
Xi Jinping, “nucleo” del Partito, non ha perso tempo a utilizzare il rinnovato potere, non che prima non ne avesse, ottenuto durante il Sesto plenum del partito. Ha sostituito il ministro delle finanze, Lou Jiwei – e altri due ministri – in una mossa decisamente a sorpresa. Il tutto mentre il Pcc aspetta gli esiti del voto presidenziale negli Stati Uniti.
Si dirà che Lou, già a capo del fondo sovrano cinese e ritenuto uno dei più importanti riformatori e apprezzati economisti cinesi anche all’estero, ha 66 anni. Il suo mandato sarebbe dunque comunque terminato, ma in previsione del Congresso del 2017 Xi Jinping puntella la propria squadra.
Lou Jiwei ha avuto una grande importanza nel risanare le finanze cinesi, e ha spinto per altre riforme, compresa l
a possibilità di un aumento del sistema fiscale. In particolare Lou Jiwei aveva specificato che la “tassa sulle proprietà immobiliari” sarebbe stato il “prossimo step” del suo ministero.
Si sarebbe trattato, o si tratterebbe, di una manovra decisamente impopolare, ma non può bastare questa avvisaglia a giustificare l’avvicendamento. Lou Jiwei, presumibilmente, non aveva più idee concordi con Xi Jinping, che ha preferito mettere al suo posto un suo uomo “fidato”.
Si tratta di Xiao Jie, già vice segretario generale del Consiglio di Stato e a capo dell’amministrazione statale delle Imposte cinesi. La nomina, formalmente, è avvenuta durante una seduta del “parlamento” cinese, ma già sono iniziate le speculazioni sulla scelta del “nucleo” Xi.
Secondo alcuni osservatori Xiao Jie sarebbe la persona ideale per fare da tramite tra Xi e Li Keqiang, il primo ministro, essendo un alleato di Xi e avendo già lavorato a stretto contatto con Li.
Secondo altri analisti la mossa di Xi andrebbe in senso conservatore: bloccare le riforme e l’aumento delle tasse, per arrivare al meglio (anche in Cina esiste un concetto, per quanto particolare, di “consenso”) al congresso decisivo del prossimo anno.
A seguito di questa notizia la giornata di lunedì per Pechino, dal punto di vista finanziario, è stata traballante. Le Borse cinesi hanno chiuso la seduta in modo contrastante, nel giorno in cui, a sorpresa, Xiao Jie è stato designato, dal Comitato permanente dell’Assemblea nazionale del popolo, nuovo ministro delle Finanze al posto di Lou Jiwei.
L’indice Composite di Shanghai – invece – ha guadagnato lo 0,26%, salendo a 3.133,33 punti, mentre quello di Shenzhen è scivolato poco sotto la parità (-0,02%), a quota 2.066,81.
Tutto questo a ridosso dell’elezione del presidente degli Stati uniti, evento che viene osservato con notevole attenzione da parte di Pechino. Una parte del Pcc forse gradirebbe una novità come Trump, perché probabilmente più concentrato su questioni interne e forse meno interessato a posizioni rigide per quanto riguarda l’area asiatica. Ma i cinesi sanno che Hillary probabilmente ha più chances e non è escluso che una parte rilevante della nomenklatura a Pechino non gradisca proprio lei.
L’ex segretaria di Stato è conosciuta, è già stata al centro di trattative con i cinesi e Pechino, almeno in politica estera, non ama le sorprese, anzi. Clinton significherebbe uno scoglio forse più pericoloso di Obama per la Cina, ma per Pechino pensa di riuscire a tenerla sotto controllo.
@simopieranni