29 gennaio 2018 – Le notizie della settimana dal mondo
A Davos, l’Europa ha bussato qualche colpo, aspettando Roma all’appello…
World Economic Forum: Europe is back? Aspettiamo l’Italia…
Questa settimana a Davos, Svizzera, si è svolto il World Economic Forum, summit annuale a cui partecipano vertici di istituzioni e di imprese, accademici e opinion maker provenienti da tutto il mondo.
In attesa dell’arrivo di Trump, Angela Merkel ha sostenuto la difesa del multilateralismo e della cooperazione e, facendo riferimento all’Ue, ne ha illustrato le necessità impellenti: a) il rafforzamento dell’euro; b) la risposta rapida ed efficace al monopolio dei big data esercitato dalle grandi società statunitensi, che accedono a un’enorme mole di dati senza trasparenza sull’uso degli stessi; c) la costituzione di un’economia sociale di mercato, sul modello della Germania; d) l’accelerazione del processo di integrazione, da attuarsi completando l’unione bancaria e sviluppando una politica estera comune, che permetta all’Unione europea di competere con Paesi come Usa, Cina e India. In questo senso, se la decisione del Regno Unito di abbandonare l’Unione suscita rammarico sulla Brexit aggiunge che l’Europa è aperta alla partnership con il Regno Unito dopo il divorzio, ma «quanto questa partnership sarà stretta, dipende da loro», dichiara Merkel, d’altro canto ha spinto l’Ue a concentrarsi sui punti strategici.
E l’elezione del presidente francese ha prodotto un nuovo impeto: proprio Macron, nel suo intervento, è stato molto vicino alle parole di Merkel (tantoché i due sono stati simpaticamente soprannominati da alcuni media “Merkron”). Il Presidente francese, dopo aver enunciato le riforme già attuate nel suo Paese, 1) ha sottolineato che non ci può essere un successo francese senza un successo dell’Europa; 2) ha avvertito della responsabilità di costruire una Francia prospera e aperta al mondo, che allo stesso tempo stia al fianco di chi è rimasto indietro; 3) ha fermamente sostenuto, d’accordo con la Cancelliera tedesca, che per evitare una frammentazione internazionale, c’è bisogno di un’Europa più forte. In questo senso, poi, ha prefigurato la possibilità di un’Europa a due velocità, mettendo in evidenza che «non si può aspettare che tutti attorno al tavolo siano d’accordo.
Se alcuni sono pronti a integrarsi, si devono muovere. La porta resta aperta, ma non possiamo bloccare chi è più ambizioso». L’idea è quella di definire un programma a breve termine per l’Unione europea, una strategia per i prossimi dieci anni che consenta all’Europa di avere un ruolo definito tra Cina e Stati Uniti, rivendicando il diritto a investire ma anche quello a proteggere. Anche il Premier italiano Paolo Gentiloni ha ribadito l’importanza di una vera centralità europea, mettendo in evidenza i dati che dimostrano come l’Italia abbia ricominciato a crescere: almeno l’1,5% nel 2017, oltre il doppio rispetto alle previsioni. L’export è aumentato del 9,7% tra novembre 2016 e novembre 2017. E la produzione industriale è aumentata del 2,7% su base annua: anche l’Italia, come l’Europa, is coming… (back).
UNIONE EUROPEA – Gerusalemme capitale: vertice tra Ue e Autorità palestinese
Questa settimana a Bruxelles, l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Federica Mogherini ha incontrato il Presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese Mahmud Abbas. Il vertice è avvenuto dopo che il Presidente americano Donald Trump ha nuovamente rifiutato di rivedere la sua decisione sul riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele. Nel corso del summit con i ministri degli esteri dell’Ue, Abbas ha invitato questi ultimi a riflettere su un immediato riconoscimento di uno Stato palestinese, sostenendo che ciò non comprometterebbe i negoziati con Israele per un accordo di pace nella regione.
Da parte sua, Mogherini ha invitato coloro che sono coinvolti nel processo a parlare e agire saggiamente e con senso di responsabilità, e ha inoltre rassicurato il presidente Abbas sul fermo impegno dell’Unione europea nei confronti della soluzione a due Stati, con Gerusalemme come capitale comune. Da parte sua, Mogherini ha infatti affermato di voler ancora lavorare con gli Stati Uniti per i colloqui di pace in Medio Oriente (a fine 2017 aveva discusso della questione con Michael Pence e con il segretario di stato Rex Tillerson), anche perché la delicata situazione che si sta profilando vede l’Unione europea in un duplice ruolo: 1) quello di principale donatore di aiuti ai palestinesi; 2) quello di principale partner commerciale di Israele. Pertanto, con tutta probabilità, l’Ue si attiverà per: a) spingere affinché i palestinesi restino aperti a un piano di pace guidato dagli Stati Uniti (che dovrebbe tra l’altro essere presentato prossimamente), e b) continuare sulla strada già intrapresa, sostenendo la soluzione a due stati con grande diplomazia.