
Da Levante a Ponente forte e insistente di alza il grido per togliere le sanzioni alla Russia. Ma sarebbe un errore madornale. Di cui pagheremmo tutti le conseguenze.
Che si appoggi o meno la rivoluzione di tre anni fa e tutto quello che ha portato; che si ritenga l’annessione della Crimea una cosa ben fatta a o meno; che si voglia credere o no alla genuinità delle spinte separatiste nel Donbass, sacrificare Kiev sull’altare delle buone relazioni con la Russia è una sciocchezza.
Lo chiedono ormai quasi tutti, da Trump a Le Pen, da Prodi a Orbàn. Ma questo non basta a far pensare che sia la strada giusta da seguire. Dall’insediamento del nuovo presidente Usa, l’internazionale antisanzionista ha avuto una spinta che mette davvero a rischio l’unica (e possibile) risposta occidentale alle violazioni Russe delle norme internazionali.
Buoni propositi
Sembra un bel proposito: tornare a fare affari con Mosca, superare la crisi Ucraina, portare avanti gli accordi di Minsk; e infine, limitare i danni – gravi – che le controsanzioni imposte dalla Russia stanno facendo alle imprese italiane. Ma poi capita un giorno di sentire alla tv che in un paesino di poche anime sommerso dalla neve nelle pianure dell’Ucraina dell’est tuona l’artiglieria. E si muore. Oggi è Avdiivka, ieri Peski, prima ancora Debaltseve. E così via.
Perché l’Ucraina è ancora lì. Perché quella che noi giornalisti abbiamo etichettato come una «guerra a bassa intensità» non è altro che una guerra come le altre che continua ad ammazzare, a «bassa intensità». Il conflitto non è congelato. È un focolaio controllato a distanza, i cui comandi si trovano nelle stanze del Cremlino (ma anche a Kiev). Una specie di enorme pungolo elettrico, lungo fino a Mosca, con cui Putin dà una scossa ogni tanto al bove Ucraina. E con esso a tutti noi.
E poi, la Crimea continua a essere sotto il controllo illegittimo di Mosca. Annessa illegalmente dopo un’occupazione militare maldestramente mascherata da insurrezione popolare. Finché quell’illecito internazionale non sarà sanato, non c’è motivo per allentare la pressione sul Cremlino. Anzi, più il tempo passa senza che la Crimea torni all’Ucraina, più le sanzioni (quelle specifiche) devono essere inasprite. Perché è un crimine che si perpetua ogni giorno.
Il pericolo in Europa
E sembra anche un bel proposito, quello di condizionare l’apertura verso la Russia al rispetto degli accordi di Minsk. Se non fosse che Minsk è un bluff tagliato su misura per i bisogni di Putin. Per l’ignavia di Hollande e Merkel, e per il vantaggio di posizione che abbiamo concesso finora a Putin. Ma anche, va detto, per la maldestra negoziazione degli ucraini. La scelta di Leonid Kuchma per trattare con i separatisti è stata la più indovinata per andare in contro alle posizioni di questi ultimi. Lo storico presidente dell’Ucraina nei primi anni dell’indipendenza è il diretto responsabile del declino economico e dell’ascesa al potere degli oligarchi; è stato lui a tenere l’Ucraina post sovietica nell’orbita della Russia e sempre lui ad aprire la strada alla cleptocrazia degli anni pre Maidan. Un dettaglio: suo genero, l’oligarca Vyktor Pinchuk, è lo stesso che poche settimane fa ha scatenato un vespaio sostenendo che l’unica soluzione alla guerra è fare larghe concessioni ai separatisti e alla Russia. Forse Kuchma non era proprio l’uomo ideale da mandare nel gruppo trilaterale di contatto.
L’Europa ha commesso molti errori nella gestione della crisi ucraina, sin dai giorni prima della Maidan. Sarebbe il caso che non ne commettesse altri e di ben più gravi.
Fare sconti ora alla Russia sulle violazioni del diritto internazionale significa dare a Putin il disco verde per commetterne altre. Far passare impunemente l’annessione della Crimea e l’aggressione militare in Donbass può avere conseguenze catastrofiche in altre regioni d’Europa, dal Kosovo alla Latgallia. Nulla può essere escluso.
No, le sanzioni non solo non vanno rimosse, ma vanno ulteriormente inasprite. Finché la Russia non avrà posto rimedio ai danni causati e affinché non ne causi di più grossi in Europa.
@daniloeliatweet
Da Levante a Ponente forte e insistente di alza il grido per togliere le sanzioni alla Russia. Ma sarebbe un errore madornale. Di cui pagheremmo tutti le conseguenze.