Putin prepara una visita in Austria per celebrare mezzo secolo di forniture energetiche. Ma anche l’amicizia con il governo Kurz, che non ha espulso diplomatici russi dopo il caso Skripal. E da luglio guiderà la Ue, in un semestre cruciale per le sanzioni a Mosca
Mosca mette in moto la propria diplomazia per revocare o almeno ammorbidire le sanzioni Ue contro la Russia e tira fuori il suo asso di bastoni: Vladimir Putin.
L’occasione sarà il cinquantenario del primo accordo tra uno Stato europeo e l’Urss per la fornitura di gas: l’1 giugno del ’68 infatti la compagnia di Stato austriaca Omv Ag firmò l’accordo con Mosca, che all’epoca non aveva ancora una holding statale del gas. Soltanto nel ’73, a causa dell’aumentato volume di esportazione fondò la Soyuzgazeksport, Gazprom apparve soltanto nell’89.
Per la solenne celebrazione dello storico patto commerciale sarà proprio l’inquilino numero uno del Cremlino a recarsi a Vienna insieme al presidente di Gazprom.
I numeri che riguardano il volume d’importazione del prirodnij gaz russo (il gas naturale) verso l’Austria mostrano un netto positivo: 9,1 miliardi di metri cubi nel 2017 rappresentano addirittura un vero e proprio record rispetto agli anni precedenti e addirittura il 50% in più rispetto al 2016. Non solo. Il 9 aprile scorso a S. Pietroburgo lo stesso Miller si è incontrato con il Ceo di Omv, Rainer Seele, e tra un abbraccio e una pacca sulle spalle, i due hanno rinnovato l’impegno a mantenere e anzi aumentare la fornitura energetica nonché a confermare l’impegno per la realizzazione del North Stream-2, il gasdotto del nord che proprio in territorio austriaco farà transito.
Sulla base di tale reciproco e fruttuoso rapporto commerciale, la questione delle sanzioni Ue anti-russe ricopre un ruolo importante nell’agenda diplomatica. Innanzitutto perché l’Austria, dal 1 luglio prossimo, presiederà per sei il Consiglio dell’Unione europea. Un partner come quello austriaco potrebbe senza dubbio essere utile: già in passato, infatti, l’Austria aveva espresso perplessità sulle sanzioni anti-russe – comminate nel 2014 per l’annessione della Crimea da parte della Russia e prolungate temporaneamente fino a fine luglio 2018 – a cui pure Vienna ha aderito, esortando comunque ad uno sforzo per una graduale revoca delle misure restrittive, “in modo da non risultare fini a sé stesse”.
Ma certamente Putin ringrazierà anche il primo ministro, Sebastian Kurz, per la sua decisione di non espellere diplomatici russi da Vienna per il caso Skripal, l’ex-agente Kgb avvelenato gravemente lo scorso 4 marzo a Salisbury, in Inghilterra, insieme alla figlia Julija. L’Austria non ha certo fatto mancare la sua solidarietà a Londra per la grave vicenda ma ha sottolineato, con le parole del ministro degli Esteri Karin Kneissl, che senza prove al 100% sul coinvolgimento di Mosca nel caso non avrebbe potuto prendere alcuna decisione estrema. Un varco, di fronte alla granitica presa di posizione dell’Unione Europea in cui ora la Russia tenta di infilarsi per riaprire uno spiraglio di dialogo, dopo un fuoco di fila di accuse che da un paio d’anni l’hanno messa al muro – dal Russiagate al doping di Stato, all’hackeraggio contro “Stati nemici” fino all’avvelenamento in terra inglese -.
Proprio l’Austria, in queste circostanze, ha tenuto duro. Anche di fronte alle accuse interne, in particolare da parte della stampa, per l’eccessiva vicinanza alle posizioni della Russia da parte del governo di destra – alleanza Ovp-Fpo: proprio quest’ultima formazione propose la Kneissl alla carica di ministro, come indipendente -.
«Sin dagli anni ’50 Vienna ospita le sedi di diverse organizzazioni internazionali» ha spiegato però Kneissl «perciò sappiamo come in ambiente diplomatico è sempre necessario e doveroso mantenere una porta aperta anche nelle situazioni più complicate». Il ruolo austriaco comunque potrebbe anche non esaurirsi a quello appena descritto: nell’incontro di pochi giorni fa a Mosca con il ministro degli Esteri, Lavrov, la stessa Kneissl aveva offerto la disponibilità di Vienna per aiutare a risolvere la crisi siriana. Il carattere diplomatico di Lavrov lo ha comunque spinto a declinare, almeno formalmente, l’offerta con “un gentile niet”, come ha titolato l’austriaco Kurier: «Il compito di trovare un accordo in Siria spetta soltanto alle diverse forze in campo siriane. Ringraziamo l’Austria per la sua proposta, accetteremo comunque il suo impegno per far rispettare ogni attività sotto l’egida dell’Onu».
Putin prepara una visita in Austria per celebrare mezzo secolo di forniture energetiche. Ma anche l’amicizia con il governo Kurz, che non ha espulso diplomatici russi dopo il caso Skripal. E da luglio guiderà la Ue, in un semestre cruciale per le sanzioni a Mosca