Il Regno Unito ha avviato la procedura d’ingresso all’area di libero scambio trans-pacifica: dopo Brexit, Londra cerca nuovi partner commerciali dall’altra parte del mondo
Il Regno Unito ha avviato la procedura d’ingresso all’area di libero scambio trans-pacifica: dopo Brexit, Londra cerca nuovi partner commerciali dall’altra parte del mondo
Se un accordo sulle relazioni post Brexit non si fosse sottoscritto, il Regno Unito si sarebbe trovato nel bel mezzo delle acque agitate del commercio internazionale. D’altro canto, il nuovo trattato che regola i rapporti tra Londra e Bruxelles non può essere sufficiente per il Governo di Boris Johnson, che della libertà di decidere il futuro dei britannici ne ha reso il cavallo di battaglia prima, durante e dopo il referendum per abbandonare l’Unione europea.
Da mesi si menzionava l’interesse di Downing Street verso il Comprehensive and Progressive Trans-Pacific Partnership, l’area di libero scambio di cui fanno parte Australia, Nuova Zelanda, Canada, Giappone, Messico, Singapore e Vietnam, con Brunei, Cile, Malaysia e Perù in attesa che ratifichino l’ingresso nel trattato. Ora, arriva l’ufficialità della richiesta per diventarne membri, con la Segretaria al Commercio Internazionale Liz Truss che ha annunciato l’avvio delle negoziazioni.
Si concretizza, così, quel processo tanto ambito da Londra che, non paga del rapporto con gli ex colleghi nel Vecchio Continente, ha preferito mercati lontani a quelli al di là della Manica. Il Governo di Sua Maestà crede nel progetto Cptpp, ma soprattutto specifica che, “diversamente da quanto avveniva con l’Ue, partecipare” al nuovo accordo “non implica la cessione del controllo delle nostre leggi, confini e soldi”. Un ragionamento perfetto per il 52% degli elettori che hanno votato Brexit.
La nuova partnership — scrive l’esecutivo Johnson — permetterà al Regno Unito di partecipare a un mercato che vale 9 trilioni di sterline e diminuirà le tariffe per le industrie come quella del cibo, delle bevande, delle auto, creando nuove opportunità per l’ambito tecnologico e terziario. Il commercio di Londra col gruppo dei Paesi Cptpp valeva già nel 2019 circa 111 miliardi di sterline.
Recentemente, il Giappone è divenuto Presidente di turno del Comprehensive and Progressive Trans-Pacific Partnership, succedendo al Messico. Tokyo nel 2021 condurrà i negoziati d’ingresso dei nuovi partner, con l’allargamento dell’area di libero scambio come obiettivo principale. Anche la Cinaguarderebbe con interesse al regional agreement: qualche settimana fa Pechino ha pubblicato la traduzione dei documenti principali del Cptpp tramite il Ministero del Commercio. Intanto, con la recente integrazione al trattato di libero scambio con la Nuova Zelanda, la Cina ha chiesto a Wellington che tratti i suoi investimenti nel Paese oceanico alla pari di quelli delle nazioni appartenenti al Comprehensive and Progressive Trans-Pacific Partnership.
Se un accordo sulle relazioni post Brexit non si fosse sottoscritto, il Regno Unito si sarebbe trovato nel bel mezzo delle acque agitate del commercio internazionale. D’altro canto, il nuovo trattato che regola i rapporti tra Londra e Bruxelles non può essere sufficiente per il Governo di Boris Johnson, che della libertà di decidere il futuro dei britannici ne ha reso il cavallo di battaglia prima, durante e dopo il referendum per abbandonare l’Unione europea.
Da mesi si menzionava l’interesse di Downing Street verso il Comprehensive and Progressive Trans-Pacific Partnership, l’area di libero scambio di cui fanno parte Australia, Nuova Zelanda, Canada, Giappone, Messico, Singapore e Vietnam, con Brunei, Cile, Malaysia e Perù in attesa che ratifichino l’ingresso nel trattato. Ora, arriva l’ufficialità della richiesta per diventarne membri, con la Segretaria al Commercio Internazionale Liz Truss che ha annunciato l’avvio delle negoziazioni.
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