Un passo avanti che rafforza il legame tra la popolazione dell’Unione e Bruxelles.
In un momento in cui le prime pagine europee non abbondano di buone notizie, una c’è: per la prima volta un candidato del partito che ha vinto le elezioni europee – Jean-Claude Juncker, ex Primo Ministro del Lussemburgo, in rappresentanza del Partito Popolare Europeo – è stato nominato Presidente della Commissione Europea.
Il Trattato di Lisbona è entrato in vigore nel dicembre 2009, perciò questa è la prima attuazione dell’articolo 17, che instaura una connessione diretta tra i risultati delle elezioni e il candidato proposto dal Consiglio Europeo.
Oltre agli aspetti legali, l’impatto politico di questo processo è molto importante, la UE viene spesso criticata perché alle elezioni europee si tende a tirare in ballo questioni nazionali e i voti per i membri del Parlamento Europeo non incidono sulle candidature delle principali poltrone della UE, nè sulle decisioni prese dai nominati.
Le cose non stanno più così: ora la procedura di selezione del candidato dipende direttamente dai risultati del voto. Nel lungo termine il cambiamento potrebbe aumentare l’affluenza al voto. Sono elezioni importanti. Inizialmente l’introduzione del nuovo Trattato non trovava tutti d’accordo. Ciò nonostante, eccezione fatta per il PPE, i principali gruppi del PE si sono mossi per tempo. Martin Schulz e Guy Verhofstadt sono stati molto presenti sui media fin dall’inizio, con l’obiettivo di illustrare le proprie priorità a tutto l’elettorato europeo. I Verdi si sono accodati, così come la sinistra, con la candidatura di Alexis Tsipras. Alcuni governi hanno rifiutato questa interpretazione del Trattato, e così i conservatori inglesi (e il gruppo dei Conservatori e riformisti europei, ECR, del PE) non hanno presentato candidati.
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Un passo avanti che rafforza il legame tra la popolazione dell’Unione e Bruxelles.