Mancano ormai meno di quattro anni a Tokyo 2020. Le medaglie ottenute in questi giorni a Rio dagli atleti del Sol levante e le iniziative di «soft power» lanciate per le Olimpiadi brasiliane stanno facendo dimenticare le debacle del logo plagiato e dello stadio fuori budget.
Maemuki in giapponese significa, all’incirca, «guardare avanti» ma anche essere «positivi» e «propositivi». Ora che le Olimpiadi di Rio sono nel loro vivo, i preparativi per Tokyo 2020 sono a un punto di svolta. L’imperativo per i responsabili della kermesse e gli atleti del Sol Levante è categorico: bisogna guardare avanti, prepararsi, e sbagliare il meno possibile. Essere maemuki.
Per prima cosa è necessario ottenere un successo sportivo storico. Il Giappone è al momento terzo nel medagliere olimpico, dietro Usa e Stati Uniti con 22 medaglie. Gli eroi di questo inizio di Olimpiade si chiamano Kosuke Hagino, vincitore del primo oro della competizione per il Giappone nella 400 misti, e secondo solo a Micheal Phelps nei 200 misti, Rie Kaneto, prima giapponese a tornare sul podio dei 200 rana dopo 24 anni, Jun Mizutani, bronzo storico nel singolo del ping pong, e il «re» ginnasta Kohei Uchimura, confermatosi campione olimpico. L’obiettivo stabilito dal Comitato olimpico giapponese è 14 ori. E con 7 già nel cassetto, a più di una settimana dalla conclusione di queste olimpiadi, sembra a portata di mano.
Poi bisogna rafforzare l’immagine del paese all’estero. Per questo a Rio è stata allestita una Japan House, in cui vengono presentate le eccellenze sportive, culturali, ambientali, artistiche e tecnologiche del paese del Sol levante. Un museo tematico sponsorizzato dal governo giapponese e della città di Tokyo preparato per avvicinare il pubblico al paese che ospiterà i prossimi giochi olimpici. Intanto, gli atleti del Sol levante stanno collezionando successi.
Meglio quindi guardare avanti perché a guardare indietro si inorridisce. La marcia di avvicinamento a Tokyo 2020 non è finora stata delle migliori. A cominciare dal primo logo ufficiale della competizione, rivelatosi un plagio; passando per il progetto del nuovo Stadio Nazionale, firmato Zaha Hadid, le cui strutture avveniristiche si sono dimostrate troppo costose per le casse del comitato organizzatore della kermesse e dello stato; o per i soldi pubblici finiti nelle casse del Japan Sports Council per la costruzione di un nuovo quartier generale da 16 piani con annesso hotel a fianco del nuovo stadio; per arrivare alle inchieste sulle modalità con cui Tokyo si sarebbe aggiudicata le Olimpiadi.
A maggio di quest’anno è partita un’inchiesta francese su un versamento a sei zeri — si parla di 2 milioni di dollari — fatto dal Comitato olimpico giapponese su un conto singaporiano intestato a Black Tidings, agenzia che ha prestato consulenze all’Associazione internazionale dell’Atletica (IAAF).
Il titoare, Ian Tan, 34 anni, è associato a Papa Massata Diack, anche lui ex consulente della IAAF per gli sponsor, oggi ricercato dall’Interpol e bandito a vita dal mondo dell’atletica. Papa Massata è figlio di Lamine Diack, ex presidente della IAAF ed ex membro del Comitato Olimpico Internazionale (CIO), oggi sotto inchiesta in relazione allo scandalo sul doping degli atleti russi e in libertà vigilata in Francia.
Black Tidings era già al centro dell’attenzione degli investigatori per un rimborso sospetto da 300 mila euro versato alla maratoneta russa Liliya Shobukhova, emerso dopo un tentativo della stessa di truccare i risultati di un test antidoping.
Il versamento giapponese è «strano» per il settore delle sponsorizzazioni sportive, ha spiegato Duncan MacKay del sito insidethegames allo Straits Times di Singapore. Innanzitutto perché Black Tidings non aveva precedenti nelle sponsorizzazioni di eventi sportivi; poi, perché non sarebbe mai stata presente agli eventi organizzati dalle città candidate; e infine perché la maggior parte delle agenzie di consulenza del settore preferiscono fatturare su base mensile.
Secondo gli inquirenti francesi, i soldi versati dal comitato organizzatore di Tokyo 2020 a Black Tidings sarebbero stati «funzionali» all’acquisto di voti all’interno del CIO per l’assegnazione delle olimpiadi alla capitale giapponese. Favori economici per ingraziarsi i funzionari del CIO non sono certo una novità. Prima delle Olimpiadi invernali di Nagano, nel 1998, ha ricordato il Guardian, membri del CIO avevano ricevuto in regalo soggiorni in resort termali dagli organizzatori giapponesi.
Dopo le rivelazioni della stampa, il governo giapponese ha annunciato l’avvio di un’indagine sui fatti. Il comitato organizzatore si è comunque difeso dalle accuse di corruzione, giustificando i versamenti come «consulenze». La «tregua olimpica» di questi giorni ha favorito l’oblio sull’inchiesta. Tokyo guarda avanti. Ma chissà per quanto ancora.
@Ondariva
Mancano ormai meno di quattro anni a Tokyo 2020. Le medaglie ottenute in questi giorni a Rio dagli atleti del Sol levante e le iniziative di «soft power» lanciate per le Olimpiadi brasiliane stanno facendo dimenticare le debacle del logo plagiato e dello stadio fuori budget.