16 luglio 2018 – Le notizie della settimana dal mondo
Trump conferma la sua imprevedibilità, mentre il Regno britannico continua verso la sua futura dimensione da Singapore europea.
NATO: Trump scheggia impazzita, Germania egoista
Anche questa volta, le esternazioni poco diplomatiche di Donald Trump hanno tenuto banco. Il presidente americano ha colto l’occasione del vertice NATO per far sentire la sua voce e sottolineare le divisioni tra gli alleati. In primis, la questione della spesa per la difesa: dopo aver ricordato, nei giorni precedenti al summit, l’obiettivo condiviso del 2% del Pil, il presidente americano ha alzato l’asticella al 4%, minacciando un’improbabile uscita degli Stati Uniti dalla NATO. Queste polemiche non sono nuove e i Ventotto stanno tentando di rafforzare l’integrazione tra Paesi europei per affrancarsi dagli Usa (il parlamento europeo ha appena approvato la nascita di un fondo per l’industria della difesa), anche se il cammino sembra ancora lungo per giungere ad una vera e propria Unione per la Difesa.
Poi Trump se l’è presa con la Germania, “prigioniera di Mosca”. L’argomento è il gasdotto Nord Stream 2 che trasporterà gas russo direttamente in Germania attraverso il Mar Baltico e aggirando l’Ucraina. La questione divide l’Europa perché, da una parte, coinvolge la Russia, un Paese soggetto a sanzioni economiche dopo l’annessione della Crimea; dall’altra, è avversato da alcuni Paesi (Polonia, Baltici) che lo considerano incompatibile con le politiche energetiche comunitarie, rendendo l’Europa troppo dipendente dall’energia russa. Mentre Angela Merkel ha ribadito che la Germania agirà in piena indipendenza, la dichiarazione NATO riporta la necessità di perseguire la diversificazione della fonti di energia. Al di là dei contrasti tra Washington e Berlino, il vertice NATO ha mostrato ancor una volta la fragilità del rapporto tra Europa e Stati Uniti e anche una Germania che stenta ad assumersi il ruolo di leader del processo si integrazione, rendendosi protagonista di operazioni discutibili come questa del Nord Stream 2, davvero poco comprensibili in ottica continentale.
UNIONE EUROPEA – Bye Bye Boris! Theresa May conferma la Brexit morbida
Due dimissioni pesanti, la scorsa settimana, hanno fatto vacillare il governo di Theresa May. David Davis, ministro delegato alla Brexit e Boris Johnson, ministro degli esteri e protagonista della campagna per il Leave, si sono dimessi in segno di protesta contro il nuovo piano per il negoziato sulla Brexit, giudicato troppo morbido. Dopo un veloce rimpasto, la premier inglese però è andata avanti, presentando anche in parlamento il White Paper, un documento che delinea la nuova proposta da parte del Regno Unito ai negoziatori della Commissione Europea. Il testo, di 98 pagine, prevede un accordo di associazione che include un’area di libero scambio per i beni, un regime più blando per i prodotti finanziari, una partnership sui temi della sicurezza e il riconoscimento delle sentenze della Corte Europea di Giustizia in caso controversie. Per quanto riguarda la libera circolazione dei cittadini europei, una richiesta che fino a ora era apparsa irrinunciabile da parte dei negoziatori dell’Unione, il White Paper accenna a un’apertura ai lavoratori qualificati e agli studenti.
Di fatto, un’ammissione formale davanti ai cittadini britannici di quanto il rapporto con l’Ue sia vitale per l’economia, la prosperità e la sicurezza della nazione. Così vitale da avere la priorità su tutte le fantasie unilateraliste di questi due anni. Rimangono ovviamente due incognite: la prima riguarda il voto dei falchi del partito conservatore, che forse la premier inglese avrebbe dovuto affrontare con tempi diversi e, ovviamente, la risposta europea.
Continua la deriva inglese verso l’insignificanza…