Gli squilibri macroeconomici a livello globale presagiscono una crisi imminente… O forse no…
Ogni volta che la vivacità dell’economia statunitense diminuisce, anche per via di fattori puramente ciclici e stagionali, il coro è a senso unico. “USA, tornerà la recessione?”, “L’America e lo spettro della recessione”, “Gli Stati Uniti si sono fermati”. Non si contano più le volte in cui sono apparsi titoli come questi sui giornali di mezzo mondo. Eppure, osservando i fondamentali, appare evidente che, seppur disomogenea e fragile, la crescita economica statunitense non è in discussione.
«La probabilità di una recessione nei prossimi 12 mesi è del 30 per cento». Così J.P. Morgan ha liquidato, a metà maggio, gli analisti macroeconomici che ipotizzavano un rallentamento del Prodotto interno lordo (Pil) in America. Alla banca guidata da Jamie Dimon si è unita anche l’anglo-asiatica HSBC, seguita poi da Bank of America-Merrill Lynch e da Goldman Sachs. «Esistono possibilità di una contrazione degli attuali livelli, ma è esclusa una recessione», sintetizzavano gli economisti del colosso di Lloyd Blankfein a inizio maggio. Sanno che, storicamente, il primo trimestre dell’anno non è il più indicato per definire l’andamento dell’economia americana. In genere, i due trimestri più significativi sono infatti il terzo e il quarto.
Sono tre i motivi per cui si può ben sperare nei prossimi dodici mesi. L’oggettiva disomogeneità dell’espansione economica negli USA si sta riducendo. Come ha evidenziato l’ultimo Beige book della Federal Reserve, anche le aree che facevano più fatica ad agganciare la ripresa del settore manifatturiero ora sembrano aver imboccato la strada giusta. I sussulti più significativi si stanno vedendo nella Rust belt, ovvero la fascia che va da New York a Illinois e Wisconsin, passando per la Pennsylvania, il West Virginia, l’Ohio, l’Indiana e il Michigan. «C’è ancora molto da fare, la creazione di posti di lavoro è ancora vacillante, ma non possiamo non essere ottimisti sul futuro, dopo anni di recessione e aumento dell’ineguaglianza», spiega un senior economist della Federal Reserve a EastWest. Se i dati relativi alla Rust belt fossero confermati anche nel resto dell’anno, allora chi finora ha ipotizzato una recessione sorta da un calo della domanda domestica sarebbe smentito.
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Gli squilibri macroeconomici a livello globale presagiscono una crisi imminente… O forse no…