Già nel 2006 l’OCSE (l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) riconobbe l’alto livello raggiunto dall’istruzione finlandese in quanto ad opportunità di studio, qualità dell’insegnamento e risultati professionali. Nel rapporto si affermava che il tipo di istruzione applicato aiuta i ragazzi a capire più che a ripetere nozioni. La novità emersa negli ultimi tempi è che l’educazione sta diventando un vero articolo di esportazione nel mercato globale. Interi paesi sono disponibili a traferire in patria – quasi come un format televisivo – il sistema educativo finlandese, divenuto fin dal 2012 uno dei marchi più efficaci, imitato nel mondo (negli Emirati Arabi lavorano come consulenti decine di insegnanti finlandesi).
Naturalmente, dato che qui si parla di stati molto diversi tra loro, è impossibile una riproduzione in toto dei metodi di insegnamento, da cui tuttavia si prende spunto. Il successo inizia dal paese “produttore”, dove i progressi dell’istruzione pubblica sono proseguiti costantemente attraverso i cambiamenti degli anni recenti, in cui i governi di coalizione hanno introdotto una maggiore apertura alle scuole private, che in Finlandia presentano varianti nelle aree di lingua svedese (obbligatoria anche nelle altre scuole, essendo la seconda lingua ufficiale: il paese è bilingue).
Lo stato nordico quindi è abituato a considerare l’ apprendimento un processo in cui contributi culturali diversi portano all’individuazione di soluzioni condivise: quest’anno è stato lanciato un programma per aiutare gli studenti immigrati a proseguire nei livelli più alti di istruzione a partire dall’autunno del 2014 (è già operativo alla “Helsinki Vuosaari High School”). Il piano riguarda studenti che vivono in Finlandia da tempo, ma non abbastanza per avere già le stesse competenze linguistiche di quanti vi sono nati e cresciuti.
Le imprese private del settore non si sono lasciate sfuggire le nuove opportunità, che comprendono l’edutainment, così “Rovio” (l’azienda finlandese creatrice del noto videogioco “Angry Birds”) all’inizio dell’autunno ha annunciato a Pechino che i videogame faranno la loro parte nella esportazione dell’apprendimento “made in Finland”: a testimoniare la serietà della promessa c’era il Premier finlandese Jyrki Katainen. Progetti pilota di insegnamento attraverso il divertimento saranno quindi lanciati nelle scuole della capitale cinese e l’Università di Helsinki parteciperà all’elaborazione dell’idea.
Un fattore determinante nel paese è la tradizione di attenzione alle diverse esigenze didattiche riscontrabili nella popolazione, in forza della presenza di una minoranza linguistica con una fortissima tradizione culturale, letteraria e politica (i cittadini di lingua svedese) e grazie alla scelta di tutelare i lapponi – 1500 di loro parlano esclusivamente le lingue Sami nella regione della Lapponia – anche se questi vivono (oltre che in Finlandia) in Svezia, in Federazione Russa ed in Norvegia, rendendo impossibile una loro identificazione con un singolo stato d’origine.
Già nel 2006 l’OCSE (l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) riconobbe l’alto livello raggiunto dall’istruzione finlandese in quanto ad opportunità di studio, qualità dell’insegnamento e risultati professionali. Nel rapporto si affermava che il tipo di istruzione applicato aiuta i ragazzi a capire più che a ripetere nozioni. La novità emersa negli ultimi tempi è che l’educazione sta diventando un vero articolo di esportazione nel mercato globale. Interi paesi sono disponibili a traferire in patria – quasi come un format televisivo – il sistema educativo finlandese, divenuto fin dal 2012 uno dei marchi più efficaci, imitato nel mondo (negli Emirati Arabi lavorano come consulenti decine di insegnanti finlandesi).