9 aprile 2018 – Le notizie della settimana in Italia
In Italia, prove generali di un governo Salvini-Di Maio…
Fumata nera in Parlamento
Questa settimana, a Roma, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, alla fine delle consultazioni, ha certificato il nulla di fatto. Ci sarà un secondo giro nella prossima settimana. Nel frattempo, sia Salvini che Di Maio, oltre a incontrarsi fra di loro, sonderanno autonomamente gli altri partiti. Al momento, dunque, situazione bloccata.
Berlusconi ha chiuso ai 5 Stelle, dicendo «no a governi dell’odio sociale e del pauperismo». Salvini invece si è dimostrato più malleabile, rivendicando comunque il suo ruolo di futuro Premier. Di Maio, dal canto suo, ha dichiarato di «non voler spaccare il centrodestra o il Pd», mantenendosi aperto sia al centro destra che al Pd. I Dem, tuttavia, hanno escluso qualsivoglia ingresso dei democratici al governo, sostenendo con forza la posizione di minoranza in Parlamento.
Continuo a pensare che un governo che tenga insieme i vincitori di queste elezioni ci sarà. Affacciandosi infatti nell’emiciclo di Montecitorio, fa impressione notare che leghisti e pentastellati sono talmente tanti da relegare il centinaio di deputati Dem in un angolino: nessun ruolo politico possono davvero giocare quel manipolo di post-renziani in cerca di un nuovo leader…
E il governo Lega-5 Stelle avrà sufficienti punti in comune da durare ben oltre le prossime europee, banco di prova soprattutto per valutare la capacità dell’opposizione di ritrovare uno slancio strategico credibile, alternativo e popolare.
Aumento dell’Iva in vista?
Questa settimana, l’ufficio studi della Cgia di Mestre (la storica associazione degli artigiani e delle piccole imprese) ha diffuso alcuni dati secondo i quali bisognerà recuperare 12,4 miliardi per sterilizzare l’aumento dell’Iva, che altrimenti scatterà dal 1 gennaio 2019; altri 3,5 miliardi che l’Unione europea ci sta per chiedere, al fine di perseguire il pareggio di bilancio come previsto dal cosiddetto “Six pack” e, infine, ulteriori 2,6 miliardi per coprire una serie di spese non differibili.
Il nuovo governo dovrà quindi predisporre, entro la fine di quest’anno, una manovra di bilancio da almeno 18,5 miliardi di euro per evitare l’aumento dell’Iva, per correggere i nostri conti pubblici e per far fronte a uscite già impegnate. «Purtroppo – afferma il coordinatore dell’ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo – l’entità di questa manovra stride in maniera evidente con le promesse elettorali avanzate nelle settimane scorse da coloro che oggi scalpitano per guidare il Paese. Dopo l’ubriacatura che abbiamo subìto leggendo gli effetti positivi dovuti all’applicazione della flat tax, del reddito di cittadinanza o dalla cancellazione della legge Fornero, sarà interessante capire come, in pochi mesi, chi ci governerà recupererà oltre un punto di Pil».
La Cgia tiene inoltre a precisare che il peggioramento dello 0,4 per cento del nostro rapporto deficit/Pil, registrato nei giorni scorsi dall’Istat e ascrivibile al salvataggio pubblico delle due banche venete e del Monte dei Paschi di Siena, non ha alcun impatto sui conti pubblici degli anni a venire in quanto è una misura una tantum relativa al 2017. Nel caso non si dovessero trovare 12,4 miliardi di euro, dal 1 gennaio 2019 l’aliquota Iva, attualmente al 10%, salirebbe all’11,5%; altresì, quella attuale del 22% schizzerebbe addirittura al 24,2%.
Vediamo chi sarà il ministro dell’Economia: il mago Silvan?
@GiuScognamiglio