Durante l’ultima sessione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite, il rappresentante russo Vitlay Churkin ha fatto quello che tutti si aspettavano. Ha alzato la mano e con un solo no contro 11 voti favorevoli e tre astenuti ha stroncato sul nascere il tribunale internazionale sul disastro del Boeing 777. Per sempre.
Il veto era stato ampiamente anticipato. Ma non è solo per quello l’alzata di mano di Churkin non ha sorpreso nessuno. È ormai più di un anno che le autorità e i mezzi d’informazione russi tengono in piedi le sagome di cartapesta di una realtà immaginaria in cui – alternativamente – l’Ucraina o gli Usa, o l’Ucraina per ordine degli Usa, hanno abbattuto il volo malese sui cieli del Donbass.
Il mondo di noialtri, quello reale, dice qualcosa di diverso. Nemmeno un’ora dopo che i relitti infuocati del Boeing erano caduti nelle campagne intorno a Torez, a un’ottantina di chilometri da Donetsk, era già chiaro quale parte fosse responsabile. I capi militari separatisti si erano subito vantati di aver tirato giù un aereo da trasporto truppe ucraino. Le conversazioni intercettate tra i miliziani mandati sul posto e i loro superiori, e un video recentemente diffuso girato da loro stessi, mostravano tutto il loro stupore difronte a valigie piene di vestiti e mucchi di passaporti olandesi. Nei giorni immediatamente successivi in rete erano comparse le immagini di un sistema antiaereo Buk trasportato nella zona e poi portato via con un missile mancante. Infine, quando la notizia del volo civile abbattuto si era diffusa, i post caricati sui social network dagli stessi comandanti separatisti miracolosamente sparivano.
Aggiungiamo che in quella zona di guerra non volavano aerei militari né separatisti, che non ne avevano, né russi, che non ne hanno mai forniti. Quindi gli ucraini non avevano a chi sparare con la contraerea. Erano invece già stati abbattuti diversi velivoli di Kiev, che usava l’aviazione come arma militare e per il trasporto delle truppe. I separatisti avevano quindi a chi sparare, e lo avevano anche già fatto.
Infine, indiscrezioni trapelate dal Joint investigation team, il gruppo internazionale di investigatori guidato da esperti olandesi al lavoro da un anno sul caso, puntano il dito contro i ribelli filorussi. Il rapporto sarà reso pubblico a ottobre.
Insomma, che siano stati i separatisti filorussi con un Buk sottratto agli ucraini, o con uno “prestato” dai russi, o addirittura un commando russo entrato in territorio ucraino per aiutare i ribelli, ci sono pochi dubbi su quale delle due parti in conflitto abbia la responsabilità dei 298 morti. Nell’ultima delle ipotesi, la creazione di un tribunale internazionale a guida Onu potrebbe coinvolgere ufficiali e militari russi.
Una questione di impunità
Il perché del veto, quello vero, lo ha detto proprio Churkin durante la sessione del Consiglio di sicurezza. “Mi auguro che le indagini faranno chiarezza e che sia stabilita l’impunità per coloro che hanno abbattuto l’aereo”. Uno splendido lapsus linguae che per una volta ha invertito la vecchia regola secondo cui per sapere cosa fa la diplomazia russa basta intendere il contrario di quello che dice.
Detto in altri termini, davanti a un quadro probatorio netto che potrebbe portare a stabilire le responsabilità individuali di cittadini e militari russi, la Russia reclama l’impunità. Non certo per salvare un paio di ufficiali dell’esercito o un signore della guerra moscovita (leggi Igor Girkin), ma proprio per affermare il proprio diritto a un’impunità che va oltre la responsabilità. L’impunità che è appannaggio del più forte, delle superpotenze, proprio quello che la Russia di Putin cerca in tutti i modi di essere. L’impunità come quella che da sempre gli Stati Uniti riconoscono ai propri soldati sparsi per il mondo, sottratti a qualunque giustizia nazionale o internazionale che non sia quella a stelle e strisce. Che sa chiudere un occhio e pure l’altro.
In questo senso, il veto della scorsa settimana va oltre l’abbattimento del volo MH17 e delle sue 292 vittime. Che, perdendo forse l’unica occasione possibile per avere giustizia, finiscono per scomparire sempre più sullo sfondo di questo conflitto.
@daniloeliatweet
Durante l’ultima sessione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite, il rappresentante russo Vitlay Churkin ha fatto quello che tutti si aspettavano. Ha alzato la mano e con un solo no contro 11 voti favorevoli e tre astenuti ha stroncato sul nascere il tribunale internazionale sul disastro del Boeing 777. Per sempre.