26 marzo 2018 – Le notizie della settimana in Italia
I vertici di Camera e Senato prefigurano il futuro Governo
Questa settimana, dopo intense giornate di delicata operatività, sono stati eletti i presidenti di Camera e Senato, rispettivamente Roberto Fico (M5S) e Maria Elisabetta Alberti Casellati (Forza Italia), prima donna nella storia a ricoprire il ruolo di Presidente del Senato e, di conseguenza, anche prima donna che potrebbe essere chiamata a ricoprire il ruolo di Presidente della Repubblica pro-tempore nei casi di supplenza previsti dalla Costituzione. Il primo tassello del risiko istituzionale è stato dunque completato e la nomina dei vertici di Palazzo Madama e Montecitorio assume già un forte significato politico.
La scorsa settimana si era registrata una prima divisione nel centro destra, con la decisione della Lega di votare al Senato per la senatrice azzurra Anna Maria Bernini, anziché il candidato indicato da Silvio Berlusconi, ovvero Paolo Romani. I pentastellati, dopo avere alzato un muro su Romani, avevano dato il via libera prima a Bernini e poi a Casellati e questo ha contemporaneamente aperto la via all’elezione di Fico nella Camera bassa. Fuori dai giochi il Pd, a cui non è restato che far convergere i propri voti su due candidati di bandiera, Valeria Fedeli al Senato e Roberto Giachetti alla Camera.
L’intesa per le presidenze, comunque, non è necessariamente la prova generale per la nuova maggioranza di governo. Lo ha precisato Forza Italia, in una nota in cui si specifica che l’accordo è solo istituzionale. Berlusconi, del resto, ha sempre evidenziato l’impossibilità di un rapporto con il M5S e lo stesso Di Maio, nei giorni scorsi, aveva disconosciuto ogni ruolo al leader di Forza Italia rifiutandosi di confrontarsi con lui sulle presidenze delle Camere. È però un fatto che solo l’intesa con i pentastellati ha garantito una maggioranza in grado di espletare rapidamente il primo passaggio istituzionale.
L’inizio delle Consultazioni è previsto dopo Pasqua.
Economia: crescita inferiore alle attese
Questa settimana, nel consueto Forum da Cernobbio, Confcommercio ha tirato le somme, rivedendo al ribasso il Pil e i consumi per il 2019, che crescerebbero solo dello 0,9%. L’eccesso di burocrazia e di pressione fiscale, il deficit di legalità e delle infrastrutture sono un costo che fa perdere al Paese ogni anno 180 miliardi di Pil, ed è soprattutto il Mezzogiorno che paga più di altri con il rischio di diventare un malato incurabile.
Un dato su tutti: il reddito pro-capite in Calabria è meno della metà di quello della Lombardia (17.200 euro contro 37.500 nel 2017). Considerando il rallentamento della prima parte del 2018, con una variazione tendenziale del primo trimestre al di sotto dell’1,4%, e il perdurante impatto negativo dei problemi strutturali, la previsione di variazione del Pil per quest’anno – sottolinea l’ufficio studi dell’associazione – si ferma a +1,2% (confermando quanto già previsto ad ottobre scorso), in ulteriore rallentamento a +1,1% l’anno prossimo.
«Abbiamo rispettato le regole europee, ma siamo arrivati al limite, vediamo che cosa succederà in Primavera, ma non mi stupirei se l’Europa ci chiedesse di fare un adattamento, diciamo dello 0,2/0,3% sul Pil» ha detto Carlo Cottarelli, direttore dell’Osservatorio sui Conti Pubblici al Forum di Cernobbio. Cottarelli sostiene infatti che «La cura per il Paese è fatta da riforme per combattere la burocrazia, che costa 30 miliardi di euro all’anno alle Pmi, la corruzione, per avere una giustizia più veloce e contro l’evasione fiscale». Secondo Cottarelli «Bisogna portare l’avanzo primario gradualmente al 4%, basta fare ogni anno una manovra dello 0,3% del Pil”.
“Spero – ha concluso – che chi ha vinto le elezioni, ossia Lega e 5 Stelle, lavorino su queste cose».
@GiuScognamiglio