Mentre Xi Jinping raccoglie contratti e apprezzamenti per il suo «charme» in Europa, in Cina tornano d’attualità le proteste ambientali. Da domenica a Maoming (nella regione sud orientale del Guangdong) i cittadini protestano contro una fabbrica petrolchimica della Sinopec. La repressione della polizia è stata dura, sui social network si parla di morti e feriti, mentre le contestazioni e la solidarietà si diffonde nel resto del paese.
L’impianto di paraxilene presso la raffineria di Maoming «è stato oggetto di forte opposizione locale da quando è stato proposto la prima volta nel 2005. Faceva parte di un piano originale per una massiccia espansione della capacità del Paese di produrre PX, al momento uno dei composti petrolchimici più redditizi», hanno scritto sui media locali. Già nel 2007c’erano state manifestazioni imponenti contro un un impianto PX vicino ad una zona residenziale della ricca città di Xiamen. Allora le proteste portarono alla vittoria, perché le autorità e il suo investitore di Taiwan decisero di di spostare l’impianto.
Manifestazioni di massa successive contro il PX – a Dalian nel 2011 e a Kunming nel 2013 – hanno ottenuto altri risultati importanti, «anche se – scrive il Financial Times – l’impianto di Dalian è ancora in funzione e la compagnia petrolifera nazionale CNPC non ha abbandonato i suoi piani per la costruzione di un impianto di PX nella sua raffineria a Kunming».
Le fotografie relative alle proteste di Maoming, pubblicate su Weibo, il Twitter cinese, hanno mostrato molte persone scese in strada per protestare per la chiusura o il trasferimento dell’impianto.
Alcune immagini – ha scritto la stampa internazionale – «hanno mostrato la polizia paramilitare in movimento attraverso la città, mentre le fotografie non verificabili hanno mostrato persone insanguinate che giacciono sulle strade. Una persona ha scritto che quattro adolescenti sono stati uccisi negli scontri e un portale internet ha detto che le auto della polizia sono state bruciate, ma tutto è da verificare».
«Sono furioso. Che tipo di governo è questo? Ignora gli appelli della gente comune e la polizia paramilitare arriva persino a picchiare le persone» è stato scritto su Weibo.

E oggi la protesta dilaga, come riporta il Financial Times: «Centinaia di manifestanti sono scesi nelle strade di Guangzhou, capoluogo della provincia, per sostenere i residenti della città di Maoming, dove le autorità intendono costruire un impianto per la fabbricazione del paraxilene chimico tossico (PX). Uno degli organizzatori della protesta di Guangzhou ha detto che la polizia ha arrestato nove dimostranti martedì, anche se uno è stato poi rilasciato per motivi medici. Ha aggiunto che gli avvocati e i familiari non erano stati autorizzati a visitare i manifestanti arrestati».
Human Rights Watch, il gruppo per i diritti umani con sede a New York, ha chiesto alle autorità cinesi di indagare se la polizia di Maoming avesse fatto un uso «sproporzionato della forza» e ha chiesto un rapporto ufficiale sulle violenze. «Il premier Li Keqiang ha promesso di lanciare una «guerra contro l’inquinamento», ma quando i cittadini dimostrano le loro preoccupazioni per l’ambiente sembrano essere in pericolo», ha detto Sophie Richardson, di Hrw.
In Cina negli ultimi anni le proteste ambientali sono aumentate del 120 percento, superando quelle relative al mondo del lavoro e ai diritti della terra.
Mentre Xi Jinping raccoglie contratti e apprezzamenti per il suo «charme» in Europa, in Cina tornano d’attualità le proteste ambientali. Da domenica a Maoming (nella regione sud orientale del Guangdong) i cittadini protestano contro una fabbrica petrolchimica della Sinopec. La repressione della polizia è stata dura, sui social network si parla di morti e feriti, mentre le contestazioni e la solidarietà si diffonde nel resto del paese.