Chi si aspettava una Manovra “generosa” sulla previdenza è rimasto deluso. Scompare la Quota 100 e si torna alla legge Fornero. Confermato il reddito di cittadinanza, anche se subirà una “stretta”. E sulla riforma speciale decideranno i partiti
La luna di miele di Mario Draghi con i partiti e i sindacati, a cominciare dalla Lega, forse sta finendo, ma era inevitabile quando bisogna prendere provvedimenti “dragoniani” (con la g) per salvare le casse dello Stato. Ed eccoci dunque al “redde rationem” della Manovra economica (una finanziaria da 23,4 miliardi), che il premier presenterà al Consiglio dei Ministri giovedì. Incontro in cui verrà intonato il “de profundis” della Quota 100 e il ritorno al regime Fornero.
C’erano molte attese sulla riforma “epocale” delle pensioni (talmente “epocali” che ogni Governo se ne fa una). Si sperava che si aprissero le maglie e si abbassasse il numero dei contributi per ritirarsi dal mondo del lavoro e invece le maglie si sono ristrette. Il Governo propone una Quota 102, che diventa addirittura 104 nel 2022, ritardando ancor più l’età pensionabile. Eppure si erano fatte ipotesi molto più generose; la primavera scorsa era circolata addirittura l’ipotesi di un monte contributivo di soli 37 anni o di un’età minima di 62 anni a prescindere dai contributi. Se le cose restassero come annunciato dal Ministro dell’Economia Franco e dal premier, i più penalizzati sarebbero i nati negli anni ’60, i cosiddetti baby boomers, i più colpiti, mentre i “salvati” sarebbero i nati nel ’58, con 37 anni di contributi, cui si dà la possibilità di usufruire della Quota 102 e 104.
Da gennaio 2022, tornerà il temuto “scalone” anagrafico che, dai 62 anni di età e 38 anni di contributi (sommati fanno 100), impone bruscamente un minimo di 67 anni di età per la pensione di vecchiaia e almeno 42 anni e 10 mesi di contributi (uno in meno per le donne) per quella anticipata.
Dal lato opposto i nati nel ’58 con 37 anni di contributi a oggi, che nel 2022 avrebbero potuto andare in pensione con Quota 100, potranno andare in pensione con Quota 102 (quando compiranno 64 anni di età e 38 di contributi). Non si sa ancora della sorte certa di Opzione donna (costo, 100 milioni all’anno), riguardante le lavoratrici sulla soglia dei sessant’anni. Gli altri due pilastri della Manovra sono il reddito di cittadinanza, costo 8,6 miliardi di euro, che subirà una “stretta” (ma perché non impiegare i percettori ancora senza lavoro con lavori urbanistici, ci si chiede da più parti) e soprattutto la riforma fiscale. Ma qui il Governo sembra voler delegare il Parlamento, chiamato a decidere su un “fondo” speciale di 8 miliardi. Sperando che non si tramuti in un assalto alla diligenza.
Chi si aspettava una Manovra “generosa” sulla previdenza è rimasto deluso. Scompare la Quota 100 e si torna alla legge Fornero. Confermato il reddito di cittadinanza, anche se subirà una “stretta”. E sulla riforma speciale decideranno i partiti