Un regista di Salisburgo ha messo in piedi un progetto per reporter, giornalisti rifugiati.
L’idea a David Gross è venuta quando è andato a vedere alcuni dei centri di prima accoglienza dei profughi nei pressi di Salisburgo. L’anno scorso, soprattutto dopo l’affermazione – nel frattempo entrata negli annali – della Kanzlerin Angela Merkel “ce la possiamo fare”, uno dei passaggi di frontiera sul quale si erano riversati migliaia di profughi che avevano percorso la rotta balcanica, era stato quello tra Salisburg e la città bavarese di Freilassing.
David Gross, 38 anni, è regista, videomaker e giornalista, noto per mettere in piedi i progetti più bizzarri. Uno dei più curiosi è stato il “wastediving”. Per sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo al cibo ce viene gettato, Gross ha percorso l’Austria in lungo e in largo immergendosi nei contenitori nei quali i supermercati gettano i prodotti scaduti. Il passo successivo è stato quello di dare il via al progetto “wastcooking”, il che significa: come fare pietanze prelibate con prodotti ancora commestibili anche se la data di scadenza è stata superata.
“Il filo rosso che attraversa tutti i mei progetti è quello di aiutare a cambiare prospettiva” spiega Gross, anche lui invitato al European Forum di Alpbach. Ed è seguendo questo filo d’Arianna che ha concepito il progetto con i profughi.”Perché non c’è nulla di più frustrante del visitare un campo profughi, un centro di accoglienza e non sapere come dare concretamente una mano”. E Così, mentre visitava un centro dopo l’altro gli è venuta l’illuminazione: ci sono paesi in cui esercitare il mestiere del giornalista in modo serio comporta molti rischi. Motivo per cui tra i profughi arrivati l’anno scorso o prima, ci dovevano essere anche loro. E, infatti, c’erano. Ne ha trovati di ogni tipo: giornalisti della carta stampata, reporter, blogger. E ad alcuni di loro ha sottoposto il suo progetto, quello di dare vita a un canale televisivo fatto dai rifugiati, sui rifugiati: refugee.tv – http://refugee.tv – appunto. “In questo modo avevano anche qualcosa da fare finché non ricevevano una risposta sulla loro richiesta d’asilo. Nel frattempo il nocciolo duro si compone di una troupe di sei profughi e due cameramen. Questi ultimi, uno tedesco l’altro austriaco, lavorano da tempo con Gross.
Di soldi ovviamente ce ne sono pochi o punto, ci si mantiene con donazioni, sovvenzioni culturali e crowdfunding. Incontriamo la troupe ad Alpbach, ma non girano solo in Austria. Sono appena tornati da una puntata a Monaco di Baviera. Come si può vedere sul sito sono stai anche a Calais nel famigerato “Jungle Camp”.
Arman Niamatullah – 26 anni compiuti qualche giorno fa, ma corporatura, statura, barba e capelli corvini folti, gli danno un aspetto assai più adulto – è addirittura tornato ad Idomeni, li dove lui stesso era sbarcato tre anni fa, per raccontare la situazione oggi. Arman viene dall’Afghanistan da dove è fuggito perché perseguitato. Diplomato in economia aziendale aveva collaborato con organizzazioni non governative motivo per cui i talebani l’avevano preso di mira, avevano iniziato a perseguitarlo e minacciarlo. “Mi sono preso anche un paio di pallottole nella gamba” racconta. Anche il viaggio verso l’Europa, via Iran, Turchia e Bulgaria è stato più che rischioso. Sia in Turchia che in Bulgaria è finito in carcere perché senza documenti. Nel frattempo vive a Monaco di Baviera, gli è stato riconosciuto il diritto d’asilo e lavora come mediatore linguistico. “Conosco sette lingue” dice non senza un certo orgoglio. Tra queste ora anche il tedesco che parla discretamente.
Più giovane è il suo collega aspirante regista Sobhi Aksh, originario di Aleppo, che il 30 agosto ha compiuto 20 anni. Due anni fa, quando è arrivato in Austria era ancora minorenne “per due giorni” precisa lui, sorridendo. Quando è arrivato in Austria non aveva la più pallida idea di come si realizzasse un film, nel frattempo ha fatto qualcosa per Russia Today e anche per la televisione pubblica austriaca Orf. “I primi rudimenti li ho però appresi da autodidatta” dice.. L’anno prossimo spera di essere ammesso alla scuola di cinema di Vienna. L’Austria non è male dice, lui però sogna di diventare un giorno un grande regista e di andare a Hollywood. Solo che la strada è lunga, lo sa anche lui. E così si da molto da fare, sta preparando un film sui profughi in arabo, per tutti coloro che come lui sono arrivati qui in Europa però.
Il prossimo appuntamento importante per tutta la troupe è il 16 settembre a Vienna. Lì refugee.tv avrà il battesimo ufficiale inaugurando l’annuale festival di cultura underground WienWoche (in programma fino al 25 settembre).
Un regista di Salisburgo ha messo in piedi un progetto per reporter, giornalisti rifugiati.
L’idea a David Gross è venuta quando è andato a vedere alcuni dei centri di prima accoglienza dei profughi nei pressi di Salisburgo. L’anno scorso, soprattutto dopo l’affermazione – nel frattempo entrata negli annali – della Kanzlerin Angela Merkel “ce la possiamo fare”, uno dei passaggi di frontiera sul quale si erano riversati migliaia di profughi che avevano percorso la rotta balcanica, era stato quello tra Salisburg e la città bavarese di Freilassing.