Nel caos generato dalla questione marò in Italia, qualsiasi cosa si scriva circa l’India assume tratti da indignazione continua. Il caso del visto indiano che prima si poteva chiedere solo mostrando il conto in banca e poi alla fine no.

La notizia è marginale ma sintomatica di una deriva “di pancia” di un certo giornalismo quando si parla di India. Un lancio dell’agenzia Ansa il 28 febbraio metteva in allarme i prossimi viaggiatori italiani diretti nel subcontinente con un perentorio “India: per visto serve estratto conto”.
Nel pezzo si riporta la versione di alcuni non meglio specificati “tour operator”, secondo i quali da lunedì 3 marzo (oggi) le nuove procedure per la richiesta del visto (quale visto? turistico, business, studente? non si specifica) comprenderebbero, oltre ai soliti moduli e fototessere, anche una copia del proprio estratto conto. Operazione che, spiegano i tour operator, “va contro la dignità del nostro paese e dietro la quale temiamo c’entri la vicenda marò”.
La novità, sempre secondo l’Ansa, sarebbe confermata dal consolato indiano di Milano, da dove ci tengono a specificare che, al momento, qualsiasi indiano faccia richiesta di un visto per l’Italia deve presentare il saldo del proprio conto in banca.
Mathew Myladoor di YOUng, mentre la notizia faceva il giro delle testate online in Italia, ha pensato bene di chiamare l’ambasciata indiana a Roma chiedendo ragguagli. Il responsabile per i visti, Shri Rajeev Kumar, smentisce la notizia: per la richiesta dei visti turistici non è cambiato assolutamente nulla.
Nella giornata di oggi, invece, Marco Restelli di MilleOrienti, compie un’altra opera di fact-checking e chiama l’Ufficio nazionale del turismo indiano, dove gli spiegano che le regole sono rimaste identiche e, al massimo, l’estratto conto verrà richiesto “in casi particolari” (non si capisce se per richiesta visto turistico o business).
Insomma, pare che la procedura di richiesta di visto per l’India non abbia subìto alcuna modifica, chi ha intenzione di venire in India non deve preoccuparsi. Rimane da capire che senso abbia riprendere e ammplificare una notizia piuttosto vaga, mettendoci il carico della ripicca per il caso marò e, fino a questo momento, dimenticarsi di pubblicare una rettifica.
Nel caos generato dalla questione marò in Italia, qualsiasi cosa si scriva circa l’India assume tratti da indignazione continua. Il caso del visto indiano che prima si poteva chiedere solo mostrando il conto in banca e poi alla fine no.