russia. È accusata di immigrazione clandestina e omicidio. Secondo gli ucraini è stata rapita dall’Fsb, per i russi ha passato la frontiera illegalmente in fuga dall’Ucraina. Ancora un grave indizio del coinvolgimento di Mosca nella guerra in Donbass.

Il Comitato investigativo russo, una specie di superprocura alle dirette dipendenze del Cremlino, ha diffuso la propria versione senza battere ciglio: Nadezhda Savchenko è entrata in Russia illegalmente, cercando rifugio dalla guerra in Donbass, ed è stata arrestata perché senza documenti. Una volta riconosciuta come pilota dell’aviazione di Kiev, all’immigrazione clandestina si è aggiunta l’accusa dell’omicidio di Igor Kornelyuk e Anton Voloshin, due giornalisti russi uccisi da colpi di mortaio il 17 giugno a Metalist, vicino Lugansk. In questo momento Nadezhda si troverebbe in una prigione a Voronezh, nel sud della Russia, a circa 200 chilometri dal confine con l’Ucraina.
Il tenente Nadezhda Savchenko è la donna pilota più famosa d’Ucraina. Una carriera di oltre dieci anni nelle forze armate di Kiev, prima come paracadutista e poi come elicotterista sui Mi-24. In un video caricato su Youtube dai suoi stessi carcerieri quando ancora era a Lugansk, appare fiera e impavida mentre risponde a un interrogatorio tendenzioso. Tra il 2004 e il 2005, ha fatto parte del contingente ucraino in Iraq. “È stata una scuola di sopravvivenza”, ha raccontato in un filmato promozionale della Difesa. “La guerra cambia la tua scala di valori”. Nadezhda ora è di nuovo in guerra.
#SaveOurGirl
L’hashtag #SaveOurGirl ha cominciato a circolare su twitter quasi immediatamente dopo che Nadezhda è finita nelle mani dei miliziani separatisti di Lugansk. Le stesse circostanze della sua cattura sono confuse. Secondo i filorussi sarebbe stata fatta prigioniera durante uno scontro con le truppe del battaglione Aydar, l’unità da cui partirono i colpi di mortaio che uccisero i due giornalisti russi e coinvolto nei combattimenti a Lugansk.
La stessa Nadezhda però, in un’intervista data durante la prigionia a un giornalista russo della Komsomolskaja Pravda, Nikolai Varsegov (tra i pochi ad avere accesso a tutti i luoghi controllati dai separatisti) ha detto di essere stata catturata mentre cercava di soccorrere dei feriti in una battaglia vicino Shchastya, e di non trovarsi lì in missione con il suo elicottero ma solo come volontaria per dare una mano ai suoi commilitoni.
Nadezhda è rimasta in prigionia nelle mani dei separatisti dal 18 giugno, data della sua cattura e della diffusione del video, e sicuramente era ancora lì fino al 24 giugno, giorno in cui Varsegov l’ha intervistata. Ma poi di lei non si è saputo più niente. Finché non è stata portata davanti al giudice di Voronezh il 9 luglio. Il suo avvocato d’ufficio, un legale russo, ha detto che l’accusa non è stata ancora formalizzata. Il tribunale ha rinviato l’udienza al 30 agosto, prolungando almeno fino ad allora la detenzione cautelare di Nadezhda.
La battaglia di Nadezhda
È davvero dura credere alla versione raccontata dalla procura russa. Ricapitoliamo. Nadezhda è stata catturata dai separatisti e imprigionata a Lugansk, nell’est dell’Ucraina sotto il controllo dei filorussi. È una donna militare professionista, nota in Ucraina, che fieramente si rifiuta di dare informazioni sul contingente di Kiev durante l’interrogatorio caricato su Youtube. Nello stesso interrogatorio, mentre è ammanettata a un tubo di ferro, dice di aver giurato fedeltà all’Ucraina e di combattere contro l’invasore russo.
Secondo la versione del Comitato investigativo, questo soldato sarebbe fuggito dalle grinfie dei suoi carcerieri e avrebbe cercato riparo in Russia, clandestinamente. Lì Nadezhda sarebbe stata fermata per caso e solo dopo riconosciuta come la sospetta responsabile della morte dei due giornalisti russi.
A meno di non voler prestare fede a una ricostruzione così fantasiosa, la vicenda di Nadezhda Savchenko dimostra che il coinvolgimento della Russia nella guerra in Donbass è sempre di più un segreto di Pulcinella. I contatti tra i miliziani filorussi e le autorità russe sono qualcosa di più di un supporto morale e ideologico e, paradossalmente, le recenti accuse del leader separatista Pavel Gubarev di essere stati abbandonati da Mosca ne sono la controprova.
Se forse all’inizio i separatisti pensavano di usare il loro ostaggio come prezioso oggetto di scambio con Kiev per la liberazione di loro prigionieri, ora che Nadezhda è nelle mani di Mosca sono ben altri gli interessi in gioco, a cominciare dalle nuove sanzioni minacciate da Usa e Ue.
Questa è certo per Nadezhda la sua battaglia più difficile.
Del tenente Nadezhda Savchenko non si avevano più notizie da quando era stata catturata dai miliziani separatisti nell’est dell’Ucraina e imprigionata a Lugansk, finché non è riemersa sul banco degli imputati del tribunale di Voronezh, in Russia. È accusata di immigrazione clandestina e omicidio. Secondo gli ucraini è stata rapita dall’Fsb, per i russi ha passato la frontiera illegalmente in fuga dall’Ucraina. Ancora un grave indizio del coinvolgimento di Mosca nella guerra in Donbass.