Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza intende fare dell'Italia una potenza centrale in Europa e in Occidente. Libro dei sogni o missione possibile?
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza intende fare dell’Italia una potenza centrale in Europa e in Occidente. Libro dei sogni o missione possibile?
E se il nuovo Rinascimento fosse in Italia e non in Arabia Saudita come lo vede Renzi? Il motore c’è. Il carburante pure (221 miliardi tra prestiti ed elargizioni a fondo perduto). Il Lorenzo il Magnifico della situazione si chiama Mario Draghi.
Ora non resta che partire per ritagliare all’Italia un futuro migliore, da grande potenza economica qual è, restituendogli il suo posto nel mondo. Il Governo ha messo a punto un colossale Piano di Ripresa e di Resilienza (PNRR) che ha due obiettivi ben precisi: risanare i danni economici e sociali causati dalla pandemia – sanare le ferite – e affrontare le debolezze strutturali del Paese, a cominciare dal divario nord-sud. Ma ci sono anche altri obiettivi per il premier, come si legge nell’introduzione al Piano:
“Aumentare il tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro e riformare i sistemi tradizionalmente lenti: giustizia, istruzione e ricerca”. Come si vede, un progetto ambizioso, che proprio la pandemia può rendere realizzabile grazie allo sforzo dell’Unione europea. Una cosa mai vista, nemmeno, a ben vedere, ai tempi del Piano Marshall, che la storiografia più recente ha ridimensionato dal punto di vista delle cifre. Il Piano Marshall ha aiutato l’Europa a star fuori dal comunismo, a sposare le idee liberali e liberiste degli Stati Uniti, era più un piano di metodo e di valori che quella montagna di risorse economiche che si è sempre immaginata, divenuta proverbiale. In realtà le potenze europee sono riuscite a risorgere con le loro forze, ben incanalate però nei criteri riformisti e liberali del Piano Marshall.
Con il PNRR invece l’Italia vuol fare sul serio. Qualcosa da far tremare le vene ai polsi, direbbe Dante, solo a pensare al divario da colmare tra il Paese e il Mezzogiorno, cui saranno destinati il 40% degli investimenti. Draghi – questo anomalo italiano dai modi certamente più nordici che levantini – ha l’ambizione di risolvere la questione meridionale, che secondo il grande storico inglese Arnold J. Toynbee risale addirittura alla permanenza e al saccheggio di Annibale nell’Italia della Magna Grecia durante la seconda guerra punica (secondo secolo avanti Cristo).
Sono sei quelle che il Governo chiama “missioni”, destinate a cambiare il volto del Paese. Vale la pena di enumerarle: la digitalizzazione (con la banda ultralarga sul territorio e l’ammodernamento della pubblica amministrazione), la rivoluzione “verde” (lo sviluppo dell’energia rinnovabile, l’economia “circolare” e la gestione dei rifiuti), i trasporti ferroviari (alta velocità e rete regionale), l’istruzione e la ricerca, la cosiddetta “inclusione” (le politiche del lavoro a favore soprattutto dei giovani e delle donne) e naturalmente la salute (con un investimento di 15, 6 miliardi, pochi in verità, dato l’impatto della pandemia sul servizio sanitario nazionale).
L’ex governatore della Bce vuole vincere questa sfida e consegnare alle prossime generazioni un Paese più moderno, all’interno di un’Europa più forte e solidale. Oltre a fare dell’Italia un grande Stato moderno, con un ruolo centrale nell’Occidente e nell’Unione. Follia o visione? Illusione napoleonica o senso della storia? Progetto sostenibile o libro dei sogni? Si avvicina il 5 maggio e dunque possiamo dire anche noi: “Ai posteri l’ardua sentenza”. Ma le premesse per un’Italia moderna e migliore ci sono tutte.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza intende fare dell’Italia una potenza centrale in Europa e in Occidente. Libro dei sogni o missione possibile?
E se il nuovo Rinascimento fosse in Italia e non in Arabia Saudita come lo vede Renzi? Il motore c’è. Il carburante pure (221 miliardi tra prestiti ed elargizioni a fondo perduto). Il Lorenzo il Magnifico della situazione si chiama Mario Draghi.
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