
Fantastiliardi di rubli per salvare la Grecia dal default. Montagne di soldi che la Russia non potrà mai dare, ma che fanno comodo al gioco antieuropeo che unisce Putin e Tsipras.
La mattina dopo la vittoria dei ‘no’ al referendum greco, Alexis Tsipras ha telefonato a Vladimir Putin. Secondo Iuri Ushakov, consigliere del presidente russo che ha riferito della telefonata, Putin si è complimentato per l’esito del voto e ha invitato Tsipras in Russia per discutere del sostegno della Russia al popolo greco. Insomma, ancora belle parole ma nemmeno il becco di un quattrino.
Sono ormai settimane che i contatti tra Atene e Mosca si sono intensificati, procedendo su un binario parallelo alla trattativa del governo greco con Bruxelles. Mentre faceva freneticamente la spola tra la capitale greca e quella europea, il premier greco ha trovato il tempo di volare a San Pietroburgo per partecipare al forum internazionale. Da lì se n’è tornato a casa con il progetto di un gasdotto che probabilmente non vedrà mail la luce, un accordo del valore di 2 miliardi di euro per la costruzione della tratta di Turkish Stream sul proprio territorio. Una boccata d’ossigeno per Tsipras, alla disperata ricerca di liquidi per tamponare l’emorragia di danaro che affligge il Paese. Ma, ancora una volta, tanto fumo negli occhi e neanche l’ombra di un rublo.
La banca dei Brics
Diciamola brutalmente. Ai greci in questo momento piace che ci sia un alleato forte che alzi la voce contro l’Unione europea. Un po’ come l’amico forzuto che ti guarda le spalle, così puoi fare anche tu un po’ il duro. E questo Tsipras lo sa bene. Il problema però è che stavolta l’amico tutto muscoli non è poi così forzuto come sembra. La Russia, alle prese con una situazione economica difficile – stretta tra le sanzioni, la crescente spesa militare e il prezzo del petrolio ben al di sotto dei 100 dollari al barile – ha già a che fare con profondi tagli di spesa e non potrà mai dare l’aiuto che promette.
Sarà forse per questo motivo che da Mosca è da ultimo arrivata una nuova proposta alla Grecia, un biglietto d’ingresso nei Brics, il club informale delle cinque economie più dinamiche del pianeta, Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. Secondo il viceministro russo delle finanze, Sergey Storchak, la nascente banca per lo sviluppo dei Brics potrebbe facilmente finanziare la Grecia. “Se comprassero, diciamo, alcune quote e diventassero membri della banca, potrebbero contare sulle sue risorse”, ha detto Storchak. “Non è fissata alcuna correlazione tra l’ammontare del contributo versato e quello dei finanziamenti ricevibili”, e la banca avrà una dotazione iniziale di 50 miliardi di dollari, e di 100 a regime. Come a dire che la Grecia potrebbe facilmente indebitarsi fino al collo con un nuovo creditore.
Miraggio
Anche questa nuova proposta russa non è altro che un miraggio davanti agli occhi dei greci. L’ingresso della Grecia nei Brics dovrebbe essere approvato dagli altri Paesi membri, che difficilmente potrebbero avere alcun interesse a far entrare un socio pieno di debiti. Lo stesso gruppo è un po’ l’immagine sbiadita di se stesso, dal momento che almeno tre delle cinque economie hanno smesso di correre già da tempo. Infine dovrebbero chiedersi i greci che senso avrebbe indebitarsi con un altro soggetto ancora da costituire per ripagare Bce e Fmi, due strutture che (pur con tutti i loro difetti) hanno dalla loro stabilità e affidabilità.
“L’ingresso nei Brics comporterebbe da parte della Grecia una decisione politica”, ha aggiunto Storchak. Ed è proprio qui il punto. Anzi, prima ancora di una qualunque richiesta di ingresso, la scelta politica è già in atto, nel momento in cui la Grecia mentre tratta con l’Europa flirta con la Russia. Perché fa comodo al governo greco far credere ai propri cittadini che esiste un piano B, in cui Paesi amici li aiuteranno a far fronte alle richieste di un’Ue spietata e in mano ai banchieri. E perché fa comodo al Cremlino indebolire l’Europa, a cominciare dalla sua immagine agli occhi dei greci.
@daniloeliatweet
Fantastiliardi di rubli per salvare la Grecia dal default. Montagne di soldi che la Russia non potrà mai dare, ma che fanno comodo al gioco antieuropeo che unisce Putin e Tsipras.