Vladimir Putin e Miguel Díaz-Canel hanno discusso di una possibile partnership strategica bilaterale: non è rilevante il contenuto delle loro dichiarazioni, piuttosto generico, quanto il tempismo
La Russia ha fatto sapere che continuerà a sviluppare la cooperazione militare con Cuba. Le parole dell’ambasciatore di Mosca a L’Avana seguono di qualche giorno la telefonata tra il Presidente russo Vladimir Putin e l’omologo cubano Miguel Díaz-Canel, durante la quale si era discusso di rafforzamento dei rapporti bilaterali e di una “partnership strategica” a livello internazionale.
Il tempismo è importante
Le dichiarazioni si fanno notare non tanto per il loro contenuto, piuttosto generico, quanto per il tempismo.
A metà gennaio infatti la Russia – con l’obiettivo di alzare il livello di confronto con l’Occidente, e in particolare con Washington, sulla crisi ucraina – ha minacciato lo schieramento di propri soldati a Cuba e in Venezuela. Ovvero nel “giardino di casa” degli Stati Uniti, che continua a rimanere sotto la loro sostanziale influenza. Proprio i Governi cubano e venezuelano, tuttavia, avevano cercato di portare avanti un’agenda contraria a quella americana, dominante, ma senza successo.
Il bluff di Mosca
Quello di Mosca era però un bluff, peraltro facilmente sgamabile.
Il vice Ministro degli Esteri russo, Sergei Ryabkov, aveva paragonato le tensioni attorno all’Ucraina alla crisi dei missili dei Cuba del 1962, quando l’Unione sovietica installò dei missili balistici sull’isola, in prossimità degli Stati Uniti e si temette davvero che la Guerra fredda potesse degenerare in un conflitto armato.
Ma i tempi sono cambiati: la Russa di oggi non ha la stessa potenza dell’Urss di allora e non dispone delle risorse necessarie al mantenimento di una sfera d’influenza in America latina e nei Caraibi. E infatti il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Jake Sullivan, ha ricondotto le dichiarazioni russe a delle “spacconate”.
Tempi che cambiano
È vero però che negli ultimi anni le relazioni tra Mosca e L’Avana si sono intensificate, parallelamente al deterioramento di quelle con l’America e l’Occidente. A riprova del fatto che il tempo passa e i sentimenti mutano (assieme alle capacità), nel 2000, come gesto di buona volontà verso Washington, Putin ordinò la chiusura di una base di sorveglianza sovietica a Cuba. Una mossa del genere oggi sarebbe impensabile.
Rimanendo in America latina, nel 2018 la Russia inviò una coppia di bombardieri Tupolev Tu-160, capaci di sferrare un attacco nucleare, in Venezuela, come dimostrazione di sostegno al regime del Presidente Nicolás Maduro.
Attualmente Mosca non può permettersi un dispiegamento concreto di forze in America latina perché è già impegnata su tanti fronti, o attenta ad altri quadranti: l’Ucraina, innanzitutto; ma anche il Kazakistan e la Siria.
Vladimir Putin e Miguel Díaz-Canel hanno discusso di una possibile partnership strategica bilaterale: non è rilevante il contenuto delle loro dichiarazioni, piuttosto generico, quanto il tempismo