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Paul Manafort, l’uomo che ha diviso l’Ucraina


Le accuse di essere un uomo di Putin, la collaborazione con Yanukovich, il sospetto di aver preso milioni sottobanco e aver organizzato le proteste anti Nato in Ucraina. Alla fine lo spin doctor di Trump ha mollato.

Le accuse di essere un uomo di Putin, la collaborazione con Yanukovich, il sospetto di aver preso milioni sottobanco e aver organizzato le proteste anti Nato in Ucraina. Alla fine lo spin doctor di Trump ha mollato.

Paul Manafort non ce l’ha fatta a resistere alle accuse e ha gettato la spugna. Il regista della campagna elettorale di Donald Trump era chiacchierato da tempo per la sua abitudine a offrire i suoi servigi a dittatori, autocrati e cleptocrati. Un uomo che può vantare nel suo portfolio clienti il dittatore congolese Mobutu Sese Seko, quello delle Filippine, Ferdinand Marcos, e l’ex presidente ucraino Viktor Yanukovich (che dittatore non era, ma guidava una cleptocrazia senza eguali). A costringere Manafort a dimettersi dall’incarico, però, non sono stati i dubbi sui suoi legami con Yanukovich, oggi rifugiato in Russia, ma le accuse di aver preso soldi in nero proprio nel suo «periodo ucraino», un argomento a cui gli elettori americani sono particolarmente sensibili. Tanto che l’Fbi ha inserito il suo nome in una più ampia indagine sui legami tra aziende americane e il sistema corrotto di Yanukovich.

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