Le App lanciate dai governi per tracciare i malati di Covid sono state snobbate in tutto il mondo, con pochissime eccezioni. Sfiducia nel digitale istituzionale?
Il logo della App Immuni per tracciare i malati di Covid-19 su uno smartphone. 12 giugno 2020. REUTERS/Guglielmo Mangiapane/Illustration
Le App lanciate dai governi per tracciare i malati di Covid sono state snobbate in tutto il mondo, con pochissime eccezioni. Sfiducia nel digitale istituzionale?
Il logo della App Immuni per tracciare i malati di Covid-19 su uno smartphone. 12 giugno 2020. REUTERS/Guglielmo Mangiapane/Illustration
Mancanza di fiducia nei Governi per la effettiva tutela dei dati personali e scarsa considerazione sulla soluzione tecnologica adottata (bluetooth poco affidabili). Una cosa è certa: in tutto il mondo tranne in Cina (dove praticamente è quasi un obbligo cui non ci si può sottrarre), in Australia e in Corea dove ha funzionato molto bene, nel resto del mondo le App per il tracciamento dei malati di Covid 19 sono state quasi ovunque snobbate.
In India è stata resa obbligatoria per i dipendenti pubblici ma anche lì è stata scaricata 131 milioni di volte che per un continente come quello indiano vuole sempre dire una persona su 10. In Italia la App Immuni ha ottenuto la fiducia del 78% della popolazione anche se il Mit di Boston ha conferito all’Italia 5 stelle per la tecnologia usata e per le garanzie della privacy. Nonostante i sondaggi abbiano segnalato il 44% di utenza interessata all’applicazione, solo 4 milioni di utenti hanno effettivamente scaricato “Immuni”. Sono state segnalate difficoltà relative al movimento fra regioni, che richiedono un cambio nelle impostazioni per l’efficace funzionamento della App. Un fenomeno in controtendenza rispetto al largo uso che si fa del digitale per i motivi più diversi. Ogni minuto su Internet viaggiano 41 milioni di messaggi, 4,5 milioni di persone guardano video su YouTube e 3,8 milioni di persone fanno ricerche su Google e scaricano 390 mila App.
I dati sull’utilizzo delle applicazioni di tracciamento (“contact tracing”) in 13 Paesi con oltre 20 milioni di abitanti parlano chiaro. Su una popolazione totale di 1,9 miliardi di residenti un’analisi realizzata da Sensor Tower ha stimato in 173 milioni le persone che hanno scaricato le applicazioni, il 9,3% del totale. La Francia, ad esempio, è al nono posto in di classifica ma viene dopo l’Italia con il 7,2%.
La data di lancio della App non ha influito più di tanto sul tasso di adozione, come dimostra il caso tedesco. L’applicazione Corona-Warn-App funziona in Germania dal 15 giugno. Si basa su un sistema di codici TeleTAN che individuano i contatti con gli altri utenti in un periodo di 14 giorni. Finora, sono stati generati più di 500 TeleTAN, anche se non è possibile verificare quanti utenti abbiano inserito il codice dentro l’App. Secondo l’Istituto Robert Koch l’App per il controllo dei contagi è stata scaricata 16 milioni di volte, andando a coprire circa il 20% della popolazione. Il grande successo è dovuto alla sua impostazione tri-lingue – tedesco, inglese e turco – e al suo design rispettoso delle norme sulla privacy. Dal punto di vista della protezione dei dati, le App di Germania, Italia e Austria sono esemplari perché si appoggiano su di una architettura software decentralizzata, per cui gran parte dell’elaborazione dei dati avviene sui dispositivi stessi anziché sui server centrali.
In Francia l‘applicazione Stop Covid è disponibile da giugno e sarebbe stata adottata dal 3,1% della popolazione francese poco più di 2 milioni di utenti. Il Governo francese considerava un successo se si fosse riusciti a superare il milione di applicazioni scaricate.
In Spagna nonostante i recentissimi focolai in Catalogna e a Barcellona si registra un certo ritardo nella messa a regime della App sul tracciamento. La App spagnola Radar Covid da pochi giorni è scaricabile dopo che ne è stata sperimentata l’efficacia nell’isola de La Gomera nelle Canarie. L’obiettivo era di farla usare almeno a 3mila dei 9mila residenti dell’isola. Sono stati simulati tre focolai di infezione il 16, 17 e 19 luglio. Buoni invece i risultati del metodo Rastreo (setacciamento) che prevede una serie di operatori pubblici delegati a seguire le persone infette e i loro contatti in maniera meticolosa.
Nel regno Unito, dove è rimasto contagiato lo stesso Boris Johnson, non vi è una vera App per il tracciamento. Se un cittadino britannico sviluppa i sintomi da Covid deve contattare un operatore del “Nhs test and trace” al quale fornisce tutte le indicazioni di persone con le quali è stato in contatto nei nove giorni precedenti.
Solo in Australia, dove il sistema CovidSafe è stato scaricato dal 21% della popolazione, e nei Paesi asiatici le cose sono andate meglio. La Corea è un caso di studio perchè in quel Paese la App è servita a contenere l’infezione mentre in Cina le App governative prevedono un monitoraggio dettagliato su tutti gli spostamenti dei cittadini. A seconda delle risposte date viene concesso disco verde, giallo o rosso ai movimenti fuori dalla propria abitazione.
Le App lanciate dai governi per tracciare i malati di Covid sono state snobbate in tutto il mondo, con pochissime eccezioni. Sfiducia nel digitale istituzionale?
Il logo della App Immuni per tracciare i malati di Covid-19 su uno smartphone. 12 giugno 2020. REUTERS/Guglielmo Mangiapane/Illustration
Mancanza di fiducia nei Governi per la effettiva tutela dei dati personali e scarsa considerazione sulla soluzione tecnologica adottata (bluetooth poco affidabili). Una cosa è certa: in tutto il mondo tranne in Cina (dove praticamente è quasi un obbligo cui non ci si può sottrarre), in Australia e in Corea dove ha funzionato molto bene, nel resto del mondo le App per il tracciamento dei malati di Covid 19 sono state quasi ovunque snobbate.
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