12 marzo 2018 – Le notizie della settimana dal mondo
Alla fine, i dazi di Trump arrivano davvero
Questa settimana il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha firmato due atti che impongono dazi sulle importazioni di acciaio e alluminio da tutti i Paesi del mondo: dal 23 marzo, data in cui entreranno in vigore i dazi, l’acciaio importato negli Stati Uniti sarà tassato del 25%, mentre l’alluminio del 10%.
Gli unici Stati esclusi, per via delle trattative in corso sulla modifica del Nafta, sono Canada e Messico, la cui esenzione è comunque temporanea. Qualora i due Stati dovessero ottenere invece delle esenzioni permanenti, le aliquote potrebbero salire.
Nell’annunciare il provvedimento, Donald Trump ha detto che gli Usa stanno facendo fronte ad un “assalto alla nazione”, a causa del deficit commerciale che gli Stati Uniti hanno con molti Paesi (cioè importano più di quanto esportino) cosa che in molti casi è una normale dinamica di mercato.
Attraverso tale provvedimento, il presidente americano ha mantenuto un’altra promessa fatta in campagna elettorale, tantoché l’Unione europea aveva già pronte misure di ritorsione sino a 3,5 miliardi di dollari su un’ampia gamma di prodotti americani, realizzati in particolare negli Stati repubblicani. Misure che potrebbero essere state create per mettere in difficoltà Trump nelle elezioni di mid-term, che si terranno il prossimo novembre.
Il commissario europeo per il commercio, Cecilia Malmstrom, ha dichiarato che Bruxelles dovrebbe essere esclusa dalle misure protezionistiche di Trump. Così si è espresso anche il presidente del gruppo Ppe all’Europarlamento Manfred Weber, che si mostra contrariato e piuttosto deciso a non voler accettare il comportamento, giudicato aggressivo, di Washington.
Anche la Cina, vero bersaglio per il suo eccesso di produzione sovvenzionata di acciaio, è sul piede di guerra e minaccia una significativa risposta, sebbene dichiari sbagliata la soluzione della guerra commerciale.
Tantissimi economisti e politici internazionali temono infatti che la decisione di Trump inneschi una reazione a catena: molti Paesi potrebbero trovarsi ad approvare, a loro volta, dei dazi contro le importazioni di prodotti dagli Stati Uniti, e complessivamente si potrebbe correre il rischio di compromettere la ripresa economica globale e soprattutto quella dei Paesi che più basano la loro ricchezza sulle esportazioni (è il caso dell’Italia, la cui bilancia commerciale invece è in attivo).
Un’inversione di rotta, tuttavia, appare assai improbabile, sebbene anche sul fronte interno ci siano discordanze sul tema. I Repubblicani temono infatti che l’introduzione dei dazi annulli in parte i vantaggi dei tagli alle tasse per le imprese approvati a dicembre con la riforma fiscale, rallentando la crescita economica.
Anche per questo, un gruppo di parlamentari sta prendendo in considerazione l’ipotesi di provare a bloccare i dazi per via parlamentare: il Congresso avrebbe il potere di stabilire le politiche commerciali, ma negli ultimi anni ha solitamente delegato queste questioni all’amministrazione. Per cambiare tale corso, deputati e senatori potrebbero aggiungere una contromisura a una legge di bilancio che dovrebbe essere approvata alla fine del mese. Ottenendo una maggioranza a prova di veto presidenziale, i Repubblicani potrebbero limitare il potere del presidente di introdurre nuovi dazi.
UNIONE EUROPEA – Il parlamento europeo mette la Polonia sotto esame
Questa settimana, il parlamento europeo ha esortato i governi dell’Ue a stabilire rapidamente se la Polonia è a rischio di violare gravemente i valori dell’Ue e, in caso affermativo, a proporre soluzioni. In una risoluzione approvata dalla plenaria il 15 novembre 2017, infatti, il parlamento aveva dichiarato che la posizione di Varsavia rischiava di mettere a rischio alcuni dei valori dell’Ue, compresi lo Stato di diritto, la separazione dei poteri, l’indipendenza della magistratura e i diritti fondamentali.
Con 422 voti in favore, 147 contrari e 48 astensioni, la plenaria ha ora approvato la proposta della Commissione europea di attivare l’articolo 7, paragrafo 1 del trattato Ue, che finora non è mai stato utilizzato e fornisce un meccanismo per prevenire le violazioni dei valori dell’Ue e decidere le sanzioni contro lo Stato membro interessato, qualora si verifichino.
I deputati hanno quindi chiesto ai ministri Ue di intraprendere un’azione rapida in conformità delle disposizioni stabilite da tale norma, e che il parlamento sia pienamente informato dei progressi compiuti e delle azioni intraprese in ogni fase della procedura.
@GiuScognamiglio