Mentre l’incontro tra Putin e Poroshenko a Milano ha riempito i tagli bassi dei quotidiani, il piano di pace sembra aver ottenuto il suo primo vero risultato tangibile: far scomparire la guerra nel Donbass dalle (non solo) prime pagine dei giornali. Intanto la tregua in Ucraina continua a uccidere, e tutti sono colpevoli.
C’è un video che ha cominciato a circolare sui canali vicini ai separatisti già da luglio scorso. Mostrava residui inesplosi di armi a grappolo, o cluster bombs, in zone abitate. Secondo loro, erano stati sparati da postazioni dell’esercito ucraino. I video e le testimonianze si sono moltiplicati. Le accuse alle forze regolari di Kiev di usare armi vietate e di violare le norme internazionali di guerra sono rimbalzate sul web e su alcuni mezzi d’informazione. Per chi non lo credeva possibile, si trattava solo di disinformazione e propaganda filorussa. Poi è arrivato l’ennesimo report di Human Rights Watch che punta il dito sull’Ato per l’uso – almeno in alcuni casi – di cluster bomb, ed è stato chiaro ancora una volta che in questa guerra, come in tutte le guerre, le mani sporche di sangue non sono solo da una parte. È però qualcosa di cui si parla malvolentieri.
Proviamo allora a dire le cose senza preoccuparci di scontentare un po’ tutti.
Quello che non si può dire
I separatisti sono dei criminali. Non tutti, e non individualmente. Ma è ormai chiaro che la gestione di Novorossija nelle mani dei miliziani è più simile a un Far west senza manco sceriffi che a uno stato nascente che lotta per la propria indipendenza. I casi documentati di sequestri, torture, esecuzioni sommarie, e un’infinità di crimini e abusi sono così tanti che è davvero difficile giustificarli con la guerra che regna sul loro territorio. E la guerra stessa non fa eccezione. I separatisti piazzano le proprie postazioni in zone abitate, tra i condomini, vicino alle scuole e agli ospedali. È un crimine specifico, previsto dalla IV Convenzione di Ginevra, ed è applicabile anche ai ribelli. Il perché l’ho scritto qui.
Human Rigts Watch e Amnesty International – due organizzazioni decisamente fuori da ogni sospetto di parteggiare per i filorussi – hanno diffuso in più occasioni dei report sul campo che proverebbero l’uso di artiglieria pesante e armi tattiche da parte dell’esercito regolare su Donetsk e Lugansk. E io stesso ho documentato qui l’uso dell’aviazione militare sul centro di Lugansk, seppur probabilmente per errore. Sono crimini di guerra, previsti dalla stessa convenzione di sopra. Perché non si può dire?
133mila colpi
Quello che ha documentato Hrw il 21 ottobre è ancora più grave. Perché avviene durante una tregua che sta facendo vittime come e più di prima (i casi documentati risalgono ai primi di ottobre), e perché le cluster bomb sono state bandite da 114 paesi al mondo. Il fatto che l’Ucraina non abbia firmato il trattato per la messa al bando non rende il loro uso meno criminoso. Sono armi concepite per massimizzare le vittime in maniera indiscriminata. Ogni munizione contiene 30 submunizioni, ognuna delle quali contiene a sua volta 370 frammenti esplosivi. E ogni lanciarazzi tipo Smerch o Uragan spara una raffica di 12 colpi.
In almeno 12 casi, secondo Hrw, sono state usate bombe a grappolo su Donetsk e altre località abitate sotto il controllo dei ribelli, causando almeno 6 morti e decine di feriti. Anche se non c’è la pistola fumante, dice il report che “ci sono prove molto evidenti che le forze governative di Kiev hanno usato cluster bomb”. La stessa Hrw riferisce che anche i separatisti sono sospettati di aver usato cluster bomb, ma i crimini di una parte non giustificano quelli dell’altra.
È una responsabilità che ricade sui comandanti dell’Ato e sullo Stato maggiore ucraino, e che non fa onore alla memoria di chi è morto sul selciato di Maidan Nezalezhnosti per costruire un Paese migliore.
Mentre l’incontro tra Putin e Poroshenko a Milano ha riempito i tagli bassi dei quotidiani, il piano di pace sembra aver ottenuto il suo primo vero risultato tangibile: far scomparire la guerra nel Donbass dalle (non solo) prime pagine dei giornali. Intanto la tregua in Ucraina continua a uccidere, e tutti sono colpevoli.