2 luglio 2018 – Le notizie della settimana in Italia
Comincia a evidenziarsi come la politica muscolare di Salvini garantisca consensi interni nel breve, ma non potrà rivelarsi vincente nel lungo…
Le contraddizioni della linea Salvini
Tutti i Paesi Ue accoglieranno i migranti, se lo vorranno. È il risultato della lunga notte per raggiungere un’intesa a livello europeo sull’’emergenza migranti’, che, a essere precisi, non è un’emergenza ma un fattore strutturale con il quale la politica continua chiaramente ad avere difficoltà a confrontarsi.
Non è vincolante l’accordo sulla gestione delle richieste d’ingresso dei migranti raggiunto tra i 28 membri del Consiglio Europeo, non conduce a una modifica del Trattato di Dublino. È un invito alla partecipazione e condivisione degli ingressi, al quale i membri Ue possono aderire su base ‘volontaria’.
Però ha introdotto forse un linguaggio finora inedito, un vocabolario europeo condiviso sul tema delle migrazioni, che potrebbe essere la base per – chissà quando – nuovi veri trattati, non soltanto un menu on demand, del quale sembrano tutti soddisfatti, da ovest a est, anche perché si è evitata la temuta rottura.
Il premier Conte lo considera un piccolo successo. Quasi tutti i 10 punti sollevati dall’Italia sono stati presi in considerazione e inseriti nell’accordo, sotto il segno del libero arbitrio. ‘Chi entra in Italia entra in Europa’, nuovo slogan a lungo evocato. È evidente che il concetto di volontarietà si colora in modo assai diverso a seconda che si sia ‘Paesi di primo ingresso’ (Italia, Spagna, Grecia) o ‘Paesi di secondo ingresso’ (gli altri 25 Ue), altre due espressioni chiave emerse dal linguaggio della notte di giovedì a Bruxelles.
Un po’ sfocati e confusi i vari commenti, soprattutto a proposito dei controversi centri di assistenza. Qualcuno avrebbe capito che non sono su base volontaria (Conte), altri che invece lo sono (Macron). Qualcuno ha capito che vanno previsti solo nei Paesi di primo ingresso (Macron), altri (Merkel) che non dovranno sorgere in Italia…
Ottimista Conte: «L’Italia non è più sola, avrei fatto un accordo diverso, certo, ma eravamo in 28». Preoccupato il commento dell’ex premier Gentiloni: «Da un anno ci battevamo per impegni vincolanti e non su base volontaria. È passata la linea Visegrad». Scettico/conciliante Salvini «Abbiamo portato a casa il 70% delle nostre richieste, ma a parole, vediamo i fatti». E intanto continua a chiudere ogni trattativa con le richieste di sbarco in Italia delle ong, negando anche i rifornimenti.
Resta confermata la contraddittorietà della linea Salvini in tema di migrazioni: oltre al rischio permanente che un clima incattivito comporta per la convivenza civile, non solo tra nazionalità diverse, c’è da sottolineare la profonda incoerenza di una politica che tesse alleanze proprio con quelle forze in Europa che sono meno disponibili al dialogo e ad un approccio integrato alla gestione dei flussi migratori, che è ciò che noi giustamente chiediamo. Una volta conquistati facili consensi nel Paese, avrà la capacità e la responsabilità la Lega di Salvini di promuovere una politica di alleanze nel nostro interesse?
La flat tax può attendere
Il dossier immigrazione sta dando grande popolarità al ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che lo cavalca al galoppo e a costo zero, rimandando invece sine die le promesse economiche (flat tax, reddito di cittadinanza, pace fiscale, smontare la Fornero, ecc), i cui costi sembrano molto al di sopra delle possibilità del budget dell’economia italiana.
I dossier economici vengono rimandati alla fine del 2018 anzi la flat tax (promessa targata Lega) al 2020 addirittura.
Il ministro dell’Economia, Tria, solleva dubbi sulla copertura finanziaria dei provvedimenti legati a queste promesse/impegni del contratto di governo. La legge finanziaria del 2019 non potrà contenere né la sbandierata flat tax né il reddito di cittadinanza, semplicemente perché non ci sono le coperture per questi due costi (solo l’introduzione della flat tax richiederebbe una spesa di 50 miliardi di euro). Matteo Salvini si mostra fiducioso che i ‘dubbi’ del ministro dell’economia siano doverosi ma superabili, senza precisare come, comunque. Ci sono poi anche i veti dell’Unione Europea da considerare ed è verosimile che la flessibilità che il governo italiano chiederà in Europa non produrrà grandi numeri. Ma il governo al momento si accontenta, sul fronte Bruxelles, del braccio di ferro sul tema migranti, che costa poco e porta tanto consenso interno per l’Italia, che ‘finalmente si fa sentire’.
Il viceministro con la delega per il fisco Massimo Garavaglia spiega che nel 2019 si potrà probabilmente procedere solo con l’aliquota piatta per le piccole imprese individuali, ma si tratta in effetti di un provvedimento del governo Renzi, la cosiddetta Iri, la cui entrata a regime è già prevista per il 1 gennaio 2019.
Comincia a evidenziarsi come la politica muscolare di Salvini garantisca consensi interni nel breve, ma non potrà rivelarsi vincente nel lungo…