Cina, Francia, Russia, Regno Unito e Stati Uniti, con un raro comunicato congiunto, evidenziano la volontà di evitare un conflitto su scala nucleare
“Una guerra nucleare non può essere vinta e non dev’essere mai combattuta”. È così scritto nero su bianco nell’ormai raro comunicato congiunto pubblicato dai 5 membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, i cosiddetti P5 Cina, Francia, Russia, Regno Unito e Stati Uniti, detentori dell’arma nucleare. In un contesto geopolitico sempre più polarizzato, e per di più in un organismo come il Security Council nel quale è complicato ragionare su azioni concrete visti i reciproci veti posti alle singole risoluzioni, il joint statement risulta essere ancor più significativo per il peso delle parole usate e nell’ambito di una situazione che ha riportato il tema nucleare protagonista delle agende degli Stati.
“Una guerra nucleare non può essere vinta e non dev’essere mai combattuta. Le armi nucleari dovrebbero servire a solo scopo difensivo, per scoraggiare eventuali aggressioni e prevenire una guerra. Crediamo fortemente che lo stop alla diffusione di armi nucleari sia di fondamentale importanza”, si legge nel comunicato. Tra i commenti alla pubblicazione del joint statement, quello del vice Ministro degli Esteri cinese Ma Zhaoxu, che ritiene che in questo modo “è stato accresciuta la reciproca fiducia, che prende il posto della competizione per giungere al coordinamento e alla cooperazione”. Secondo l’esponente governativo di Pechino, la Cina ha promosso l’inclusione riaffermando che nessuna nazione è obiettivo dell’uso dell’arma nucleare, come precisato in maniera ben definita in un passaggio del testo approvato dai cinque Paesi.
Il comunicato spinge per la creazione di un clima di sicurezza “maggiormente favorevole al progresso sul disarmo, con obiettivo finale un mondo senza armi nucleari e sicurezza immutata per tutti”. Ma il quadro della situazione sembra ben distante dagli auspici del joint statement proprio a causa dell’atteggiamento dei singoli Stati P5. Su tutti, Cina e Stati Uniti che, al contrario, discutono in maniera diretta e talvolta sopra le righe sull’uso del nucleare. Per ultima, nei giorni scorsi Pechino ha annunciato che continuerà a modernizzare il suo arsenale nucleare, chiedendo in primis a Washington e Mosca di ridurre il livello del loro armamentario. Nei mesi passati, la Nato ha chiesto al Partito comunista cinese maggiore chiarezza sui quantitativi a disposizione.
Il prossimo agosto si dovrebbe tenere la conferenza delle parti per la revisione del trattato di non proliferazione nucleare, previsto per gennaio 2022 ma rimandato per le incertezze sulla diffusione di Omicron. Il Treaty on the Non-Proliferation of Nuclear Weapons, dall’importanza storica, venne siglato nel lontano 1968, sancendo lo status di potenze nucleari per i 5 Paesi con diritto di veto al Consiglio di Sicurezza. Firmato da 190 Paesi, il trattato non è riconosciuto da India, Israele e Pakistan, nazioni con l’arma nucleare, mentre la Corea del Nord ha abbandonato l’agreement nel gennaio 2003.
“Una guerra nucleare non può essere vinta e non dev’essere mai combattuta”. È così scritto nero su bianco nell’ormai raro comunicato congiunto pubblicato dai 5 membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, i cosiddetti P5 Cina, Francia, Russia, Regno Unito e Stati Uniti, detentori dell’arma nucleare. In un contesto geopolitico sempre più polarizzato, e per di più in un organismo come il Security Council nel quale è complicato ragionare su azioni concrete visti i reciproci veti posti alle singole risoluzioni, il joint statement risulta essere ancor più significativo per il peso delle parole usate e nell’ambito di una situazione che ha riportato il tema nucleare protagonista delle agende degli Stati.
“Una guerra nucleare non può essere vinta e non dev’essere mai combattuta. Le armi nucleari dovrebbero servire a solo scopo difensivo, per scoraggiare eventuali aggressioni e prevenire una guerra. Crediamo fortemente che lo stop alla diffusione di armi nucleari sia di fondamentale importanza”, si legge nel comunicato. Tra i commenti alla pubblicazione del joint statement, quello del vice Ministro degli Esteri cinese Ma Zhaoxu, che ritiene che in questo modo “è stato accresciuta la reciproca fiducia, che prende il posto della competizione per giungere al coordinamento e alla cooperazione”. Secondo l’esponente governativo di Pechino, la Cina ha promosso l’inclusione riaffermando che nessuna nazione è obiettivo dell’uso dell’arma nucleare, come precisato in maniera ben definita in un passaggio del testo approvato dai cinque Paesi.