L’Ucraina non ripaga il debito di 3 miliardi di dollari alla Russia e dà vita al quinto più grosso default della storia. L’Imf chiude tutti e due gli occhi e crea un precedente pericoloso. Ma dietro c’è molto di più. Intanto, Mosca chiama Kiev in un tribunale inglese. Che succede se la corte condanna l’Ucraina?
Era tutto previsto. I tre miliardi di dollari che Putin diede a Yanukovich – è proprio il caso di dirla così, brutale – all’alba di Euromaidan per non firmare l’Accordo di associazione con l’Ue non torneranno nelle casse di Mosca. E per questo la Russia ha fatto causa all’Ucraina, portandola in un tribunale di Londra, che ora si trova a dover decidere il primo caso del genere al mondo sul quinto più grosso default di sempre. È Moody’s a dirlo. Che quello ucraino, con un volume di 71,5 miliardi di dollari, è inferiore solo al fallimento di Grecia, Argentina, Russia (nel 1998) e Portorico. Ma è un fallimento strano.
La mancata restituzione dell’Eurobond era stata ampiamente annunciata. L’Ucraina chiedeva un taglio del 20%, come concordato con gli altri creditori privati, ben sapendo che la Russia non avrebbe mai accettato. Dall’altro lato, Putin stesso aveva offerto una dilazione in tre anni, un miliardo l’anno, ben sapendo che Kiev non avrebbe comunque pagato. In mezzo c’era il Fondo monetario internazionale, in attesa di staccare un assegno da 17,5 miliardi di dollari nell’ambito del piano di salvataggio da 40 miliardi. Soldi di cui l’Ucraina, dissanguata da anni di cleptocrazia e dalla guerra in Donbass, aveva un bisogno vitale ma che l’Imf – per sua regola – non avrebbe potuto dare se l’Ucraina si fosse dimostrata un debitore inaffidabile, non onorando un debito sovrano verso un altro membro dello stesso Fondo.
Le cose però sono andate diversamente. Perché Kiev non ha pagato Mosca, andando tecnicamente in default, ma l’Fmi ha trasferito ugualmente la prima tranche di denaro.
Quello che i politici non dicono
Il comportamento dell’Fmi crea un precedente importante. È come dire che da oggi un Paese può non onorare i propri debiti verso altri Paesi senza gravi conseguenze.
Dietro, naturalmente, c’è un cavillo. E dietro ancora c’è quello che i politico non dicono.
Il cavillo è sulla natura del bond, che secondo l’Ucraina è una transazione tra privati, quindi sottratta alle regole dell’Fmi e rinegoziabile come quelli degli altri creditori, mentre per la Russia si tratta di un prestito sovrano, che andrebbe ripagato interamente e in tempo, pena la perdita degli aiuti dell’Fmi.
Dietro il cavillo c’è il vero motivo per cui il governo di Kiev non ha alcuna intenzione di dare quei soldi alla Russia. E cioè che quei tre miliardi di dollari sono il più immediato e ottenibile, benché insufficiente, risarcimento per i ben più grandi danni arrecati con l’occupazione e annessione della Crimea e con la guerra in Donbass. In più c’è l’opinione pubblica ucraina, già esasperata dalla crisi economica e la perdita di pezzi di territorio, che difficilmente digerirebbe tanto zelo nei confronti della Russia.
Inoltre a Kiev insistono nel dire che quei sodi altro non sono stati che una tangente pagata a Yanukovich e alla sua cricca, che si sarebbero messi in tasca fino all’ultimo centesimo, e che il Paese in realtà non abbia avuto il becco di un quattrino. I soldi arrivarono al governo dell’allora presidente poco prima che fosse spodestato dalla rivoluzione della Maidan e abbandonasse il Paese per rifugiarsi in Russia. Per alcuni, addirittura, quei soldi sono stati già restituiti da Yanukovich in cambio delle protezione.
Certo è, che di un prestito davvero strano si tratta. Elargito con i contanti del fondo della Sanità russo, trattato dalle società di consulenza occidentali White & Chase e Clifford Chance, iscritto nel listino della borsa di Dublino, e regolato dalle norme inglesi, contiene alcune clausole inusuali. Come quella secondo cui la somma non avrebbe potuto essere usata per compensare eventuali danni causati dalla Russia. Al Cremlino avevano già in mente di annettere la Crimea quando hanno dato i soldi?
I giudici inglesi, chiamati a decidere, diranno chi ha ragione. Non potranno costringere l’Ucraina a pagare, ma soltanto dare un’arma in più a Mosca per rendere la vita difficile a Kiev. D’altro canto, se il tribunale di Londra dovesse spingersi a esaminare i danni inflitti dalla Russia con l’annessione della Crimea e la guerra in Donbass, la sentenza potrebbe rivelarsi un grande autogol per Putin.
@daniloeliatweet