Gli editorialisti parlano di Medioevo, ma una migliore analogia storica è la Guerra dei Trent’anni.
L’inaudita brutalità del nuovo Califfato che decapita non combattenti – operatori umanitari, giornalisti, donne – ha poco a che spartire con il legalismo medievale che diligentemente processava le streghe in tribunale prima di mandarle al rogo. I decenni di guerra che scossero l’Europa nel XVII secolo iniziarono con un conflitto religioso tra cattolici e protestanti, anche se da subito denaro e potere furono aspetti fondamentali. I contrapposti eserciti, nessuno capace di prendere il sopravvento, persero poi di vista i loro propositi morali e cominciarono a razziare e ammazzare senza freni. Misero a ferro e fuoco l’Europa centrale. Alcune zone ancora ne risentono. Non si può dire che abbia vinto qualcuno, ma persero in molti. Vinse invece la convinzione che i nemici non erano umani, solo oggetti da torturare e massacrare a piacere. Pensavamo che il male storico della decapitazione fosse stato superato, come la schiavitù dei neri.
Ci sbagliavamo.
Visto dove ci porta la geopolitica di questi tempi, ci vuole uno sforzo per rallegrarsi degli interessanti contenuti di questo numero, ma ci sono parecchi articoli che meritano la lettura.
Ci chiediamo se il Regno Unito voglia veramente abbandonare l’Unione europea, guardiamo le prospettive poco rosee di quella borghesia che Buñuel trovò “discretamente fascinosa” ed esaminiamo – nel dossier sulla propaganda – le bugie che raccontiamo ai bambini così che loro dicano la verità. Non sembra funzionare granché.
Ci sono anche delle cose felici: Fidel Castro bambino che tenta di scucire al Presidente Usa una banconota da 10 dollari – perché, dice, non ne ha mai vista una – e gli animali che risiedono nelle apolitiche “Terre di nessuno” e se la cavano assai bene senza la compagnia dell’uomo.
Guardiamo al Califfato, quello storico, che ha ispirato Le Mille e una notte; e al grande successo dei “nudolini” istantanei Ramen, cibo spazzatura per milioni, anzi, miliardi di persone. E mentre l’Occidente soffre, l’Africa risorge.
Gli Americani non ci chiamano più? Che abbiano perso il numero dell’Europa?
I Giapponesi adorano “da morire” la natura.
Le nuove navi da guerra della Marina Usa sono troppo automatizzate per combattere. Ci attendiamo lo stesso dalla automatizzazione delle attività “pensanti”: avvocati robot che non si sognano di far causa e giornalisti robot che scrivono banalità in automatico per altri automi.
Tante belle cose da leggere.
Gli editorialisti parlano di Medioevo, ma una migliore analogia storica è la Guerra dei Trent’anni.
L’inaudita brutalità del nuovo Califfato che decapita non combattenti – operatori umanitari, giornalisti, donne – ha poco a che spartire con il legalismo medievale che diligentemente processava le streghe in tribunale prima di mandarle al rogo. I decenni di guerra che scossero l’Europa nel XVII secolo iniziarono con un conflitto religioso tra cattolici e protestanti, anche se da subito denaro e potere furono aspetti fondamentali. I contrapposti eserciti, nessuno capace di prendere il sopravvento, persero poi di vista i loro propositi morali e cominciarono a razziare e ammazzare senza freni. Misero a ferro e fuoco l’Europa centrale. Alcune zone ancora ne risentono. Non si può dire che abbia vinto qualcuno, ma persero in molti. Vinse invece la convinzione che i nemici non erano umani, solo oggetti da torturare e massacrare a piacere. Pensavamo che il male storico della decapitazione fosse stato superato, come la schiavitù dei neri.
Ci sbagliavamo.