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Si rafforza l’unità del Quad per il contenimento della Cina


Il comunicato congiunto di Stati Uniti, Australia, India e Giappone lancia un forte messaggio a Pechino, ma non delinea un quadro unitario di reazione verso Mosca

Il Quad cresce e matura, diventando sempre più realtà centrale nel contenimento della Cina nell’Indo-Pacifico. Nell’area si focalizzano oramai i principali interessi delle potenze mondiali, Unione europea compresa, e il meeting di Tokyo tra i leader di Stati Uniti, Australia, India e Giappone è stato della massima importanza per capire come procedere nel prossimo futuro. Con iniziative concrete relative al contrasto della pesca illegale, del traffico di esseri umani, del passaggio di milizie militari non convenzionali e, ultimo ma non meno importante, il libero e aperto Indo-Pacifico, frase ricorrente indirizzata a un solo attore protagonista: il Partito comunista cinese.

Come implementare le suddette misure in maniera realmente efficace? Con l’Indo-Pacific Partnership Maritime Domain Awareness. Con il progetto, dal nome altisonante ma che risponderà alle crescenti esigenze del Quadrilateral Security Agreement, verranno utilizzate tecnologie satellitari connesse agli esistenti centri di sorveglianza a Singapore, in India e nel Pacifico a Vanuatu e nelle Isole Solomone. Col supporto di tali strutture, verrà creato un sistema di controllo per indirizzare il problema della pesca illegale, ma che sarà utile in generale per il controllo del traffico marittimo. Con occhio di riguardo proprio verso la Cina che, come ricordato da Charles Edel del think-tank Csis, “è diventato il più grande predatore di pesca illegale”.

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