La crisi ucraina peggiora ulteriormente con le minacce della Russia, che appoggia il referendum per le regioni di Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia
“Quando è a rischio l’integrità territoriale della nazione, useremo tutti i mezzi a nostra disposizione per proteggere la Russia e la nostra gente”. Senza escludere le armi nucleari tattiche, principale preoccupazione della comunità internazionale. Le parole di Vladimir Putin appaiono pesantissime in questo preciso momento storico, ancor di più perché pronunciate nei giorni dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, dove i capi di Stato e di Governo si incontrano proprio per confrontarsi sulla gestione delle più preoccupanti crisi globali. Tra queste, quella ucraina, con l’invasione russa che ha superato i 6 mesi e che rischia di prendere una piega ancor più violenta.
La mobilitazione di 300mila uomini non lascia intendere prospettive rosee per una soluzione alla guerra in corso, nonostante le dichiarazioni di Recep Tayyip Erdoğan dei giorni scorsi che, parlando con la Pbs, ha raccontato la sua impressione dopo aver incontrato Putin a Samarcanda. “Vuol terminare la guerra, mi ha dimostrato che questo è possibile per come stanno andando ora le cose”. Ma l’azione intrapresa dal leader russo va nella direzione opposta.
Il Ministro della Difesa Sergei Shoigu ha ricordato che la mobilitazione di 300mila riservisti è solo parziale: sarebbero solo l’1% delle forze a disposizione di Mosca. “Servirà per il controllo dei territori già liberati”, ha dichiarato il Ministro, che ha spiegato che il confronto non è con l’Ucraina, bensì con l’Occidente. Un ulteriore elemento di preoccupazione che rischia di trasformarsi in guerra aperta tra Nato e Russia, ovvero quel che non è mai accaduto nel corso della Guerra fredda.
Non a caso, la decisione di mobilitare i riservisti arriva pochi giorni dopo la liberazione di alcune aree da parte dell’esercito ucraino e delle forze in supporto di Kiev, contemporaneamente agli annunciati referendum che si terranno tra il 23 e il 27 settembre nelle regioni di Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia. Che Mosca appoggerà. “Supporteremo la decisione sul loro futuro dei residenti. La Repubblica Popolare di Luhansk è già stata liberata dai neo-nazisti”, ha dichiarato Putin.
Un coro di critiche arriva sul fronte opposto. Per gli Stati Uniti, le scelte moscovite sono un segno di debolezza. All’Assemblea Generale dell’Onu, Joe Biden ha stigmatizzato l’invasione russa dell’Ucraina, “in violazione della Carta delle Nazioni Unite, ancor più grave perché compiuta da un Paese con seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza. Noi — ha detto ieri il Presidente Usa a New York — scegliamo la libertà e la sovranità, vogliamo che la guerra finisca ma la Russia lo impedisce”. Bridget Brink, Ambasciatrice in Ucraina, parla di fallimento russo su referendum e mobilitazione. Per il Ministro della Difesa britannico, Ben Wallace, l’invasione sta fallendo. “Nessuna quantità di minacce e propaganda può nascondere il fatto che l’Ucraina sta vincendo questa guerra, la comunità internazionale è unita e la Russia sta diventando un paria globale”.
Per gli ucraini Putin è disperato. “Referendum e mobilitazione nella Federazione Russa avranno la conseguenza di accelerare il collasso della Russia di Putin e la rivoluzione”, ha detto Oleksiy Arestovych, tra i consiglieri del Presidente Volodymyr Zelensky. Anton Gerashchenko, consigliere del Ministro dell’Interno, è convinto che questo sia il 1917 della Russia. “Una gestione disastrosa come quella dello zar Nicola II”.
La crisi ucraina peggiora ulteriormente con le minacce della Russia, che appoggia il referendum per le regioni di Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia
“Quando è a rischio l’integrità territoriale della nazione, useremo tutti i mezzi a nostra disposizione per proteggere la Russia e la nostra gente”. Senza escludere le armi nucleari tattiche, principale preoccupazione della comunità internazionale. Le parole di Vladimir Putin appaiono pesantissime in questo preciso momento storico, ancor di più perché pronunciate nei giorni dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, dove i capi di Stato e di Governo si incontrano proprio per confrontarsi sulla gestione delle più preoccupanti crisi globali. Tra queste, quella ucraina, con l’invasione russa che ha superato i 6 mesi e che rischia di prendere una piega ancor più violenta.