Ratan Tata, ex presidente dell’omonimo gruppo, ha dichiarato che Tata ha intenzione di rilanciare la celebre “macchina più conveniente del mondo” in altri paesi in via di sviluppo. Che in India le cose non erano andate molto bene.

A metà degli anni 2000 la Tata Motors, tra le principali aziende automobilistiche indiane, pensava di aver trovato il modo di incrementare drasticamente le vendite di automobili in India, progettando un’auto compatta, dal design “accattivante”, uno status symbol che la crescente classe media nazionale avrebbe immediatamente inglobato nell’elenco dei “mai più senza”.
La Tata Nano viene lanciata sul mercato nel 2009, a seguito di travagliate vicende legali con un confronto anche violento con gli abitanti di Singur, campagna bengalese, dove sorgeva la fabbrica che avrebbe partorito a ripetizione la macchina indiana del futuro: i terreni dove sorgeva l’impianto erano stati espropriati forzatamente con l’aiuto delle autorità locali (comuniste) e all’insurrezione dei contadini Tata aveva deciso di fare armi e bagagli e spostare tutto nel decisamente più tranquillo Gujarat governato da Narendra Modi, “l’uomo del fare”.
Le aspettative erano altissime: la Nano, secondo le previsioni, avrebbe fatto aumentare il mercato delle auto in India del 65 per cento. Lo slogan cheapest car in India si riferiva al prezzo di base di 1 lakh, ovvero 100mila rupie, ovvero (all’epoca) intorno ai 1800 euro.
Gli esperti di marketing e strateghi di Tata non avevano però calcolato alcune variabli peculiari: la Nano venne presentata come alternativa all’auto – in un paese dove il mercato del second hand arrabattato è preponderante – e probabilmente proposta ad un prezzo troppo basso per l’élite della classe medio-alta (“cheap is cheap”) ma troppo alto per la middle class che, spendendo di meno, si poteva benissimo permettere un’auto di seconda mano o una motocicletta, mezzo di locomozione decisamente più da macho.
Risultato: in due anni hanno venduto 70mila auto, una cifra irrisoria considerando l’ampiezza della fetta di mercato potenziale. Una debacle che ha segnato indelebilmente il destino della Nano dentro e fuori l’India, forse il flop peggiore nella storia del gruppo Tata.
Il vecchio Ratan, in una recente intervista a CNBC, ha spiegato che lanciare l’auto come “la macchina meno cara al mondo” è stata una strategia di marketing suicida e che ora, imparata la lezione e apportate alcune modifiche alla vettura – sulla quale comunque gravano critiche di sicurezza – Tata sta pensando di rilanciarla fuori dal paese, magari in Indonesia e in Europa, ritoccando un poco il prezzo verso l’alto nella speranza che la NanoMania contagi l’India da fuori, non dall’interno.
Creare uno status symbol importato come l’iPhone, qualcosa che gli indiani vogliano comprarsi per sentirsi meno tali.
Ratan Tata, ex presidente dell’omonimo gruppo, ha dichiarato che Tata ha intenzione di rilanciare la celebre “macchina più conveniente del mondo” in altri paesi in via di sviluppo. Che in India le cose non erano andate molto bene.