La famiglia Sharif non molla nonostante il fato avverso. Scandali internazionali, condanne giudiziarie, gravi malattie, conflitti di interesse, nulla può fermare il partito familiare dell’ex premier. Che, infatti, continua a vincere.
Gli ultimi sviluppi che arrivano da Lahore, capitale del Punjab pachistano e roccaforte dei Sharif, danno bene l’idea di come in Pakistan la gestione della cosa pubblica si compenetri con una concezione familistica della politica, dal locale al nazionale. Alla fine del mese di luglio l’ex premier Nawaz Sharif era stato interdetto dai pubblici uffici e costretto a dare le dimissioni da capo del governo, per effetto di una sentenza della Corte suprema relativa al coinvolgimento della famiglia Sharif nello scandalo internazionale dei Panama Papers.
Accuse che l’ex premier ha sempre rispedito al mittente, indirizzando alla suprema corte pachistana una serie di petizioni per ottenere una revisione del processo, che i medesimi giudici hanno respinto in blocco venerdì 15 settembre.
All’indomani della sentenza, mentre il partito di Sharif (Pakistan Muslim League – Nawaz, PML-N) forte della maggioranza parlamentare nominava Shahid Khaqan Abbasi premier ad interim in attesa delle elezioni del prossimo anno, la dinastia Sharif si attrezzava per superare gli indebiti ostacoli del giudiziario, facendo delle elezioni suppletive per il seggio vacante di Sharif un referendum popolare sull’apprezzamento del leader.
Senza potersi candidare al «suo» seggio e probabilmente non volendo rischiare un coinvolgimento burocratico della figlia Maryam Nawaz – anche il suo nome compare nello scandalo Panama Papers – Nawaz Sharif ha candidato sua moglie Kulsoom Nawaz, che domenica 17 settembre ha ufficialmente corso per aggiudicarsi il seggio della circoscrizione NA-120 di Lahore. O meglio, suo era il nome sulla scheda, ma Kulsoom a Lahore non si è vista, costretta a Londra per sottoporsi a terapie contro il cancro. L’intera campagna elettorale, con padre «interdetto», madre inferma e zio Muhammad Shehbaz al palo per conflitto d’interessi (è chief minister del Punjab pachistano), è stata affidata alla 43enne Maryam, considerata la stella nascente del partito di famiglia.
Maryam, secondo quanto riportano i media pachistani, ha efficacemente trasformato la campagna elettorale per il seggio suppletivo di Lahore in una chiamata generale a sostegno del padre, denunciando un complotto ordito nell’ombra – potere giudiziario? militari? servizi segreti? In Pakistan potrebbe essere anche un mix dei tre – per far fuori la sua famiglia dalla politica nazionale.
Risultato: gli Sharif, nominalmente con Kulsoom e materialmente con Maryam, hanno ri-vinto il «loro» seggio con oltre 13mila voti di scarto dal secondo candidato, la dottoressa Yasmin Rashid del partito Pakistan Thareek e Insaaf (PTI) fondato dall’ex giocatore di cricket Imran Khan. Nel discorso della vittoria, Maryam si è complimentata con gli elettori per aver sconfitto non solo gli altri candidati ma anche le «forze invisibili» che tirano i fili del paese. Secondo Maryam, il voto popolare in favore del padre dimostra che la gente non crede alle accuse del potere giudiziario e ha dimostrato la propria fiducia negli Sharif.
Il PTI, per contro, ha denunciato una serie di irregolarità nel voto che avrebbero eroso 29mila preferenze per la propria candidata. Il partito d’opposizione ha già annunciato ricorso e finché una commissione indipendente non farà luce sui presunti brogli, il PTI non riconoscerà la vittoria degli Sharif a Lahore.
Imran Khan, all’indomani della sentenza di interdizione contro Sharif, aveva intravisto l’opportunità della spallata politica al potere dinastico della famiglia di Lahore, iniziando di fatto una campagna elettorale in vista delle prossime elezioni nazionali previste per il 2018. Piano, ora, quantomeno da ridimensionare, alla luce del colpo di coda dei Sharif che, nonostante gli scandali, ha dimostrato di poter mantenere un sostegno popolare solido, seppur in calo: rispetto alle elezioni precedenti, il PML-N ha preso il 7 per cento di voti in meno.
E, soprattutto, ha mostrato al Paese la tenacia di Maryam, figlia prediletta di Nawaz, si dice destinata a prendere le redini del partito.
@majunteo
La famiglia Sharif non molla nonostante il fato avverso. Scandali internazionali, condanne giudiziarie, gravi malattie, conflitti di interesse, nulla può fermare il partito familiare dell’ex premier. Che, infatti, continua a vincere.