Non solo gli esponenti del partito socialista al governo ma anche Marine Le Pen, Sarkozy ed il suo entourage, tutti i politici di un certo rilievo hanno fatto affari con i magnati delle petromonarchie. Georges Malbrunot e Christian Chesnot, giornalisti specialisti del mondo arabo, raccontano in un libro uscito in questi giorni (Nos très chers émirs, edizioni Michel Lafon) tutti i legami “pericolosi” tra politici francesi di primo piano e monarchie del Golfo. Il tutto sullo sfondo degli attentati terroristici e di contratti faraonici per armi, trasporti, energia. Un libro-inchiesta da far accapponare la pelle degli elettori che nel 2017 saranno chiamati ad eleggere il nuovo presidente della Repubblica.
Georges Malbrunot è corrispondente in Medio Oriente per oltre 20 anni per l’AFP. Scrive per Le Figaro, la Croix, Ouest-France, Europe 1 e RTL. Anche Christian Chesnot è esperto di Medio Oriente (in particolare dell’Egitto) e scrive per RFI, la Tribune de Genève ed altre testate. Nel 2004 i due giornalisti vengono sequestrati da Al Qaeda in Iraq e liberati dopo 124 giorni di prigionia. Di ritorno in Francia i due giornalisti iniziano ad interessarsi ai rapporti, fin troppo floridi, tra monarchie del Golfo e classe politica francese soprattutto all’epoca della presidenza di Sarkozy ma allargando nel tempo la propria inchiesta anche agli anni di Hollande. Una ricostruzione dettagliata e meticolosa del filo rosso che unisce le petromonarchie e la classe politica francese: fiumi di denaro che fluiscono non solo dal Qatar ma anche dall’ Arabia Saudita, dagli Emirati Arabi, dal Kuwait.
Ci sono diversi livelli diversi, spiegano i giornalisti. C’è il livello palese, ufficiale, della diplomazia dei grandi contratti: i caccia Rafale, la tecnologia nucleare per esempio. Ma esiste ugualmente un livello coperto, occulto, di soldi che fluiscono direttamente verso la classe politica francese. In cambio di cosa? Il libro-inchiesta dei due giornalisti cerca di rispondere a questa domanda inquietante soprattutto alla luce di quanto accaduto e continua ad accadere su suolo francese in termini di attentati e di recrudescenze contro la Francia. Un ruolo chiave lo gioca l’ex segretario di stato per le relazioni con il Parlamento Jean-Marie Le Guen, ma anche gli ex ministri sarkozisti Rachida Dati, Jack Lang e Dominique de Villepin. E non solo. Nel calderone dei rapporti occulti con le petromonarchie ci finiscono senatori, deputati, ministri. L’immagine è agghiacciante: un esercito di politici a fare la fila per chiedere soldi, regali e “laute mance” ai potentissimi emiri.
“Con Sarkozy inizia una vera e propria luna di miele con il Qatar” scrivono i due giornalisti. Il loro ambasciatore a Parigi Mohammed al-Kuwari fa piovere fiumi di denaro sulla città mentre gli amministratori spalancano le porte degli acquisti della città-supermercato. E’ l’epoca in cui palazzi storici come il Royal Monceau, l’Hôtel Lambert sull’Ile-de-la-Cité oppure l’Hôtel Hyatt Regency Paris Etoile finiscono nel ventre vorace del Qatar che entra di prepotenza anche nel gruppo LVMH e nel gruppo Lagardère. La Qatar Holding si prende il 5,20% del gruppo Vinci, il 4,51% di Veolia e persino l’immobile dove ha sede il quotidiano Le Figaro, 27.000 mq sul Boulevard Haussmann di Parigi, va a finire in mani qatariote cosi come il celebre negozio Le Printemps, dalle splendide cupole dorate, l’Hôtel Martinez, reso celebre dal Festival di Cannes, il casinò di (detenuto per il 20% dalla società Qatari Diar) ed infine il Paris-Saint Germain, acquistato nel 2011 dal Qatar Sports Investments. Il Qatar entra pure nel potente gruppo petrolifero Total, fiore all’occhiello del capitalismo francese.
In cambio pero’ i politici francesi chiedono commissioni, regali, viaggi, rolex e se non li ricevono protestano pure. Un esempio, il segretario di stato per le relazioni con il Parlamento Jean-Marie Le Guenche che avrebbe reclamato 10.000 euro per imporre un’agenzia di comunicazione destinata a bloccare le interrogazioni del governo sul Qatar.
Ma ci sono anche altri casi, come quello del deputato del Partito Socialista di Pas-de-Calais Nicolas Bays, che chiede soldi per le sue vacanze all’ambasciatore del Qatar, o il caso della senatrice centrista de l’Orne Nathalie Goulet, che esige un regalo di fine anno con il pretesto che “tutti l’hanno ricevuto tranne lei”. Per affermare tutto questo i giornalisti producono documenti, lettere, mail. Con Rachida Dati (ex ministra sarkozista) le cose si fanno ancora più serie: l’ex ministra reclama addirittura 400.000 euro all’ambasciatore del Qatar per creare un’associazione diplomatica nel settimo arrondissement di Parigi, arrondissement di sua stretta competenza (ricevendo un rifiuto). Bruno Le Maire, ex ministro dell’agricoltura, riceve un orologio di 85.000 euro tempestato di diamanti, che fa custodire nella cassaforte del ministero stesso. L’associazione Francia-Qatar a Natale riceve rolex o buoni acquisti in grandi magazzini. “I francesi sono facili da comprare” avrebbe sussurrato all’epoca l’ambasciatore del Qatar al suo entourage.
Nel calderone c’è anche Marine Le Pen, che chiede un finanziamento agli Emirati per un suo viaggio ufficiale in Egitto nel corso del suo incontro con il presidente egiziano al-Sissi avvenuto nel Maggio del 2015. Secondo quanto affermato dai giornalisti gli emiri le avrebbero proposto ugualmente uno o due milioni di euro per finanziare la sua campagna elettorale per il 2017.
E ora? Per i giornalisti si mette male in quanto, dopo le piccate smentite, stanno già fioccando le denunce. Contri gli autori del libro c’è stata una levata di scudi, com’era prevedibile. Intanto pero’ il deputato Nicolas Dupont-Aignan (Debout la France) ha chiesto l’apertura di un’investigazione parlamentare per far luce su vicende che dimostrano la fragilità, la corruzione diffusa, l’opportunismo della classe politica francese che ha portato un paese importante come la Francia a diventare supermercato e al tempo stesso vassallo delle petromonarchie del Golfo con risultati catastrofici che oggi sono sotto gli occhi di tutti.
Il punto ultimo, ed il più inquietante della faccenda, è anche un altro. Il fondo qatariota che voleva sbloccare 100 milioni per « aiutare » le banlieues parigine ad uscire dall’indigenza. Che fine ha fatto il progetto lanciato da Sarkozy nel 2011 sapendo che da quelle stesse « maledette » banlieue più tardi sarebbero provenuti tutti gli attentatori dei massacri compiuti a Parigi ? La radicalizzazione dell’Islam di Francia non passa forse anche attraverso l’acquisto sistematico da parte delle petromonarchie di pezzi di suolo (e di società civile) francese veicolando una visione salafita e oltranzista dell’Islam ? Domande alle quali purtroppo nemmeno questo libro riesce a rispondere.
@marco_cesario