Prima East, poi Eastwest. Attività editoriale e formativa. Europei ed europeisti. Quello che siamo stati e quello che saremo…
A luglio del 2004, esattamente 15 anni fa, siamo usciti con il numero 1 di eastwest, allora east. Quel numero si intitolava “The Europeans”, a indicare un sentiero dal quale non ci siamo mai mossi, coerenti con la nostra mission di rivolgerci ai cittadini europei, magari contribuendo alla loro formazione politica e culturale.
Così come non abbiamo mai cambiato alcuni capisaldi: non abbiamo mai rinunciato alla versione cartacea bimensile, distribuita in edicola, convinti come siamo della necessità di dare un riferimento anche fisico ai nostri lettori, pur impegnandoci a sviluppare parallelamente la testata on line, che ha caratteristiche proprie, che ci consentono di stare anche attaccati all’attualità. Abbiamo invece cambiato il titolo, da east a eastwest, perché quella che avevamo immaginato come una direzione obbligatoria dell’evoluzione del mondo penalizzava troppo il valore storico e culturale dell’eurocentrismo che noi vogliamo rilanciare.
E non abbiamo mai cambiato la nostra linea editoriale, di Italiani autenticamente Europei, che non rinunciano all’idea di vedere, nella nostra generazione e non fra cent’anni, un’elezione diretta di un Presidente europeo, che racchiuda finalmente le funzioni e le competenze di Commissione e Consiglio.
Tra i tanti protagonisti della nostra storia editoriale, che non citerò, devo però ringraziare espressamente Unicredit e l’allora Amministratore Delegato Alessandro Profumo, per aver consentito che questa avventura editoriale potesse nascere. Non solo, ma anche per essersi comportati sempre da veri editori, senza mai condizionare i Direttori editoriali che si sono avvicendati negli anni alla guida del giornale. E anche, più recentemente, per aver consentito e favorito il graduale processo di indipendenza azionaria della testata, oggi sbarcata in una proprietà diffusa, che ha per propri stakeholder i Millennials, che animano le attività del nostro eastwest European Institute, dove abbiamo fatto idealmente confluire attività editoriale e di formazione, sempre ispirati da uno stesso metodo di lavoro: serietà e scientificità delle analisi, innovazione, presenza internazionale.
Abbiamo la stessa età di Facebook: se guardiamo agli impatti, dovremmo considerarci falliti, il confronto non regge. Ma noi ci accontentiamo di essere sopravvissuti (senza aver mai preso un euro di contributo pubblico e con i conti in ordine) con la nostra nicchia di migliaia di lettori in 50 paesi, la nostra comunità di serbi, francesi, tedeschi, libici, che partecipano al Festival della geopolitica di Catania o al Foro di dialogo italo-turco.
Cosa ci aspettiamo dai prossimi 15 anni? Di continuare a esserci, in un’Europa finalmente federale, dove la nostra voce possa costituire stimolo di progetti visionari e inclusivi, per promuovere un’Unione protagonista degli equilibri planetari, per mediare tra le amnesie americane e le tentazioni cinesi.
Auguri!
@GiuScognamiglio
Prima East, poi Eastwest. Attività editoriale e formativa. Europei ed europeisti. Quello che siamo stati e quello che saremo…