
Gli irlandesi dicono scherzando che a rendere frizzante l’aria di questo autunno non è solo l’inconfondibile atmosfera creata da ragazzini che trascinano rottami di legno per i fuochi di Halloween e dai fantasiosi addobbi, ma anche uno spirito che soffia di soppiatto, l’impressione che la tigre celtica stia tornando a ruggire. Una settimana fa il summit UE a Bruxelles ha ribadito l’imminente uscita dell’isola dal salvataggio concordato nel 2010 con UE e FMI. Il commissario UE agli Affari Economici e Monetari, Olli Rehn, ha riconosciuto il rispetto dei patti.
Il Premier Enda Kenny (Fine Gael) difende i tagli, sottolineando che il paese è di nuovo al centro degli investimenti internazionali, ma parte della popolazione tribola ancora coi mutui (rivelatisi insostenibili con l’esplosione della bolla immobiliare). Le nuove riduzioni di spesa – se tradotte ad esempio in “trasporti” -significano un 15 per cento in più di costo su Luas e Dart (tram e treni urbani) ed un 10 per cento per quanti viaggiano con Bus Éireann, Iarnród Éireann, Dublin Bus. La ripresa economica alimenta le aspettative: gli insegnanti danno filo da torcere al governo, anche se il settore è secondo nei redditi soltanto a Germania e Danimarca, occorre menzionare altri aspetti come il quarto dei docenti che non è a tempo indeterminato.
I Laburisti intanto sono in difficoltà: pochi giorni fa il Fine Gael – maggior partito nel governo – ha rigettato le proposte di incrementare la progressività delle imposte. Non è la prima volta che FG e Labour cooperano in una alleanza, ma un punto debole di questa alternativa storica al Fianna Fáil è la diversità del Fine Gael e del Labour (il primo attento soprattutto alle libertà di mercato, il secondo nato dai sindacati) anche se il Labour è da sempre più socialdemocratico che radicale, così come abbastanza centrista è il Fine Gael.
Intanto Micheal Martin (Fianna Fáil) attacca la riduzione delle deduzioni sulle spese sanitarie, affermando che la decisione colpirà un milione e duecentomila cittadini, ma se il FF, sempre a metà tra eredità conservatrice e politiche sociali, è stato rimosso dal ruolo maggioritario mantenuto fino al 2011, ciò è stato dovuto alla diffusa percezione che questa forza politica sia stata autrice di spese pubbliche incontrollate negli anni della crescita economica: Il servizio sanitario pubblico (Health Service Executive) arriverà a un deficit di 105 milioni alla fine del 2013.
Adesso che appaiono i primi segnali di ripresa – l’Allied Irish Bank inondata dalla liquidità proveniente dagli investimenti che hanno ripreso a scorrere (specialmente a Dublino) e l’evidente crescita di produzione e occupazione – a preoccupare dovrebbero essere gli effetti di nuove tasse e tagli in un paese che ha già sostenuto cinque anni di rigore. Sarà difficile il ritorno di una economia che suscitava facili entusiasmi: la scorsa settimana, in visita in America Latina, il Presidente Michael Daniel Higgins – esponente della sinistra laburista eletto nel 2011 – non ha caso ha elogiato la capacità latinoamericana di discutere i dogmi del liberismo, la sua presidenza della Repubblica simboleggia la ritrovata diffidenza irlandese per il mercato “autoregolato”.
Gli irlandesi dicono scherzando che a rendere frizzante l’aria di questo autunno non è solo l’inconfondibile atmosfera creata da ragazzini che trascinano rottami di legno per i fuochi di Halloween e dai fantasiosi addobbi, ma anche uno spirito che soffia di soppiatto, l’impressione che la tigre celtica stia tornando a ruggire. Una settimana fa il summit UE a Bruxelles ha ribadito l’imminente uscita dell’isola dal salvataggio concordato nel 2010 con UE e FMI. Il commissario UE agli Affari Economici e Monetari, Olli Rehn, ha riconosciuto il rispetto dei patti.