Il primo discorso sulla politica estera del capo del Governo britannico si distacca dalle politiche dei suoi predecessori: la Cina è vista come sfida sistemica Dallo Xinjiang a Hong Kong, passando per la politica zero-Covid, il Primo Ministro del Regno Unito Rishi Sunak attacca direttamente la Cina per la gestione di questioni estremamente sensibili e con impatto geopolitico non indifferente, prendendo una dura posizione verso Pechino andando, così, a far tacere parte dei membri del suo partito che lo accusarono di eccessiva morbidezza verso la Repubblica Popolare Cinese.
Il primo discorso di politica estera di Sunak ha delineato parte delle idee del nuovo Pm da adottare nei confronti della comunità internazionale, lasciando tuttavia aperto il campo delle congetture e delle reali azioni che Londra intraprenderà verso la comunità internazionale. Certamente, si distacca (a parole) dalle politiche del recente passato avviato dal suo stesso partito, quello Conservatore, che proprio con l’ex capo di Governo David Cameron — che verrà per sempre ricordato come il fautore del referendum sulla Brexit — coniò la terminologia Golden Era per riferirsi alle relazioni bilaterali con la Cina.
Le relazioni sino-britanniche al tempo di Cameron
Precedentemente alla visita di Xi Jinping a Londra nel 2015, Cameron disse: “Sarà un momento molto importante per le relazioni sino-britanniche, che sono ad uno stato molto buono, qualcosa come una Golden Era nella nostra relationship. Il cambiamento che vedremo — proseguiva il Pm — è chiaramente l’investimento nelle nostre infrastrutture, con le aziende cinesi che permetteranno la crescita dell’occupazione e la creazione di posti di lavoro. Ma credo che questa sia una grande vittoria anche per la Cina, che avrà accesso alla nostra nazione, membro guida dell’Ue e con così tanti contatti col resto del mondo”. Parole pronunciate in un’epoca passata nonostante siano trascorsi solamente 7 anni, a dimostrazione dell’impatto del cambiamento nelle relazioni internazionali avvenuto nel periodo che dal 2015 arriva ad oggi, tra l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, l’elezione negli Stati Uniti di Donald Trump che ha impattato pesantemente sulla tenuta dei rapporti transatlantici e sull’atteggiamento da assumere verso la Cina, l’invasione della Russia in Ucraina. Tasselli da tenere in forte considerazione per leggere l’attualità, e che portano alle parole di Sunak pronunciate nei giorni scorsi.
Il discorso di Sunak
Infatti, per il Pm britannico la Golden Era tra Pechino e Londra è finita. “Riconosciamo che la Cina pone una sfida sistemica ai nostri valori ed interessi, una sfida che cresce in forma acuta e muove verso maggiore autoritarismo”, ha affermato Sunak. La Golden Era è finita per il capo del Governo Conservatore, così come l’idea da lui definita naïve, quasi ingenua, secondo la quale più commercio con l’Occidente avrebbe significato riforme politiche in Cina. “Ma non possiamo semplicemente ignorare il peso della Cina negli affari mondiali — dalla stabilità economica globale al cambiamento climatico”. Un’apertura che per Sunak dovrebbe tramutarsi in un lavoro collettivo con gli Alleati come Stati Uniti, Canada, Australia e Giappone “per gestire la forte competizione con diplomazia e impegno, non con la retorica ma con il pragmatismo”.
Le reazioni di Pechino
A Pechino non hanno appreso positivamente le parole del Primo Ministro. Il quotidiano del Partito Comunista Cinese Global Times parla di Regno Unito che “serve in forma di vassallo Washington per attaccare la Cina”. Ma è l’azione generale britannica a destare dubbi: Londra è nel mezzo di uncharted waters, tra la fallimentare Brexit e l’economia che non riesce a risollevarsi, con il mercato delle case in forte crisi e i tassi di povertà in aumento. Heating or eating, riscaldarsi o mangiare, è questa la locuzione ricorrente nei media di Sua Maestà per descrivere la situazione di difficoltà delle famiglie del Regno Unito. Una situazione complessa per tempi complessi, con Londra senza una vera e definita rotta tracciata per il futuro.
Il primo discorso sulla politica estera del capo del Governo britannico si distacca dalle politiche dei suoi predecessori: la Cina è vista come sfida sistemica Dallo Xinjiang a Hong Kong, passando per la politica zero-Covid, il Primo Ministro del Regno Unito Rishi Sunak attacca direttamente la Cina per la gestione di questioni estremamente sensibili e con impatto geopolitico non indifferente, prendendo una dura posizione verso Pechino andando, così, a far tacere parte dei membri del suo partito che lo accusarono di eccessiva morbidezza verso la Repubblica Popolare Cinese.
Il primo discorso di politica estera di Sunak ha delineato parte delle idee del nuovo Pm da adottare nei confronti della comunità internazionale, lasciando tuttavia aperto il campo delle congetture e delle reali azioni che Londra intraprenderà verso la comunità internazionale. Certamente, si distacca (a parole) dalle politiche del recente passato avviato dal suo stesso partito, quello Conservatore, che proprio con l’ex capo di Governo David Cameron — che verrà per sempre ricordato come il fautore del referendum sulla Brexit — coniò la terminologia Golden Era per riferirsi alle relazioni bilaterali con la Cina.