Svegliateci quando il 4 dicembre finisce. Wake me up when 4 December ends , gira ironicamente sui social. Nelle ultime settimane pre-referendum l’isteria a caccia del voto diventa sempre più frenetica, in una campagna che da mesi appassiona solo gli addetti ai lavori politici o aspiranti tali in cerca di riposizionamenti futuri, professori e giuristi, ma certamente non le persone comuni, quelle che si incontrano per strada e non nei palazzi.
Una campagna asfissiante durata mesi che non risponde e anzi sposta l’attenzione dalle priorità urgenti del nostro paese: lavoro, Neet e povertà, per dirne solo alcune.
Ma quale sarà il futuro dei partiti italiani post-referendum? Ammesso che qualcosa cambi davvero. Una ricerca di VoteWatch Europe e Elif Lab prova a prevedere gli sviluppi politici post-referendum analizzando i voti. Emerge una divergenza tra le posizioni adottate dai patiti politici in Italia e quelle assunte a Bruxelles: il Partito Democratico è spostato più a sinistra nel Parlamento Europeo rispetto a quello italiano, soprattutto sulla politica estera e la politica ambientale. Mentre Forza Italia è più centrista all’Europarlamento e vota più frequentemente con la Lega Nord in Italia.
Posizioni politiche differenti tra Roma e Bruxelles
Più moderati, più centristi oppure più progressisti e più estremi o il contrario. A seconda che si sia al governo o all’opposizione in Italia o ci si senta più liberi al Parlamento Europeo.
È quello che capita ai deputati del Partito Democratico che hanno uno sguardo molto progressista sulle politiche sociali, economiche e ambientali o agli eurodeputati di Forza Italia più liberali sulle questioni economiche e moderatamente conservatori sulle questioni sociali al Parlamento Europeo.
Dai dati raccolti da VoteWatch Europe e Elif Lab emerge una forte divergenza nelle posizioni assunte nelle votazioni da parte di Forza Italia e Area Popolare (NCD – UDC) al Parlamento Europeo e a quello italiano. All’Eurocamera i due partiti sono membri della stessa famiglia politica, il Partito Popolare Europeo, e votano molto spesso allo stesso modo (si nota una corrispondenza in almeno l’80% dei casi). In Italia però l’Area Popolare è il principale alleato del governo Renzi e si è quasi sempre, allineata alle posizioni del Partito Democratico adottando posizioni meno conservatrici su questioni etiche (come aborto e unioni civili), come nota l’analisi: la corrispondenza dei voti di Area Popolare e Forza Italia al Parlamento italiano è dunque solo del 25%.
Mentre Forza Italia all’interno del Parlamento italiano è spostata a destra con una corrispondenza di voti con la Lega Nord del 65%, esprimendo posizioni più radicali nel nostro paese rispetto all’Europarlamento: in Italia si è schierata contro le sanzioni alla Russia, critica l’Ue e l’austerità, a Bruxelles invece ha votato a favore delle sanzioni alla Russia e supporta la proposta di una intelligence europea.
Anche il Partito Democratico adotta posizioni differenti tra Roma e Bruxelles: i deputati PD all’Europarlamento votano contro politiche controverse o poco popolari(sanzioni contro la Russia, politiche di austerità, il rinnovo alla commercializzazione del glifosato) e votano spesso con la sinistra radicale e il M5S (una corrispondenza di voto tra il 65% e l’80%). A Roma invece sono più favorevoli a queste politiche e tendono a votare di più con il Nuovo Centrodestra: Se il Partito Democratico in Europa ha adottato una posizione fortemente favorevole al voto per il divieto della vendita di bombe e armi all’Arabia Saudita che vengono utilizzate per bombardamenti in Yemen, ha invece rigettato la raccomandazione al Parlamento italiano.
L’analisi nota invece un minor numero di divergenze nel confronto tra il comportamento di voto della Lega Nord e il Movimento Cinque Stelle al Parlamento italiano e quello europeo, dovendo cercare di mantenere sempre posizioni non centriste. La differenza principale per la Lega è che al Parlamento italiano ha votato a favore di un reddito minimo garantito e al Parlamento Ue ha rigettato tale iniziativa. I partiti di sinistra rimangono anche loro tutto sommato coerenti nei loro voti nei due parlamenti si notano le differenti posizioni in Europa e in Italia rispetto alle iniziative per le dimissioni del presidente della Commissione Ue: a Bruxelles contrari, a Roma a favore.
L’incertezza sul futuro assetto politico italiano
Se si dovesse scatenare un caos politico dopo il referendum, secondo gli esperti i nuovi assetti politici vedrebbero un Partito Democratico più spostato a sinistra, con una tendenza meno centrista rispetto al momento attuale, andando a formare una coalizione con i partiti di sinistra, mentre Forza Italia rincorrerebbe l’elettorato moderato cercando di distanziarsi dalla Lega Nord che a sua volta si sposta verso posizioni lepeniste. Ma i fattori in gioco per un riposizionamento dei partiti italiani sono davvero molti ed è difficile prevederli, i ricercatori tengono a ricordare che anche l’assetto politico attuale è transitorio e in attesa di nuove elezioni con una diversa legge elettorale.
Il referendum costituzionale è stato fortemente personalizzato, oltre ogni limite si potrebbe ben dire, ciò porterebbe alle seguenti conseguenze secondo gli analisti: in caso di vittoria del SÌ al referendum il premier Renzi, verrebbe considerato uno dei capi di governo con la più forte legittimazione a livello europeo. Ben diversa sarebbe la prospettiva con una vittoria del NO, in tal caso il Premier dovrebbe far fronte a una forte pressione verso le dimissioni, come inizialmente promesso da lui stesso e si aprirebbero scenari incerti per la politica italiana. Le istituzioni dell’Unione Europea guardano a questo referendum nostrano sorprendentemente con forte preoccupazione, questo perché temono che una sconfitta di Renzi in questo momento potrebbe legittimare il Movimento Cinque Stelle a convocare, come promesso, un referendum sulla permanenza dell’Italia nella zona Euro. Sarebbe infatti questo, si legge nell’analisi, che finora rende tollerabile a Bruxelles Matteo Renzi, nonostante i suoi continui interventi contro gli euroburocrati e le divergenze su temi come l’immigrazione e l’austerità. Soprattutto in queste ultime settimane il Premier italiano ha incalzato con la retorica anti Ue cercando di rincorrere parte di un elettorato euroscettico o comunque il malcontento populista. Preoccupa anche la deriva della Lega Nord sempre più incline a rappresentare la versione politica italiana del Front National di Marine Le Pen, e anche questo porta l’Ue a chiudere un occhio sull’atteggiamento di Renzi. Nel frattempo il centrodestra cerca inesorabilmente di rimettere insieme i cocci e ricomporsi pian piano, sperando che l’alleato Lega Nord non abbia già troppo allontanato gli elettori moderati, lo stesso alleato che non vedrebbe di buon occhio un coinvolgimento dei deputati confluiti in Area Popolare (NCD-UDC). L’opposizione al Governo attualmente si divide in due blocchi: da una parte Forza Italia con la Lega Nord e dall’altra il Movimento Cinque Stelle e la Sinistra Italiana-SEL. Si osserva però che i Cinque Stelle risultano vicini alla sinistra ma nel comportamento di voto non sono lontani nemmeno dalla Lega Nord.
Il panorama politico italiano rimane incerto nel futuro e non prevedibile in maniera chiara, ciò però che è chiaro è che anche questa volta, in questa campagna, si è totalmente staccati dalla realtà quotidiana dei cittadini, monopolizzando l’attenzione su temi avvertiti come lontani e ponendo in un angolo priorità che necessitano risposte urgenti, come il lavoro, la povertà crescente e le generazioni perdute, questo alle urne si paga, sempre.
Una campagna asfissiante durata mesi che non risponde e anzi sposta l’attenzione dalle priorità urgenti del nostro paese: lavoro, Neet e povertà, per dirne solo alcune.