Il conflitto in Ucraina, la sfida cinese, l’adesione alla Nato di Finlandia e Svezia, il Medio Oriente e il terrorismo, il ruolo dell’Italia. Intervista a Julianne Smith, Ambasciatrice Usa presso la Nato. Una panoramica a 360° del punto di vista che gli Stati Uniti portano al summit Nato di Vilnius
L’11 e il 12 luglio 2023, la Lituania ospita un vertice della Nato a Vilnius, il più grande evento nella storia del Paese. L’Alleanza Atlantica affronterà i grandi temi della geopolitica attuale: il conflitto in Ucraina, la minaccia cinese e le sfide globali come il terrorismo. All’incontro internazionale la Nato si prepara ad accogliere nuovi membri e partner e a rafforzare la cooperazione con i principali alleati nel Mediterraneo, nel Medio Oriente e nell’Asia del Pacifico. Per esplorare questi temi abbiamo intervistato S.E. Julianne Smith, Ambasciatrice degli Stati Uniti presso la Nato.
La Lituania ospiterà un vertice della Nato l’11-12 luglio 2023. Sullo sfondo delle dinamiche globali attuali, in particolare in seguito al conflitto ucraino, quali sono i temi principali che verranno discussi dagli alleati durante il Summit di Vilnius?
Il vertice in Lituania sarà entusiasmante per diversi motivi: in primo luogo, prenderemo alcune importanti decisioni su come l’Alleanza Atlantica pianificherà per le future contingenze. L’anno scorso abbiamo rilasciato alcuni annunci sui nuovi sviluppi della posizione della Nato in relazione all’Europa centrale e orientale: abbiamo spostato la posizione nell’Europa orientale e abbiamo anche creato ulteriori battaglioni multinazionali. Quest’anno lanceremo i piani che garantiranno la protezione di ogni centimetro del territorio della Nato. Non si tratterà solo di svelare i piani stessi, ma anche di costruire una nuova struttura di comando e controllo (C2).
Discuteremo anche di risorse. Nel 2014, all’interno dell’Alleanza ogni alleato si è impegnato a spendere il 2% del Pil per la difesa e tale impegno ha valenza dal 2014 al 2024. Quest’estate annunceremo quello che chiamiamo “l’impegno per gli investimenti nella difesa”.
Inoltre, il Presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj potrebbe essere accolto di persona al vertice, perché vogliamo ribadire che non è una questione di ‘se’ ma di ‘quando’ l’Ucraina aderirà all’Alleanza. E, spero, avremo alcune novità su come rafforzeremo e cementeremo il nostro rapporto con Kiev e continueremo a mostrare unità nel sostenere il Paese sul terreno all’interno dell’Ucraina stessa.
In terzo luogo speriamo vivamente che la Svezia possa diventare membro Nato entro il Vertice di Vilnius. Non lo sappiamo con certezza, ma la speranza è che aderisca all’Alleanza.
E infine avremo quattro Paesi dell’Indo-Pacifico che si uniranno a noi al Summit di Vilnius (Australia, Nuova Zelanda, Giappone e Corea del Sud) per continuare a sviluppare modalità con cui la Nato può rafforzare i suoi legami con altri alleati democratici nell’area, in modo che collettivamente si possano affrontare le sfide condivise. Questi paesi non vogliono diventare membri dell’Alleanza Atlantica, ma vogliono lavorare con la Nato su alcune delle sfide condivise che dobbiamo affrontare, come la Repubblica popolare cinese o anche la Russia, e contrastare alcune delle tattiche ibride che questi attori usano.
Sarà un vertice molto impegnativo ed emozionante. Avremo molte nuove politiche che stiamo implementando e, si spera, sarà una celebrazione della nostra continua unità per sostenere il popolo ucraino.
L’Ucraina è stata l’epicentro dei recenti sforzi della Nato. Quali ulteriori passi intraprenderà l’Alleanza Atlantica in merito a tale questione? La Nato sta valutando la possibilità di avviare negoziati di pace?
Vogliamo continuare a dare agli ucraini tutto il supporto pratico di cui hanno bisogno. Ci stiamo concentrando su un paio di aree chiave: difesa aerea, munizioni, artiglieria e blindati. Soprattutto, dobbiamo mantenere la nostra unità perché il Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin presume che tutti noi distoglieremo lo sguardo e ci distrarremo, e questo non è accaduto in più di un anno di conflitto. Dobbiamo continuare ad essere uniti nel sostenere l’Ucraina, difendendo il suo territorio.
In termini di negoziati o di qualche accordo futuro, penso che alla fine la Nato non ritenga di dover dettare i termini della pace agli ucraini. Gli alleati sono uniti in questa visione. Vogliamo che il Presidente Zelenskyj decida quando e come tornare al tavolo dei negoziati e sosteniamo il suo piano di pace. Zelenskyj, infatti, ha presentato dieci idee, dieci principi di pace e noi lo sosteniamo come Alleanza. Anche il G7 ha offerto il suo sostegno. E ciò che è importante per noi come Alleanza è sostenere i suoi sforzi per lavorare per la pace mentre difende il suo territorio. Certo, una persona può far sparire tutto questo domani ed è il Presidente russo Vladimir Putin, perché ha iniziato la guerra e potrebbe farla finita oggi.
La Nato ha fermamente sostenuto la parte ucraina nel conflitto con la Federazione Russa. Il sostegno a Kiev riguarderà anche la conquista della Crimea?
La questione della Crimea è una questione troppo importante per il governo ucraino. Devono davvero determinare fino a che punto vogliono spingersi con la difesa del loro territorio, se vogliono tornare indietro ai confini del febbraio 2023 o se vogliono andare oltre, fino al 2014. Ma questa è una decisione dell’Ucraina e la Nato non ritiene di dover essere coinvolta in questo processo decisionale. Il mio Presidente, Joe Biden, ha detto che sosterrà l’Ucraina per tutto il tempo necessario e penso che il governo italiano abbia detto qualcosa di simile. Quindi, tutti noi stiamo solo cercando di garantire che il mondo capisca che sosterremo il popolo ucraino per difendere il proprio territorio da questa guerra illegale e non provocata.
Nell’ultimo anno ci sono state forti tensioni tra Cina e Stati Uniti, in particolare per quanto riguarda Taiwan. Prendendo in considerazione gli stretti legami commerciali tra alcuni paesi europei e la Cina, qual è la posizione della Nato in merito?
Per la prima volta, la scorsa estate la Nato ha presentato un nuovo concetto strategico, un documento che l’Alleanza Atlantica aggiorna circa ogni dieci anni. Nel concetto strategico del 2022, la Cina viene menzionata per la prima volta. Lo abbiamo fatto perché tutti gli alleati si sono uniti, all’epoca eravamo trenta alleati, e abbiamo raggiunto il consenso sul fatto che la Cina rappresenta una sfida sistemica. La Cina sta facendo del suo meglio per minare l’ordine basato sulle leggi internazionali e sta anche cercando di dividere l’Europa dall’interno e di dividere l’Europa dagli Stati Uniti. Pechino sta utilizzando una serie di tattiche ibride. Che si parli di coercizione, di disinformazione o attacco informatico dannoso, come fanno i russi, cercano di abbattere il sistema internazionale che tutti noi abbiamo creato 75 anni fa. Pertanto la Nato sentiva fortemente che la Cina andava inserita nel nostro documento strategico e ora l’Alleanza Atlantica passerà il prossimo anno ed oltre a pensare a quali sono gli strumenti di cui abbiamo bisogno, come costruire la resilienza contro alcuni di questi attacchi che ho appena citato, come proteggere infrastrutture critiche e come garantire che possiamo contrastare qualsiasi tentativo da parte dei cinesi, o di qualsiasi attore, di minare la nostra sicurezza attraverso attacchi informatici. Ora stiamo definendo uno strumento per rafforzarci contro qualsiasi cosa provenga dalla Russia o dalla Cina. Ma gli Stati Uniti non stanno cercando di entrare in una sorta di nuova guerra fredda, non stiamo costringendo i nostri alleati a scegliere. Se si legge la strategia riguardo alla Cina che gli Stati Uniti hanno presentato diversi mesi fa, si vede che alla fine Washington sta solo cercando di competere. Vogliamo essere un campo di gioco equo, questo è il nostro obiettivo fondamentale; quindi, stiamo investendo sia nel nostro rapporto con i nostri alleati che in casa, negli Stati Uniti, e ci assicureremo di poter competere con la Repubblica Popolare Cinese (RPC). E ancora che le condizioni alle quali gareggiamo siano eque. Non stiamo cercando di perseguire alcun tipo di aggressione militare, neanche per un cambiamento a Taiwan. Sosteniamo lo status quo. L’importante è che l’Europa e gli Stati Uniti si muovano insieme nel riconoscere congiuntamente che la Cina pone una sfida sistemica. Vorrei ricordare che prima che la Nato inserisse la Cina nel proprio ‘concetto strategico’, anche l’Unione Europea molti anni fa aveva elencato la RPC come una sfida sistemica. Pertanto, la Nato in qualche modo sta semplicemente raggiungendo l’Unione Europea su questo fronte.
La Nato è attiva anche in Medio Oriente, un’area strategica in cui l’Italia svolge un ruolo importante nell’antiterrorismo e nell’assistenza all’addestramento. Quali sono le principali sfide nella regione e i prossimi obiettivi dell’Alleanza Atlantica in merito?
Nel concetto strategico che ho menzionato, la Nato ha definito due minacce primarie: la Russia ed il terrorismo. Queste sfide ci portano sempre più nel vicinato meridionale e non solo lì. Vogliamo lavorare con i nostri amici e partner in tutto il Medio Oriente, in tutta l’Africa, in tutto il Mediterraneo sulle sfide alla sicurezza condivisa che dobbiamo affrontare.
Il ruolo dell’Italia in questo è stato indispensabile. Innanzitutto, nell’evidenziare alcune sfide nel sud, ma anche nelle proprie partnership e relazioni, perché l’Italia ha un’enorme credibilità in questa regione. L’Italia gioca un ruolo di leadership. Roma è molto attiva nella missione della Nato in Iraq, ma ha anche svolto un ruolo fondamentale in altre missioni dell’Alleanza.
Questa è un’area verso la quale la Nato si rivolge sempre più. Ci stiamo concentrando molto anche sulla questione della disinformazione, perché scopriamo che la Russia sta diffondendo molta disinformazione sulla Nato e sui partner transatlantici in Africa e in Medio Oriente. Come alleati, stiamo lavorando insieme per pensare ad alcuni modi attraverso i quali potremmo essere migliori nel contrastare la falsa narrativa che aleggia in queste aree geografiche.
In conclusione, abbiamo molto lavoro da fare. Abbiamo lanciato alcune nuove iniziative nel sud, in particolare con alcuni dei nostri partner come Giordania, Tunisia e Mauritania. In attesa del Vertice di Vilnius, avremo altro da dire in questo vicinato e faremo ulteriori annunci.
Qual è il significato dell’adesione della Finlandia alla Nato e quali implicazioni avrebbe l’ingresso della Svezia?
Si tratta di due Paesi che avevano già stretti rapporti con l’Alleanza Atlantica, erano tra i nostri partner più forti. Si sono avvicinati il più possibile all’Alleanza senza esserne membri. Inoltre, questi sono due alleati molto capaci: condividono i nostri valori, ma hanno anche incredibili forze navali, forze armate, forze di riserva, che sono lì pronte a proteggere il territorio della Nato. Alla fine, questi stati hanno deciso di cambiare centinaia di anni di politiche in termini di non allineamento, ma hanno guardato fondamentalmente a ciò che stava accadendo in Ucraina e hanno deciso di fronte all’aggressione russa di cambiare la loro tradizione di lunga data e passare all’adesione alla Nato. Siamo entusiasti che la Finlandia si unisca e speriamo che la Svezia aderisca nelle settimane o nei mesi a venire. Sono pronti e anche loro porteranno molto all’Alleanza Atlantica.
Questo articolo è pubblicato anche sul numero di Luglio/Settembre di eastwest
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L’11 e il 12 luglio 2023, la Lituania ospita un vertice della Nato a Vilnius, il più grande evento nella storia del Paese. L’Alleanza Atlantica affronterà i grandi temi della geopolitica attuale: il conflitto in Ucraina, la minaccia cinese e le sfide globali come il terrorismo. All’incontro internazionale la Nato si prepara ad accogliere nuovi membri e partner e a rafforzare la cooperazione con i principali alleati nel Mediterraneo, nel Medio Oriente e nell’Asia del Pacifico. Per esplorare questi temi abbiamo intervistato S.E. Julianne Smith, Ambasciatrice degli Stati Uniti presso la Nato.