Hezbollah ha liberato Arsal, la cittadina libanese al confine con la Siria dove avevano trovato rifugio migliaia di jihadisti. Gli echi della battaglia arrivano al sud del Paese, da qui villaggi dove sono nati i combattenti morti nella battaglia.
NABATIEH (Sud del Libano). Nel nord del Libano si è appena conclusa la battaglia di Arsal, ma la sua storia può essere raccontata anche da uno dei tanti villaggi del sud del Libano dove è fortemente radicato il partito di Hezbollah. Dai tempi della lotta di liberazione contro l’occupazione israeliana questi paesi continuano a pagare un pesante contributo di sangue allecampagne militari del Partito di Dio.
In questi giorni molti funerali di combattenti si sono svolti nel distretto di Nabatieh, mentre Hezbollah si lanciava all’attacco delle aree controllate da Jabhat Fatah al-Sham alla periferia di Arsal.
Divisa dalla Siria solo dalla catena montuosa del Qalamoun, Arsal è un’enclave sunnita in una regione a maggioranza sciita. Quando esplose la guerra civile in Siria i ribelli sunniti presero immediatamente il controllo di quella parte del confine. Per quasi tre anni quella frontiera è stata la principale via di transito per i miliziani e i loro approvvigionamenti.
La cittadina libanese era diventata una base per le formazioni islamiste impegnate nei combattimenti, ma anche un rifugio per decine di migliaia di civili in fuga. In pochissimo tempo un numero stimato tra i 35.000 e i 40.000 siriani si riversarono ad Arsal, contro una popolazione libanese di 35.000 persone.
Tutto questo fino a quando, nel 2015, l’esercito siriano appoggiato da Hezbollah lanciò una campagna per la riconquista della zona di confine. Dopo mesi di battaglie feroci combattute sulle montagne del Qalamoun la frontiera fu sigillata, anche grazie alle operazioni militare dell’esercito libanese sul proprio versante della montagna.
Arsal e i suoi miliziani da allora sono bloccati. Circondati dal lato siriano dall’esercito e da Hezbollah, mentri le forze armate libanesi hanno mantenuto un cordone di sicurezza intorno alla città, per impedire ai terroristi di disperdersi nel Paese.
Così di nuovo in questi giorni di guerra i cimiteri dei villaggi del sud sono tornati ad accogliere gli uomini di Hezbollah morti in combattimento.
Nella cittadina di Toul una donna, Umana Mousa, ha lanciato delle rose sul corpo di suo figlio, Muhammad Taleb Shuaib, avvolto nella bandiera di Hezbollah per la sepoltura.
“Sono orgogliosa di accompagnare mio figlio sull’altare del martirio. Se non fosse per i sacrifici fatti da Hezbollah nella sua battaglia contro ISIS in Siria i militanti sarebbero arrivati nelle nostre case in Libano.”
Poco dopo al piccolo cimitero è arrivato anche il feretro di Hassan al-Azi. Il corpo del giovane è arrivato su un autocarro. Due ali di persone lo hanno accompagnato nel percorso dall’ospedale. Hassan era un comandante veterano della Siria, nonostante i suoi 25 anni di età. Al suo funerale ha partecipato anche il deputato Hezbollah Mohammad Raade altri notabili del partito.
“Dio ci ha dato tanti giovani che credono nel loro Signore e affrontano i terroristi. Hussein (l’Imam alla base della dottrina sciita ndr) li aspetterà in paradiso.” Ha detto ancora Umana Mousa. “Vinceremo e faremo sapere a tutti che ogni volta che un martire cade la nostra volontà si rafforza e possiamo proteggere il Libano e la sua gente con tutte le sue sette.”
@MauroPompili
Hezbollah ha liberato Arsal, la cittadina libanese al confine con la Siria dove avevano trovato rifugio migliaia di jihadisti. Gli echi della battaglia arrivano al sud del Paese, da qui villaggi dove sono nati i combattenti morti nella battaglia.