La deriva dell’ultima (ex) colonia olandese sconfina nella fiction. Già condannato per narcotraffico, il presidente Bouterse ora avrebbe appaltato a un boss colombiano le grandi foreste del Paese, dove si costruiscono mini-sommergibili per il trasporto intercontinentale della cocaina
L’Aja – Un noto trafficante colombiano che scorrazza libero per l’unico Stato extraeuropeo dove si parla olandese, ettari di foresta convertiti in laboratori per la costruzione di micro sommergibili adibiti al trasporto intercontinentale della cocaina, un ex dittatore con simpatie castriste riciclato come presidente: sembra il plot di un episodio della nuova stagione Narcos – ambientato in Suriname – e invece è una storia esclusiva pubblicata di recente dal settimanale olandese Revu, una pubblicazione olandese specializzata in crime stories, che racconta la pericolosa deriva dell’ ultima (ex) colonia dei Paesi Bassi.
Il più piccolo Stato sudamericano sarebbe, quasi, in bancarotta -scrive Revu– e il presidente Dési Bouterse, un controverso personaggio che ha segnato la storia surinamese dall’indipendenza ottenuta da Amsterdam nel ‘75 ad oggi, avrebbe scelto di fare cassa concedendo ai Don colombiani una sicura base operativa.
Il Suriname ha qualche analogia e molte differenze con gli altri Stati della regione, segnato da una complessa e frammentata struttura sociale interamente costruita sulle minoranze che lo compongono. Questa circostanza ha frenato molto lo sviluppo di un’identità comune e ragioni etnico-linguistiche hanno emarginato il Paese dai processi politici e culturali dell’America latina.
Per i surinamesi l’Olanda è sempre stata il principale punto di riferimento, il luogo dove i giovani sognano di emigrare, nonostante i rapporti del governo del Paese con Amsterdam non siano dei migliori: sul capo di Bouterse, già dittatore tra il 1980 e il ‘91, pende un mandato di cattura internazionale per una condanna ad 11 anni di carcere emessa da un tribunale olandese nel 2000 per traffico di stupefacenti.
La cocaina sembra proprio un affare di famiglia a casa Bouterse: il figlio Dino, ex capo dell’antiterrorismo a Paramaribo, sta scontando sedici anni di prigione in Florida per narcotraffico e anche per aver aiutato Hezbollah a radicarsi in Sudamerica, dice la Dea (Drug Enforcement Administration). E ora, stando al reportage di Revu che ha sollevato un polverone, il presidente viene accusato anche di aver appaltato l’enorme entroterra del Paese, in larga parte disabitato e ricoperto da foresta, a Fernando Pineda Jimenez, boss di un cartello colombiano specializzato nella costruzione di mini-sommergibili capaci di raggiungere l’Europa con a bordo tonnellate di cocaina.
Il Suriname è da tempo sorvegliato speciale dagli Stati Uniti che, in un recente rapporto dell’Incsr (Ufficio narcotici del Dipartimento di Stato), lo indica come terra di transito per la cocaina proveniente dai Paesi limitrofi. Un vero e proprio paradiso per il riciclaggio del denaro, dove la corruzione è sistemica e le autorità politiche tengono al guinzaglio il sistema giudiziario.
Non solo gli Usa ma anche i Paesi frontalieri si guardano le spalle dal vicino: dalla ex Guyana britannica la Dea – che ha aperto nel 2016 un ufficio – cerca nei vertici della polizia surinamese alleati non collusi con la presidenza, mentre nel dipartimento francese della Guyane, sulla frontiera est, Paramaribo è considerata la porta d’ingresso per il 30% della droga che circola in Francia.
Bouterse, isolato sul piano internazionale e in calo di popolarità, non sembra tuttavia intenzionato a farsi da parte, nonostante la situazione economica del Paese sia preoccupante e l’inflazione alle stelle: le misure sociali che ha introdotto, a partire dalle generose politiche di welfare, si sono rivelate prive di coperture e i controversi legami personali con uomini dei cartelli suggeriscono a molti il possibile interesse del presidente per certi capitali stranieri.
@msfregola
La deriva dell’ultima (ex) colonia olandese sconfina nella fiction. Già condannato per narcotraffico, il presidente Bouterse ora avrebbe appaltato a un boss colombiano le grandi foreste del Paese, dove si costruiscono mini-sommergibili per il trasporto intercontinentale della cocaina
L’Aja – Un noto trafficante colombiano che scorrazza libero per l’unico Stato extraeuropeo dove si parla olandese, ettari di foresta convertiti in laboratori per la costruzione di micro sommergibili adibiti al trasporto intercontinentale della cocaina, un ex dittatore con simpatie castriste riciclato come presidente: sembra il plot di un episodio della nuova stagione Narcos – ambientato in Suriname – e invece è una storia esclusiva pubblicata di recente dal settimanale olandese Revu, una pubblicazione olandese specializzata in crime stories, che racconta la pericolosa deriva dell’ ultima (ex) colonia dei Paesi Bassi.