16 luglio 2018 – Le notizie della settimana in Italia
In Italia, siamo al caos istituzionale.
Caos sbarchi, tormentone dell’estate
Il mercantile Vos Thalassa, di proprietà di una compagnia offshore olandese ma con bandiera ed equipaggio italiani, gestisce la sorveglianza di una piattaforma nel Mediterraneo della compagnia petrolifera francese Total. Lo scorso 9 luglio, ha soccorso in acque libiche 67 migranti africani. L’equipaggio del mercantile si è trovato in difficoltà nella gestione di alcuni migranti e ha segnalato una situazione di grave pericolo. Il segnale è stato raccolto dalla guardia costiera italiana e la nave Diciotti è intervenuta in soccorso della Vos Thalassa e ha preso a bordo i 67 migranti, con l’autorizzazione del comando generale delle capitanerie di porto italiane.
Il Viminale, però, per 4 giorni non ha autorizzato nessun porto italiano a far attraccare la nave Diciotti e a far sbarcare il suo equipaggio. «Non autorizzo nessuno a scendere» tuona Salvini dal vertice a Innsbruck, «e se qualcuno lo fa al mio posto se ne assumerà la responsabilità».
Interviene nel corso del pomeriggio il presidente della Repubblica Mattarella e induce il presidente del Consiglio Conte ad annunciare che lo sbarco può iniziare e, a fine giornata di giovedì, la Diciotti sbarca finalmente nel porto di Trapani il suo equipaggio e i 67 migranti, tra i quali, malati, minori e donne in maternità.
Salvini, responsabile del Viminale e vice premier, esprime ‘stupore’ per l’intervento di Mattarella. Di Maio, anche vice premier, non dà valutazioni sulla politica di Salvini («non me ne frega niente se ha esagerato»),« è importante, dice, che con l’intervento di Mattarella la situazione si sia sbloccata».
Pochi giorni prima, la nave militare irlandese impegnata nella missione europea di Esteri e Difesa Eunavformed-Sophia comandata dall’ammiraglio italiano Credendino, che aveva a bordo 106 persone soccorse nella notte da un gommone nel mare davanti alla Libia, si è vista vietare lo sbarco a Messina dal ministro dell’Interno. «Porti chiusi anche alle navi delle missioni internazionali», tuona Salvini. Le missioni internazionali dipendono dal ministro della Difesa, interviene il ministro Trenta, Salvini è fuori competenza. Mentre il ministro degli Esteri Moavero raccomanda attenzione ed evitare di sfilarsi dagli impegni internazionali presi.
Il semplicismo quasi autistico di Matteo Salvini si scontra con la complessità del mondo e delle relazioni, creando materiale da barzellette, per il momento. Certo le frontiere di un Paese, e quelle multiformi delle coste italiane, in particolare, sono molto più difficili da tappare delle finestre della propria casetta. Come anche il filo rosso della ‘sovranità italiana’ è, per fortuna, non lineare ma ben intrecciato a molti altri fili di molte altre identità e sovranità.
Una mente monocromatica come quella del ministro dell’Interno italiano, che funziona bene per i titoli a effetto, nel caleidoscopio del mondo moderno rischia l’isolamento o la schizofrenia.
Il fenomeno migratorio è complesso e merita soluzioni articolate, come proviamo a spiegare nel numero in edicola di eastwest.
Lavoro e commercio internazionale: dilettanti allo sbaraglio
Il decreto Dignità è approvato e firmato e, secondo una relazione tecnica del governo, gli effetti sul mondo del lavoro saranno più seri del previsto. Si prevede una diminuzione dell’occupazione di 3.300 unità nel resto del 2018 e di 8000 unità all’anno nell’arco dei prossimi dieci anni.
Molto bersagliati sono i contratti a termine, per i quali è stato previsto un aggravio contributivo di 0,5 punti percentuali per ogni rinnovo. Inoltre, la durata massima del rapporto scende a 24 mesi (da 36) prorogabili massimo 4 volte (invece di 5). I dati del ministero del Lavoro riportano che ogni anno sono attivati circa 2 milioni di contratti a termine, il 4% dei quali oltre i 24 mesi. Nella relazione tecnica del governo si stima che degli 80mila contratti oltre i 24 mesi ogni anno andranno persi il 10% da quando il decreto entrerà effettivamente in vigore.
La domanda è come mai la relazione tecnica del governo di un decreto approvato dal governo con l’obiettivo di incentivare l’occupazione e la stabilizzazione giunga a conclusioni opposte a quelle annunciate dall’esecutivo. Una tale relazione tecnica non doveva essere fatta in fase di studio e progettazione del decreto, per poi quindi modificarlo di conseguenza?
Nel frattempo, il ministro dello Sviluppo economico Di Maio, contro il parere di Confindustria, si scaglia con forza salviniana contro l’accordo commerciale con il Canada, il noto Ceta.
«Se anche uno solo dei funzionari italiani continuerà a difendere trattati come il Ceta, sarà rimosso», strilla all’assemblea nazionale della Coldiretti, riscuotendo calorosi consensi e rivendicando «un po’ di sano sovranismo».
Il presidente di Confindustria considera la chiusura un «grave errore. Secondo i dati, l’Italia esporterà di più, il trattato va quindi interpretato in chiave nazionale e non di categoria».
Molto curiosa la posizione del ministro dell’Economia Tria: «non ho seguito il dossier (!), credo che sia sempre un bene avere accordi commerciali, ma bisogna vedere come si fanno».
Non si può non chiedere: cosa concluderà la relazione tecnica del governo dopo l’avvenuta decisione del governo di chiudere al trattato con il Canada… ?
@GiuScognamiglio