Il cessate il fuoco nella città di Hodeidah, snodo cruciale per i rifornimenti alimentari, può dare sollievo ai milioni di yemeniti colpiti dalla carestia. Ma la riconciliazione è lontana. Intanto in Europa, Romania e Bulgaria si avvicinano all’area Schenghen.
I ribelli Houthi e il governo yemenita, sostenuto da una coalizione guidata dall’Arabia Saudita, hanno raggiunto un accordo per il cessate il fuoco nella regione della città di Hodeidah, in Yemen. L’accordo arriva alla fine di una settimana di colloqui di pace mediati dall’Onu, che si sono tenuti a Rimbo, una cittadina a 50 km da Stoccolma. Il segretario dell’Onu, Antonio Guterres, ha dichiarato che l’accordo include il dispiegamento di forze neutrali supervisionate dall’Onu e il ritiro delle truppe di entrambi gli schieramenti in breve tempo. Sono stati raggiunti poi anche accordi di massima per uno scambio di prigionieri e l’allentamento dell’assedio della città sud-occidentale di Taiz.
L’inviato speciale dell’Onu in Yemen, Martin Griffiths, ha dichiarato che, se il cessate fuoco avrà successo, sarà possibile attivare un corridoio umanitario tra la città Hodeidah – porto cruciale per il rifornimento del Paese – e la capitale Sana’a. A più di tre anni dall’inizio dei bombardamenti aerei, la crisi umanitaria yemenita ha portato alla fame quasi 16 milioni di persone. Save the Children stima che circa 5mila bambini sotto i cinque anni di età siano già morti per malnutrizione.
L’accordo svedese potrebbe rappresentare un primo passo importante verso una riconciliazione nazionale che per molti aspetti appare ancora lontanissima. Troppo distanti gli interessi delle parti in causa, troppo grande la paura del governo yemenita e dei suoi alleati che il Paese si spacchi e si trasformi in una roccaforte di Teheran. I lanci di missili di fabbricazione iraniana da parte degli Houthi verso l’Arabia Saudita aumentano le preoccupazioni, mentre la popolazione è ormai allo stremo.
Unione Europea – Bulgaria e Romania si avvicinao alla zona Schengen
Il Parlamento di Strasburgo, la scorsa settimana, ha approvato a larga maggioranza – 514 voti a favore, 107 contrari e 38 astenuti – una risoluzione per chiedere agli Stati membri dell’Unione di estendere l’area Schengen anche alla Bulgaria e alla Romania.
È da sette anni che i due Paesi, pur essendo già parte dell’Unione Europea, aspettano il semaforo verde per entrare nello spazio di libera circolazione europea, pur soddisfacendo già dal 2011 tutti i requisiti tecnici necessari.
A bloccare l’adesione, il No di alcuni Stati membri della Ue, critici, fra le altre cose, per il livello di corruzione diffusa nei due Paesi e, nel caso della Bulgaria, anche per la presenza consistente del crimine organizzato, entrambi elementi che non rappresentano, in realtà, un limite tecnico per far parte di Schengen.
Il presidente romeno Klaus Iohannis, rivolgendosi qualche settimana fa alla plenaria del Parlamento europeo, ha sottolineato l’importanza per la Romania di aderire sia a Schengen sia all’Eurozona in tempi brevi.
Nei primi sei mesi del 2019, il Consiglio europeo sarà presieduto proprio dalla Romania, che avrà un peso importante nella creazione dell’agenda politica del Consiglio.
«Il mio più grande desiderio sarebbe che in Romania ci fosse un’adesione nazionale verso lo Stato di diritto e la lotta alla corruzione prima della presidenza dell’Ue, altrimenti sarà difficile realizzare l’obiettivo dell’adesione allo spazio di Schengen all’unanimità», ha ribadito il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, al termine della sessione.
@GiuScognamiglio
Il cessate il fuoco nella città di Hodeidah, snodo cruciale per i rifornimenti alimentari, può dare sollievo ai milioni di yemeniti colpiti dalla carestia. Ma la riconciliazione è lontana. Intanto in Europa, Romania e Bulgaria si avvicinano all’area Schenghen.