Per la prima volta all’Onu è stata commemorata la Nakba, lo sfollamento di massa dei Palestinesi dalle loro case settantacinque anni fa, ricordato ogni 15 maggio dalla popolazione palestinese come “il giorno della catastrofe”. Oltre agli Stati Uniti sono stati quarantacinque i paesi che hanno deciso di non aderire all’evento organizzato dall’ONU
Per la prima volta nella sua storia, lunedì l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha commemorato la Nakba palestinese. Con la giornata della Nakba ogni 15 maggio, i palestinesi ricordano quello che chiamano “il giorno della catastrofe”, per piangere la creazione dello Stato di Israele nel 1948 e la conseguente distruzione dei villaggi palestinesi e lo sfollamento di 700.000 palestinesi che da allora sono diventati rifugiati. In occasione infatti della creazione dello stato ebraico, i nuovi cittadini israeliani sono rientrati nelle città che dichiaravano abitate dai loro avi e hanno preso le case che abitavano i palestinesi. Alcune, dicevano, erano quelle di famiglia, abbandonate secoli prima, altre invece senza alcun legame se non ideale. E così i palestinesi sono stati letteralmente cacciati dalle case, dai villaggi, diventando profughi sia nella terra che abitavano, sia nei paesi arabi vicini.
La storiografia contemporanea, dopo una prima negazione della Nakba, sembra accettare l’idea della cacciata dei palestinesi. In una dichiarazione pubblicata sul suo sito, l’ONU ha affermato che “Quest’anno ricorre il 75° anniversario dello sfollamento di massa dei palestinesi noto come la Nakba o la catastrofe. Il Comitato delle Nazioni Unite per l’esercizio dei diritti inalienabili del popolo palestinese (CEIRPP) commemorerà il 75° anniversario della Nakba presso la sede delle Nazioni Unite a New York”. Una decisione che non ha mancato di innescare polemiche e prese di posizione contrarie. L’amministrazione americana di Biden ha subito preso le distanze dall’evento, non partecipandovi, pur non rinnegando la sua assistenza finanziaria ai rifugiati palestinesi. Gli Stati Uniti “non hanno partecipato a questo evento organizzato dal Comitato sui diritti inalienabili del popolo palestinese, e non abbiamo mai programmato di partecipare a questo evento”, ha detto il portavoce della Missione statunitense all’ONU Nathan Evans.
Oltre agli Stati Uniti sono stati 45 i paesi che hanno deciso di non aderire all’evento organizzato dall’ONU. Tra questi il Regno Unito, il Canada, l’Australia, l’Albania, l’Ucraina l’India e 11 dei 27 Stati membri dell’Unione Europea, ovvero: Austria, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Germania, Grecia, Ungheria, Italia, Portogallo, Romania e Slovacchia.
Israele, da qualche anno, ha varato una legge che vieta qualsiasi ricorrenza nel proprio territorio della Nakba palestinese. Uno dei momenti centrali dell’evento di New York è stato un discorso del presidente dell’Autorità palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) che ha chiesto la cacciata di Israele dalle Nazioni Unite. Abbas ha anche accusato gli Stati Uniti e il Regno Unito di essere responsabili della Nakba, di sostenere Israele e le sue politiche. Abbas ha poi chiesto alle Nazioni Unite di tenere annualmente tali eventi legati alla Nakba.
Il discorso del presidente palestinese ha suscitato molte critiche specie dal lato israeliano. L’ambasciatore di Israele alle Nazioni Unite, Gilad Erdan, ha detto che “Abu Mazen è delirante. Allo spregevole evento della Nakba, Abbas ha osato paragonare il governo israeliano al malvagio regime nazista, tra le altre menzogne antisemite assolutamente ripugnanti. I Paesi che hanno boicottato l’evento, oltre a Israele, hanno scelto di non cedere all’odio e alla menzogna. Meritano di essere elogiati per essersi schierati dalla parte giusta della storia”. Durante l’evento, sono stati proiettati numerosi video che hanno evidenziato la sofferenza dei rifugiati palestinesi mentre i sopravvissuti descrivevano come i residenti dei loro villaggi furono massacrati dall’esercito israeliano.
Il ministro degli Esteri Eli Cohen, tuttavia, non è riuscito a convincere la Svezia, paese che ha visitato quello stesso lunedì, a boicottare l’evento. Anche Cohen ha elogiato quei paesi che “hanno difeso la verità” e non hanno partecipato all’evento “vergognoso”. “Combatteremo la menzogna della ‘Nakba’ con tutte le nostre forze e non permetteremo ai palestinesi di continuare a diffondere bugie e distorcere la storia”, ha detto Cohen.
La storiografia contemporanea, dopo una prima negazione della Nakba, sembra accettare l’idea della cacciata dei palestinesi. In una dichiarazione pubblicata sul suo sito, l’ONU ha affermato che “Quest’anno ricorre il 75° anniversario dello sfollamento di massa dei palestinesi noto come la Nakba o la catastrofe. Il Comitato delle Nazioni Unite per l’esercizio dei diritti inalienabili del popolo palestinese (CEIRPP) commemorerà il 75° anniversario della Nakba presso la sede delle Nazioni Unite a New York”. Una decisione che non ha mancato di innescare polemiche e prese di posizione contrarie. L’amministrazione americana di Biden ha subito preso le distanze dall’evento, non partecipandovi, pur non rinnegando la sua assistenza finanziaria ai rifugiati palestinesi. Gli Stati Uniti “non hanno partecipato a questo evento organizzato dal Comitato sui diritti inalienabili del popolo palestinese, e non abbiamo mai programmato di partecipare a questo evento”, ha detto il portavoce della Missione statunitense all’ONU Nathan Evans.